PMI e accesso al credito: per Asseprim è il momento delle FinTech
Le imprese devono poter investire di più e la saturazione degli intermediari tradizionali apre importanti spazi alla finanza tecnologica ed etica che risponde con promettenti strumenti innovativi
Per le PMI i finanziamenti sono sempre stati uno dei fattori chiave per il loro successo.
Ma da qualche anno il tradizionale canale bancario sembra essersi inaridito, e sono in molte le imprese che si sono viste "chiudere i rubinetti" del credito, con risultati decisamente negativi.
In quest'ottica e per fornire soluzioni altenative, Asseprim (Federazione Nazionale che raggruppa le aziende che svolgono servizi professionali per le imprese in seno a Confcommercio - Imprese per l'Italia) ha ospitato una giornata di studio sullo stato del rapporto tra PMI e credito oggi in Italia.

Nel corso dell'incontro si è fatto il punto sullo stato attuale della situazione economico/finanziaria italiana, con particolare riguardo al mondo delle PMI.
Il Pil cresce (+1,5%) ed è ai massimi dal periodo post crisi, tuttavia gli indici sono più bassi rispetto a quelli europei e statunitensi, rispettivamente +2,3 e +2,2%.
Per quanto riguarda le PMI, che in Italia occupano il 79% dei lavoratori, si è ribadita una criticità fondamentale: la scarsa possibilità di accesso al credito che limita gli investimenti e le innovazioni, fondamentali per recuperare efficienza, incrementare la produttività , elevare la qualità del capitale umano e affrontare al meglio la digitalizzazione.
La contrazione dell'offerta di credito è evidente se si considera che prima della crisi, per ogni 100 euro di raccolta, le banche ne destinavano 1200 a impieghi; oggi per gli stessi 100 euro le banche ne immettono sul mercato come impieghi appena 800.

Il gap, di ben 400 euro, a fronte di una domanda di credito non soddisfatta apre ovviamente la porta a nuovi operatori finanziatori.
Il difficile accesso al credito è infatti un fortissimo freno alla crescita degli investimenti delle PMI, tuttora legate a doppio filo alle banche che costituiscono l'89% delle loro fonti di finanziamento.
Questa situazione ha visto emergere come soluzione sempre più concreta il ricorso a strumenti alternativi per il credito non bancario come il Socially Responsible Investing (SRI o finanza etica) e soprattutto le FinTech, (finanza e tecnologia) che si posizionano su nicchie di business tradizionalmente bancario non più opportunamente presidiate.