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05/12/2018

economia

Azionario globale: il sell-off parte dagli USA

Rottinghaus e Fitzsimmons (T. Rowe Price): nonostante le vendite e l'impennata della volatilità, il contesto per l'azionario globale resta favorevole in generale

I timori legati a tassi di interesse in aumento, guerre commerciali, valutazioni elevate e rallentamento della crescita hanno spinto al ribasso i principali indici azionari globali di recente. Non è ancora chiaro quanto sarà lungo o profondo questo sell-off, ma è certo che i mercati stanno attraversando una sorta di ripresa al momento. Gli investitori si stanno chiedendo che cosa ci sia alla base di questa volatilità e se andando avanti la situazione diventerà ancora più preoccupante.
Alcuni degli elementi a favore, che hanno portato a performance record per l'azionario Usa nel 2018, potrebbero trasformarsi in ostacoli per il prossimo anno. Il contesto dovrebbe restare di supporto per gli investimenti, ma potrebbe diventare più complesso. La crescita economica e dei profitti delle aziende negli Stati Uniti è stata molto solida nel 2018, tuttavia alcune valutazioni sono elevate ed è probabile che assisteremo a una crescita più debole via via che i tassi di interesse aumenteranno e l'impatto dei recenti tagli fiscali verrà meno.
Una delle cause principali del recente declino è legata all'aumento delle aspettative per una continuazione dei rialzi dei tassi di breve termine da parte della Fed, che ha portato a un'impennata dei rendimenti obbligazionari.

Anche il fatto che la Fed stia portando avanti il processo di riduzione di bilancio contemporaneamente al rallentamento del QE sta spingendo i rendimenti al rialzo, così come la continua emissione su larga scala di Titoli di Stato da parte del Governo Usa per finanziare il suo deficit di bilancio.
Le aspettative sui tassi della Fed sono cresciute a causa delle solide performance dell'economia Usa, dell'aumento dell'occupazione e dei salari in rialzo, che stanno alimentando i timori legati all'inflazione, anche se i segnali al momento restano tenui. Anche i maggiori prezzi delle importazioni dovuti ai dazi Usa potrebbero apportare ulteriore pressione sui prezzi. La crescita dell'inflazione aumenterebbe a sua volta la probabilità che la Fed alzi i tassi di interesse a breve termine per evitare un surriscaldamento dell'economia. Tali aumenti si tradurrebbero in costi più elevati per i prestiti, che potrebbero dissuadere i consumatori e le aziende da intraprendere acquisti e investimenti, pesando sui margini di profitto delle società e potenzialmente rallentando l'economia.
Inoltre, le continue tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, stanno causando turbolenze sui mercati.

I due Paesi hanno implementato - e minacciato di aumentare - i dazi su un'ampia varietà di importazioni e non ci sono segnali che indicano che le tensioni diminuiranno a breve.
Un altro elemento riguarda le azioni Usa, soprattutto le large cap e i titoli growth, che al momento scambiano su livelli elevati. Dato che i mercati azionari sono cresciuti per quasi 10 anni (dopo il minimo raggiunto a marzo 2009) e che anche la crescita economica e degli utili delle aziende è stata solida per un lungo periodo, le conseguenti valutazioni elevate potrebbero suggerire che l'attuale positività dei fondamentali resterà tale nel prossimo futuro. In tal caso, i mercati potrebbero essere vulnerabili a qualsiasi sviluppo che possa implicare un outlook economico più debole.
I recenti cali dei titoli azionari dei cosiddetti FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google), che hanno guidato le performance dei mercati azionari per un certo periodo di tempo, potrebbero aver contribuito in qualche modo al sell-off.
Anche altri importanti performer, come Tesla, Alibaba e Tencent Holdings, hanno visto i propri titoli allontanarsi dai massimi.


Sebbene molti di questi sembrano avere fondamentali positivi, non sarebbe insolito assistere un periodo di performance più debole per tali asset.
Concludendo, è importante ricordare che, anche se i cali creano sempre un certo sconcerto, bisogna sempre aspettarsi occasionali periodi di turbolenza, e nonostante il sell-off e l'impennata della volatilità, il contesto per l'azionario globale resta favorevole in generale.

Jeff Rottinghaus, gestore del fondo T. Rowe Price US Equity e Quentin Fitzsimmons, gestore obbligazionario globale, T. Rowe Price


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