I tedeschi sono il nostro primo partner commerciale e anche meta di acquisizioni per le imprese italiane, che fanno shopping di aziende da quelle parti più di quanto loro facciano da noi
Secondo i dati Istat, lo scorso anno le esportazioni italiane verso la Germania hanno toccato quota 55,9 miliardi di euro (+6,0% rispetto al 2016) mentre il valore delle importazioni si è attestato a 65,3 miliardi di euro (+9,0% rispetto al 2016).
Nel 2017 la Germania ha dunque consolidato la posizione di primo partner commerciale per l'Italia, in termini sia di export sia di import mentre l'Italia si conferma, per la Germania, sesto mercato di sbocco e quinto Paese per importazioni, mantenendo anche la posizione di sesto partner commerciale.
Ne abbiamo parlato con Erwin Rauhe, presidente della Camera di Commercio italo-germanica AHK.
Interscambio Italia-Germania: a che punto siamo?

Siamo in un momento molto favorevole.
Anche nel 2017 l'interscambio è cresciuto di un 7%, peraltro in modo parallelo, sia per le esportazioni verso l'Italia ma anche delle esportazioni italiane verso la Germania.
Raggiungiamo la cifra record di 121 miliardi di euro e il saldo commerciale verso la Germania resta anche nel 2017 al di sotto dei 10 miliardi.
Ciò significa che nel corso dell'ultimo decennio la crescita dell'export è stata più vivace da parte delle aziende italiane verso la Germania, che non viceversa.
Tutto questo è sintomo di una buona vitalità delle nostre PMI?
Parlerei di una buona vitalità dell'industria italiana in generale.
Se uno guarda poi il tessuto industriale nazionale, vediamo che la presenza dei grandi gruppi è molto inferiore mentre il numero delle PMI è molto superiore alla controparte tedesca.
Certamente nelle esportazioni hanno giocato un ruolo fondamentale le PMI, che stanno anche cercando di fare una crescita dimensionale, indispensabile per poter essere presenti con successo sui mercati esteri.
Nel vostro rapporto avete analizzato anche l'interscambio regionale.
Ci può dare qualche numero?
Ogni volta che andiamo a scomporre i dati a livello regionale, salta fuori qualche "chicca", qualche curiosità.
Per esempio, l'interscambio a livello della Lombardia - che ha raggiunto i 42 miliardi di euro - è pari all'intero interscambio della Germania con il Giappone.
Vi sono poi alcune regioni come, per esempio, il Lazio che sono cresciute in maniera molto significativa (oltre il 20%), a dimostrazione di una certa vitalità che ritorna anche in questa regione.
Lì è l'automotive che fa da traino, insieme al chimico-farmaceutico.
Ovviamente, sono le grandi regioni industrializzate del nord Italia - Lombardia, Emilia Romagna e Veneto - che fanno da traino nei confronti dell'export verso la Germania.
Possiamo fare qualche considerazione sull'automotive?
Quando parliamo di questo comparto mi piace fare due tipi di considerazioni.
In primis, l'industria dell'automotive italiana - e parliamo di fornitori - si è positivamente sviluppata raggiungendo delle eccellenze.
Ciò fa sì che nelle marche premium tedesche vengano inseriti questi prodotti realizzati in Italia.
Quest'ultima ha un numero di aziende produttrici molto inferiore alla Germania, che resta il colosso che tutti conosciamo, ma anche a livello di numeri l'Italia ha cercato di ridurre quello che era il gap.