Ciò viene realizzato attraverso l'adozione - in alcuni casi sperimentale - di nuove tecnologie.
Attualmente, secondo una recente mappatura di Accenture, le Fintech risultano essere circa 3000 in tutto il mondo.
L'analisi rivela un mercato in costante espansione: dal 2010 al 2017 il livello degli investimenti è aumentato in media del 47% all'anno, arrivando a quasi 100 miliardi di dollari a livello globale.
Gli investimenti in Europa appaiono ancora deboli e si attestano a quota 15,7 miliardi dal 2010 ad oggi, ma nel 2017 sono più che triplicati rispetto al 2016.
In Italia, in particolare, dei ca.
100 milioni investiti dal 2010, un terzo è stato censito nel solo 2017, sintomo di un settore in forte accelerazione.
Ciò nonostante, l'Italia rimane al 12° posto in Europa per investimenti complessivi in Fintech, alle spalle di paesi come Belgio, Finlandia e Spagna.
I driver che guidano il mercato fintech
Le motivazioni che sottendono al fenomeno Fintech sono molteplici e spaziano dalla necessità per le banche di iniziare a "servire oggi il cliente di domani", in linea con l'approccio dei big della tecnologia, alla necessità di raggiungere nuove frontiere di efficienza operativa sfruttando nuove tecnologie come RPA (Robotic Process Automation) e AI (Artifical Intelligence).
Le imprese Fintech, dal canto loro, sono pienamente consapevoli della complessità che caratterizza il mercato dei Financial Services e vede nella collaborazione con le banche tradizionali una scorciatoia per accrescere rapidamente la loro rilevanza e costruire fiducia nel loro brand e scalare in termini dimensionali.
Fino ad ora le Fintech si sono concentrate su singole aree come i settori del pagamento, del prestito e del risparmio; ora, però, stanno riorganizzando questi servizi in un'offerta unica per il cliente e si prevede che questo trend sarà mantenuto anche nei prossimi anni.
Questo sta già accadendo nei mercati più innovativi come Stati Uniti e Regno Unito, e, se si considerano le maggiori Fintech (quelle con oltre 100 milioni di dollari in finanziamenti) è possibile conteggiare già oltre 150 iniziative di collaborazione.
Le imprese Fintech stanno evolvendo il mondo del banking secondo tre grandi direttrici:
a) rappresentano un importante laboratorio sperimentale per testare le tecnologie, sia in termini di gradimento dei consumatori che di efficienza dei processi di business (la formula 1 del settore finanziario);
b) portano expertise e know-how da altri settori e mercati (ad esempio in termine di metriche di misurazione o di customer experience);
c) accelerano il percorso dell'open banking.
Quali le mosse per accelerare la crescita del fintech in Italia?
Il settore bancario sarà tra quelli più impattati dalla evoluzione tecnologica nei prossimi anni: questo rappresenta una sfida e un'opportunità: dopo anni dedicati prevalentemente alle ristrutturazioni, le banche hanno l'occasione di focalizzarsi sull'innovazione per rendere più efficienti i propri modelli operativi migliorare i servizi offerti ai consumatori e riportare la redditività del settore a livelli pre-crisi.
Secondo Mauro Macchi, Senior Managing Director, Financial Services Lead di Accenture Italia, "i segnali che osserviamo - spinta all'innovazione da parte dei consumatori, maggiore consapevolezza da parte degli istituti bancari, abbattimento dei costi delle tecnologie unito all'effetto combinatorio che esse producono - sembrano creare un ecosistema sempre più predisposto alla sperimentazione di nuove soluzioni.
Il settore finanziario è strategico per il nostro Paese: ricchezza privata, propensione al risparmio, diffusione delle PMI e forte legame delle stesse con il sistema bancario, forti radicamenti territoriali, sono alcuni degli elementi che spiegano perché è fondamentale accelerare il percorso di innovazione e fare un netto salto di qualità posizionandosi tra i leader europei".
E' fondamentale quindi promuovere una serie di azioni e incentivi che facilitino la maggiore collaborazione tra istituzioni finanziarie ed ecosistema fintech sfruttando l'arrivo imminente di nuove normative (es.
PSD2, MFID, GDPR, ecc.), l'attuazione di linee guida europee (per es.
fintech action plan), l'estensione di incentivi già attivi per altri settori, la creazione di modelli di finanziamento pubblico/privato nonché una continua promozione della cultura imprenditoriale (da impiegati da banca a startupper) anche tramite l'accademia.
Il tutto con una maggiore concentrazione degli sforzi, specializzazione di business, evitando dispersione e frammentazione.
Ci sono degli ottimi esempi in Europa che l'Italia potrebbe seguire già nel breve periodo:
- istituire un incubatore/acceleratore nazionale, come Swave in Francia;
- creare strutture dedicate di sistema che possano facilitare l'open innovation nel settore finanziario o la cooperazione tra banche e Fintech (ad esempio, Londra con il Project Innovate, Berlino con Financial Technology Innovations, Stoccolma con Innovation Center);
- promuovere una politica industriale focalizzata su aree specifiche (ad es.
Insuretech, Regtech) invece di un approccio più generalista che si è dimostrato fino ad ora poco efficace;
- prevedere e accelerare il coinvolgimento degli incumbent.
In questo scenario le Fintech possono offrire un'ulteriore possibilità di attrarre clienti con elevata cultura digitale e di espandersi verso prodotti o segmenti finora considerati non profittevoli (es.
unbanked, robo for advisor, digital lending, instant insurance, ecc.), innestando nel sistema finanziario degli elementi di innovazione che possono accelerare la redditività e il percorso di trasformazione digitale.
L'Italia quindi dovrà giocare la sua partita in un contesto molto dinamico, dove la potenzialità sono però ancora enormi.
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