Dollaro debole e inflazione non saranno un problema
Toschi (JP Morgan): non vediamo segnali di rischio o di un arrivo di una recessione. Al contrario, vediamo ancora un contesto favorevole che alimenta una fase di espansione globale
Il 2018 si è aperto con una fase di normalizzazione monetaria, con un calo dei titoli tecnologici, e il tema dell'inflazione che potrebbe ritornare. Tuttavia permane un certo ottimismo sulla crescita mondiale, nonostante i dazi di Trump, il rischio politico in Europa. Ne abbiamo parlato con Maria Paola Toschi, Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management.
Crescita globale 2018: quali previsioni dopo il I trimestre?
Questo è un anno in cui noi ci aspettiamo ancora un contesto di crescita favorevole. Nell'ultimo periodo abbiamo visto qualche segnale, che forse è tra quelli che sta un po' preoccupando il mercato, è tornata un po' di volatilità. Questi segnali sono stati un po' di attenuazione su quegli indicatori di tendenza, indici anticipatori, che vengono molto seguiti dai mercati. Abbiamo visto una fase di moderazione in alcune aree, tra cui anche in Europa, ma pensiamo che questo sia naturale, dopo i livelli molto elevati che questi indici avevano raggiunto.

Siamo però ancora in un'area di espansione e abbiamo anche già visto che molte delle stime di crescita per le principali aree di riferimento sono state riviste al rialzo. In particolare, negli Stati Uniti, per l'effetto degli stimoli fiscali annunciati, ma anche in molte altre aree. Quindi questo forse ci dice che non c'è più tanto spazio per un'ulteriore revisione al rialzo, però il momentum economico resta positivo, quindi continuiamo a pensare che siamo ancora in un ciclo espansivo, anche nel contesto americano.
Non vediamo segnali di rischio o di un arrivo di una recessione. Al contrario, vediamo ancora un contesto favorevole che alimenta una fase di espansione globale, che è il tema che ha caratterizzato i mercati nel 2017 e che pensiamo possa proseguire - magari con una forza minore - anche nel 2018
Si parla di ritorno dell'inflazione: quanto è probabile?
L'inflazione è il tema centrale di quest'anno. E' importante perché finora abbiamo visto un disallineamento tra l'andamento di una crescita che è stato convincente e un trend di inflazione molto più moderato. Anche le Banche centrali hanno sempre messo in evidenza il fatto che l'inflazione rimanesse al di sotto delle previsioni e le aspettative. Pensiamo che ci siano una serie di fattori che stanno mantenendo un'inflazione piuttosto moderata: fattori globali, anche legati a questo lungo periodo di crisi che abbiamo vissuto, che ha un po' modificato certe dinamiche e certi approcci anche legati ai consumi.
Oggi l'inflazione sta un po' risalendo, e questo è normale in un contesto di espansione. Ma non vediamo quei segnali di rischio, con una inflazione fuori controllo, che è poi uno dei temi che sta mantenendo i mercati in una fase di volatilità proprio per l'incertezza legata a queste dinamiche.
L'inflazione è molto importante per le sue implicazioni sulle banche centrali, sui tassi. Ma anche in questo caso dobbiamo dire che gli ultimi meeting cui abbiamo assistito delle banche centrali in Europa e negli USA, alla fine hanno messo in evidenza un contesto di proseguimento di quel trend di gradualità nel processo di normalizzazione monetaria che i mercati si attendevano. Quindi, non abbiamo visto segnali di grande rottura rispetto al passato ma un contesto di graduale normalizzazione in cui qualche segnale di inflazione sta tornando, ma pensiamo che questo sia compatibile con la fase di espansione senza però che ci siano quelle preoccupazioni che l'inflazione sia fuori controllo.
Sarà un problema maggiore la guerra dei dazi di Trump oppure un dollaro più debole?
I dazi di Trump sono uno di quei fattori di disturbo che in questo periodo stanno alimentando un po' di ritorno di tensioni a livello globale. Anche tensioni politiche, poiché sappiamo che dietro questi temi ci sono più implicazioni politiche che non implicazioni economiche. Chiaramente c'è anche una parte di questi ultimi, ma è abbastanza moderata rispetto forse alle preoccupazioni che abbiamo visto sui mercati. Questo tema delle tariffe chiaramente non piace agli investitori, è uno dei possibili fattori di rischio, ma anche un tema politico nelle relazioni tra i grandi gruppi e i grandi stati, come USA, Cina e Unione Europea. Ha riportato un po' di ansia politica dopo un periodo in cui avevamo visto che questi elementi avevano perso forte presa sui mercati.
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