Non basta avere asset class diverse in portafoglio. Occorre che queste siano poco correlate tra di loro e che i loro andamenti devono essere il quanto più dissimili possibile
I mercati avranno già toccato i massimi? Come sarà il 2018 dell'obbligazionario? Quali linee guida deve seguire in fatto di rischio un investitore accorto in un momento di bassi tassi di interesse? Ne abbiamo parlato con Luca Tobagi, CFA, Invesco Asset Management.
Dal vostro outlook sul 2018 emergono tre fattori che dovranno rappresentare una sorta di bussola per gli investitori. Quali sono?
Le tre idee principali rappresentano la realizzazione di un'idea più generale, quella cioè che nel 2018 possiamo vivere una prosecuzione di alcuni trend positivi che abbiamo già visto nel 2017. Queste riguardano azioni, obbligazioni a spread e diversificazione.
Una prima idea è quella che è vero che i mercati hanno corso tanto, sono molto saliti e così le valutazioni, ma in questo momento non ci sono in generale degli eccessi pericolosi. Quindi sostanzialmente possiamo ancora mantenere - con tutte le cautele del caso poiché ci aspettiamo dei rendimenti attesi inferiori all'anno precedente - un atteggiamento favorevole per alcune asset class rischiose. Tra queste abbiamo sicuramente le azioni e le obbligazioni a spread.

Partiamo dall'azionario.
Per quanto riguarda le azioni, la prima cosa da dire è che il ciclo economico sta vivendo una fase positiva. Gli Stati Uniti sono ben avviati, e nel 2018 potrebbero completare il ciclo di espansione più lungo che sia ricordato della loro storia.
Nel corso del 2017 è inoltre apparso molto chiaro come altre aree del globo come l'eurozona e il Giappone abbiamo vissuto una fase di stabilizzazione e poi di ferma ripresa macroeconomica. Tutto è favorevole alla crescita, anche alla crescita degli utili, quindi tendenzialmente anche ai mercati azionari.
In particolare, dobbiamo dire che, rispetto agli USA, forse aree geografiche come eurozona, Giappone e Paesi Emergenti sono più legate all'andamento del ciclo globale. E quindi, dato che hanno anche valutazioni più contenute, possono magari dare delle soddisfazioni agli investitori in termini relativi rispetto agli Stati Uniti, che fanno nuovi massimi ma hanno raggiunto livelli valutativi più elevati.
La crescita delle valutazioni non è ancora - secondo noi - a livelli preoccupanti, da bolla speculativa come abbiamo visto nel 2000 o nel 1929, anche perché non è stata accompagnata da un comportamento frenetico da parte degli investitori. Questi non si sono buttati a pesce ad acquistare azioni a qualunque prezzo, come accaduto in altri casi precedenti. Questo si è tradotto in una crescita abbastanza regolare dei prezzi delle azioni anche nel mercato americano, le cui valutazioni si sono espanse ma, appunto, non ancora a livelli che storicamente sono sembrati più patologici.
Passiamo all'obbligazionario.
Per quanto riguarda il mondo delle obbligazioni, il discorso è un po' più articolato, in quanto noi sappiamo che questa asset class è importantissima per tutti i nostri investitori, e una parte fondamentale dei portafogli anche per quello che è l'orientamento per generare del reddito periodico dagli investimenti, non solo un rafforzamento in conto capitale.
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