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12/09/2018

economia

Recessione mondiale? Non a breve termine

Dwek (Natixis IM): l'espansione globale sincronizzata è finita, ma la crescita resta robusta, guidata dagli USA. I mercati ignorano i fattori politici e geopolitici

Nonostante l'espansione globale sincronizzata sia finita, la crescita globale resta solida, soprattutto grazie a un'economia statunitense ancora vivace. L'economia americana è, infatti, destinata a crescere al ritmo più rapido dal 2005. Guardando più avanti, i punti interrogativi sull'impatto dei dazi e dell'aumento dei tassi della Federal Reserve inizieranno ad emergere, ma solo durante il 2019. Incoraggianti sono gli ultimi dati europei che mostrano una ripresa rispetto al lento andamento dell'inizio dell'anno, con le PMI ancora in espansione e la crescita tedesca che ha resistito grazie ai consumi e agli investimenti. Nel complesso, per il momento non siamo preoccupati per una recessione. Al momento, è improbabile che le tensioni commerciali possano allentarsi, visto che Cina e Stati Uniti non sono stati in grado di raggiungere un accordo nel corso degli ultimi colloqui. Gli Stati Uniti hanno imposto ulteriori dazi sulle merci cinesi pari a 16 miliardi di dollari e la Cina ha immediatamente reagito con misure di ritorsione. Gli Stati Uniti minacciano ulteriori misure e la Cina ha dichiarato che non starà a guardare. D'altro canto, gli Stati Uniti e il Messico hanno raggiunto un accordo per il NAFTA, mentre le tensioni tra USA e Europa sono diminuite. La Cina resta quindi il nemico più grande per gli Stati Uniti.


In vista delle elezioni di metà mandato di novembre, è probabile che un miglioramento delle relazioni con gli alleati e una posizione dura nei confronti della Cina possano influire positivamente sull'elettorato: ciò implica che le tensioni commerciali siano destinate a continuare. Le ripercussioni di queste tensioni su Stati Uniti sembrano modeste, un po' meno per la Cina. Ma è ancora troppo presto per capire che tipo di impatto ci sarà, se inflazionistico (a causa dell'aumento dei prezzi) o deflazionistico (a causa della crescita lenta), e la sua portata. In Europa, la Grecia è finalmente fuori dal piano di salvataggio, dopo otto anni e 330 miliardi di prestiti. Ovviamente ci sono ancora molte cose da fare, ma la Grecia dovrebbe finalmente tornare ad avere accesso ai mercati. Tuttavia, la calma in Europa appare improbabile, in vista dei negoziati sulla lege di bilancio italiana dove il rischio di un possibile saldo primario negativo spaventa i mercati. Comunque, le incertezze sulle prospettive di bilancio sono notevoli e la relazione più conflittuale con l'Unione Europea non è di aiuto.

Dalla FED continuano ad arrivare segnali di ulteriori aumenti dei tassi, fino a quando l'economia americana risulterà sana. Il ritocco di settembre è già stato prezzato dai mercati e le aspettative per un rialzo a dicembre sono al di sopra del 60%. Guardando più avanti, l'outlook è più incerto, anche se il mercato si aspetta altri due rialzi nel 2019. Il presidente della FED Jerome Powell è intervenuto a Jackson Hole, dove con i suoi commenti ha mostrato un atteggiamento più morbido di quanto ci si aspettasse, dichiarando che farà più attenzione ai dati e meno alle regole. Ciò implica che il sentiero del rialzo dei tassi non sia poi così rigido. Il dollaro americano continua a essere supportato da una crescita robusta e dai differenziali dei tassi di interesse, un trend che pensiamo sia destinato a persistere. L'euro ha perso posizioni negli ultimi mesi, a causa delle difficoltà che hanno interessato il Vecchio Continente e al momento non ci aspettiamo una forte ripresa (il range di dovrebbe restare attorno all'1,15 - 1,20).

Preoccupazioni anche per le valute emergenti dopo la svalutazione della lira turca, anche se il rischio di un contagio è minimo e comunque più alto nei paesi che presentano una crescita idiosincratica, come Turchia, Argentina, Russia e Brasile. Tuttavia, con il rallentamento della crescita cinese, un dollaro più forte e più alti tassi di interesse, una certa cautela è d'obbligo.
Outlook di mercato

I mercati, in particolare gli Stati Uniti, sembrano continuare a ignorare le notizie politiche e geopolitiche, continuando a crescere. I mercati finanziari americani, che continuano a toccare massimi storici, sono supportati da utili e attività aziendali forti, così come da una solida crescita economica. Infatti, la crescita degli utili nel secondo trimestre è risultata maggiore delle attese e l'85% deli utili comunicati ha mostrato sorprese al rialzo. Al di là dell'Atlantico, la crescita degli utili è stata insoddisfacente, ma rimane intorno al 6-7% per il 2018. Le prospettive per il prossimo anno mostrano ancora una crescita degli utili intorno al 9%, il che dovrebbe essere sostenuto da un euro più debole. Tuttavia, i mercati europei rimangono sfidanti. Gli investitori, infatti, si trovano a dover affrontare una serie di preoccupazioni: una crescita più lenta (benché ancora a ritmi elevati), l'Italia, gli utili, la Brexit, la Turchia e l'esposizione sul settore bancario, così come i timori sulla guerra commerciale. Gran parte di ciò sta influendo sul settore bancario europeo, dove vediamo ancora opportunità nel lungo termine date le basse valutazioni e il sentiment eccessivamente negativo. Ci aspettiamo ancora che i mercati europei seguano i massimi statunitensi, ma è più probabile si tratterà di un rialzo più moderato.


I rendimenti governativi sono rimasti all'interno di un intervallo relativamente ristretto, limitati dai timori di una guerra commerciale e dai rischi geopolitici, ma sostenuti da forti fondamentali. Ci aspettiamo che questo trend prosegua anche in autunno. Per il momento, riteniamo che la maggior parte dell'aggiustamento dei tassi sia stato fatto. Vediamo, anche, che gli investitori sono meno preoccupati in relazione alla duration, poichè le prospettive di crescita a lungo termine non sono così forti, il che implica meno rischi di rialzo per i rendimenti. Pertanto, per coloro che sono più interessati a investire in questa fase di ciclo avanzato, l'aggiunta di strategie più difensive core, oltre a quelle più flessibili a rendimento assoluto, potrebbero essere un'interessante protezione per il portafoglio. Anche i mercati del credito hanno visto una stabilizzazione, ci attendiamo dunque che gli spread si attestino intorno ai livelli attuali sia per gli investment grade che per gli high yield. Nonostante la maggiore volatilità dei mercati, gli spread hanno dimostrato una relativa resistenza, in particolare sul segmento high yield, che continuano a registrare una forte domanda. Non siamo preoccupati per un significativo sell-off sui mercati e vediamo un qualunque rialzo della volatilità come un'opportunità su un mercato ancora costoso.


Pensiamo che gli asset rischiosi dovrebbero continuare a crescere e manteniamo la nostra esposizione, ma non aggiungiamo troppo rischio. Preferiamo ancora essere investiti piuttosto che rimanere fuori e riteniamo che l'azionario americano offrirà buone performance. Siamo alla ricerca di strategie di decorrelazione e diversificazione, come strategie short duration, strategie di incremento dei rendimenti e strategie flessibili absolute return. Per un po' di protezione, benché sia ancora presto e non ci attendiamo un brusco calo, guardiamo anche a strategie più difensive e core.
Esty Dwek, Senior Investment Strategist di Natixis Investment Managers


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