Banche centrali e scenario euro-dollaro
Cesarano (Intermonte Sim): oltre all'evoluzione del QE, nella seconda parte dell'anno molti fattori potrebbero far riprendere il sentiero di apprezzamento del biglietto verde
Nelle ultime giornate si sta animando la discussione sulle future mosse delle banche centrali. Recentemente diverse dichiarazioni di membri BCE hanno lasciato intendere che la riunione del 14 giugno sarà live, ossia Draghi renderà noto in maniera più o meno dettagliata le sue intenzioni sul futuro del QE (che formalmente scade a settembre).
L'alternativa sarebbe quella di rinviare la decisione alla riunione del 26 luglio, ossia l'ultima con conferenza stampa prima del mese di scadenza del QE.

Apparentemente la scelta tra giugno e luglio per rendere nota l'evoluzione futura del QE (che appare essere indirizzata verso l'ipotesi di ultimo round di acquisti in forma più smorzata nell'ultimo trimestre del 2018, per evitare un'interruzione brusca a settembre) potrebbe sembrare sostanzialmente irrilevante, vista la distanza di solo un mese.
In realtà per gli operatori nel breve termine riveste un ruolo importante in quanto serve a comunicare la fretta della BCE a terminare il piano e di conseguenza anche dove potrebbe collocarsi il primo ritocco del tasso sui depositi, attualmente a -0,40%. La BCE da diversi mesi nel comunicato ripete che i tassi rimarranno fermi ben oltre la fine del QE. Quel "ben oltre" va però quantificato. Nel recente passato, diversi membri BCE avevano indicato che le aspettative di mercati in proposito (ossia incontro a metà 2019) potevano ritenersi sostanzialmente corrette.
BusinessCommunity.it - Supplemento a G.C. e t. - Reg. Trib. Milano n. 431 del 19/7/97
Dir. Responsabile Gigi Beltrame - Dir. Editoriale Claudio Gandolfo