Rallenta la Cina ma non gli altri Emergenti
Foley (TCW): è un processo lento, ma se la trade war dovesse proseguire a lungo, è probabile che in certe aree inizi a manifestarsi un effetto positivo
Nel tracciare un outlook per i Mercati Emergenti nel 2019, uno dei temi che occorre sicuramente considerare è l'impatto delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.
L'entusiasmo dei mercati dopo il G20 si è esaurito in fretta: è infatti evidente che USA e Cina rimangono distanti su temi cruciali.
Una riduzione dei dazi esistenti è quindi improbabile, mentre sussiste il rischio che le negoziazioni falliscano e che i dazi aumentino ulteriormente nel 2019.
Non ci aspettiamo una risoluzione nel breve termine e riteniamo che i rapporti commerciali rimarranno tesi, con gli Stati Uniti che si adoperano per limitare l'importazione e l'investimento diretto da parte della Cina in tecnologia USA e Pechino che aumenta gli sforzi per ridurre la propria dipendenza dalle supply chain statunitensi.

L'impatto economico a breve termine, tuttavia, dovrebbe essere gestibile, poiché entrambi i Paesi hanno economie di grandi dimensioni che dipendono molto di più dalla domanda interna che da quella esterna.
Va notato che il deprezzamento del renminbi, sia in relazione al dollaro che rispetto all'indice "trade weighted", può in parte compensare l'effetto dei dazi, rendendo i prodotti cinesi leggermente meno costosi.
Inoltre, le autorità cinesi si stanno muovendo per contenere l'impatto dei dazi sulla crescita tramite misure macroprudenziali e fiscali.
Ad esempio, hanno introdotto incentivi alle banche per la concessione di prestiti alle piccole e medie imprese, hanno parzialmente ridotto la tassazione e dato maggiore libertà ai governi locali di cercare finanziamenti al fine di intraprendere progetti infrastrutturali.