I sei fattori da cui non si può prescindere per investire nel 2019
Tentori (AXA IM): tra l'economia globale in frenata e le banche centrali che terminano l'era del QE, non sarà facile orientarsi. L'Italia è un problema a causa della bassa crescita
Quella del 2018 è stata una crescita economica notevole: negli Stati Uniti dovrebbe toccare il 2,9%, ai massimi dal 2006, mentre la Cina è destinata a superare i target fissati da Pechino al 6,6% e l'eurozona, pur con le sue difficoltà , sta mettendo a segno un onorevole 1,9%. Sarà difficile battere questi risultati. Almeno secondo l'Outlook 2019 di AXA Investment Managers.

Dal prossimo anno, infatti, la musica è destinata a cambiare. I contraccolpi del protezionismo e della graduale stretta operata sui tassi dalla Federal Reserve statunitense, assieme all'esaurimento della spinta legata alla riforma fiscale di Trump, contribuiranno a un rallentamento della crescita statunitense intorno al 2,3%, con una ben più vistosa frenata all'1,4% nel 2020. Attenzione però perché tra due anni il circolo vizioso creato da economia in frenata, calo della fiducia e riduzione di spese e investimenti potrebbe portare a sorprese negative, anche se, come si legge nello studio di AXA IM, "riuscire a prevedere il momento esatto di una recessione è molto difficile".
"Fare previsioni è sempre difficile, soprattutto sul futuro", disse ironicamente Niels Bohr, premio Nobel per la Fisica. AXA IM ci ha provato. Nel suo Outlook 2019 emergono sei temi che l'investitore italiano dovrebbe tenere presente per investire nel prossimo anno. Ecco quali sono.

1. Siamo all'ultimo giro del ciclo rialzista, dal 2019 la crescita rallenterÃ
Nonostante il ciclo di rialzi dei tassi della Fed probabilmente sia destinato a terminare il prossimo anno, nel 2019 la crescita negli Stati Uniti scalerà di marcia al 2,3%, mentre nell'Eurozona rallenterà all'1,4% per poi calare ulteriormente all'1,2% nel 2020, con il risultato di frenare un'ipotetica stretta monetaria della BCE. Anche in Cina l'impatto macroeconomico delle tariffe imposte da Washington si farà sentire, con un PIL in rallentamento al 6,1% nei prossimi due anni.
2. La marea del QE si ritira, ma la BCE non chiuderà l'ombrello
È finita un po' dappertutto l'era del Quantitative Easing, ossia degli stimoli di politica monetaria non convenzionale che vedevano le banche centrali immettere liquidità sui mercati attraverso l'acquisto di asset finanziari. Oggi siamo passati al Quantitative Tightening: la FED sta procedendo a una progressiva stretta monetaria assieme alla Bank of England, la BCE dovrebbe chiudere il suo QE alla fine dell'anno mentre la Bank of Japan ha ridotto la portata del suo QQE ("Quantitative and Qualitative Easing", versione potenziata del QE occidentale).
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