Crisi: non è più una ipotesi, si tratta solo di quando arriverÃ
E molti indicatori economici rilevano che potrebbe già esser cominciata. A partire proprio dall'eurozona
I tanti outlook di fine anno avevano tutti un fattore comune: indicavano che con l'anno appena finito a livello internazionale avevamo avuto il ciclo di espansione più lungo mai visto.
Dal 2007-08 - crisi subprime - fino al 2018 sono passati tanti, tanti anni.
E come tutti i cicli, anche questo è destinato a finire.
Non tutti concordano su quando scenderà il sipario.
Ma se si discute sul quando, significa che la crisi prossima ventura non è più solo un'ipotesi.
A questo punto, fermo restando che il problema sarà globale, chi rischierà di più? Chi è meglio o peggio attrezzato? Da dove partirà per contagiare poi tutte le altre economie?
Nel 2008, con la crisi di Lehman Brothers l'epicentro, furono gli USA.

Nel 2019, in piena epoca di trade wars, potrebbe essere la Cina, l'eurozona, oppure ancora gli USA.
La Cina, pur mantenendo una crescita annuale di oltre il 6%, sta registrando una serie di dati negativi, tanto che molti parlano di "hard landing".
Il presidente Xi sta cercando in tutti i modi di sostenere l'economia, ma al prezzo di uno sforzo notevolissimo: -4,4% l'export e l'import -7,6%.
Il 2018 si chiude con un avanzo degli scambi diminuito del 16,2%, a 351,76 miliardi di dollari, che riflette un più 9,9% delle esportazioni a fronte del più 15,8% delle importazioni.
Gli USA vengono da un periodo incredibile: dopo l'avvento di Trump l'economia ha sperimentato un'incredibile accelerata (grazie anche agli stimoli fiscali), arrivando ad un tasso di disoccupazione mai così basso, e con aumenti salariali.
I dati ISM e PMI, oppure quelli sulle vendite immobiliari, raccontano però una storia diversa e che mostra molte più crepe di quanto sembri.
Ma che gli USA siano attualmente in fase di crescita oltre il 3% è innegabile anche per i detrattori del presidente twittatore.
Però c'è chi fa notare che quello trascorso è stato il peggior mese di dicembre a Wall Street dagli anni trenta?
E veniamo all'eurozona.
Qui la situazione è più complessa, poiché insieme al pericolo economico aggiungiamo quello geopolitico.