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24/10/2018

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Latitano i prestiti bancari alle piccole imprese e cresce il P2P lending

Secondo l'Ufficio Studi di BorsadelCredito.it, su dati Bankitalia, tra le società sane, +3% i prestiti per le grandi imprese, +0,3% per le medie mentre -2,5% per le piccole e le micro

Le banche? Continuano a tenere le maglie del credito strette a danno soprattutto delle piccole e piccolissime imprese.
E questo nonostante migliorino sul fronte degli NPL, i crediti inesigibili che le fanno finire sulla lista dei cattivi per l'impianto normativo di Basilea.
E nonostante la qualità dei prestiti concessi alle imprese sia anche essa in aumento.

Latitano i prestiti bancari alle piccole imprese e cresce il P2P lending

Insomma, va tutto bene, eccetto l'impatto sull'economia reale.
Un cortocircuito che i dati segnalano come un allarme rosso, e che prosegue inesorabile.
Partiamo dai numeri e cerchiamo di tracciare un quadro il più possibile completo della situazione.
Secondo l'ultimo report trimestrale dell'Ufficio Studi di Confartigianato, che risale a luglio e riporta i dati di maggio, "i prestiti alle piccole imprese segnano una 'crescita zero' dopo sei anni e mezzo di trend negativo, con un persistente e profondo calo dei prestiti all'artigianato (-7,9% su base annua)".
Ciò che colpisce maggiormente è che "la minore erogazione di credito a micro e piccole imprese si riscontra anche in condizioni di bassa rischiosità: a giugno 2017, tra le società sane, i prestiti erano saliti del 3% per le grandi imprese e dell'1,5% per le medie mentre ristagnava (0,3%) per le piccole e addirittura scendeva del 2,5% per le micro imprese." Insomma, non importa che tu sia poco o molto rischiosa, se sei piccola le porte delle banche rimangono chiuse.

Seguici: 

La ragione sta in un'analisi di Bankitalia, che spiega come, in sostanza, le banche attribuiscano alle microimprese una rischiosità aggiuntiva a parità di condizioni di bilancio. In maniera del tutto arbitraria: infatti, sempre secondo la Banca d'Italia, a fine 2017 una piccola impresa italiana registrava una quota di crediti deteriorati del 23,5% contro il 25,1% della media delle imprese, unitamente a una qualità migliore rispetto alla media in 14 regioni italiane, tra cui: Liguria con un delta del 9,3%, Molise a +6,5%, Sardegna (5,4%), Campania (4,8%) ed Emilia-Romagna (4,7%).

C'è anche un altro dato che avrebbe dovuto favorire - almeno sulla carta - una maggiore erogazione di credito al nostro tessuto imprenditoriale: la diminuzione dei Non Performing Loan (NPL). La rileva lo studio di PwC "Il mercato italiano degli NPL - What's next..?!", affermando che gli NPL nel 2017 delle banche italiane sono passati a 264 miliardi dai 324 di fine 2016.
E diminuiranno ancora di 70 miliardi grazie alle dismissioni a tutto il 2018.
Parliamo però ancora di 200 miliardi residui di incagli: una montagna.
Non solo: c'è un'altra voce di bilancio, quella relativa agli Unlikely to Pay (ovvero le esposizioni creditizie per le quali la banca giudica improbabile il rimborso totale), passati da 117 a 94 miliardi, su cui i movimenti sono stati finora limitati e che rischia di essere fonte di "importanti misure di riorganizzazione industriale e di deleverage", scrive PwC.

Insomma, alle PMI il credito bancario non arriva ma non dipende dalla loro qualità intrinseca e neppure dalla ripresa che non c'è, ma solo dai bilanci degli istituti che, per raggiungere la capitalizzazione richiesta, devono fare ancora una lunga strada.
Allora non è un caso che formule alternative di credito crescano contestualmente: il mercato del P2P lending, secondo i dati di Crif e di P2P Lending Italia, ha visto le richieste di credito aumentare anno su anno del 74% e gli importi dell'85%. L'erogato da inception a giugno 2018 delle piattaforme italiane è di 768 milioni di Euro, per un mercato che quindi punta a superare il miliardo di erogato entro la fine dell'anno.

Tutto a beneficio delle stesse PMI che dai canali tradizionali continuano a essere snobbate.
Insomma, tanto c'è ancora da fare, ma la strada è segnata: nel futuro delle PMI ci sarà sempre meno banca e sempre più fonti alternative di credito.



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