M&A: aziende italiane sempre piu' preda di stranieri
Secondo Mergermarket, nel corso del 2016 le imprese italiane sono state oggetto di ben 233 transazioni, per un valore di 24,4 mld di euro da parte degli investitori esteri. Francia prima tra tutti per acquisti e si attende una nuova ondata dalla Cina
Nonostante l'incertezza che ha circondato il referendum costituzionale di dicembre, nel corso del 2016 il comparto M&A italiano ha visto 509 contratti, per un valore di 49,3 miliardi di euro.
Si tratta del più alto numero annuale di affari nelle rilevazioni di Mergermarket (dal 2001), e rappresenta il settimo aumento annuo consecutivo.
Questo segna il secondo valore annuale più alto dal 2010 (300 offerte, 51,0 mld) a seguito di un picco di attività nel 2015 (461 offerte, 65.0 mld).

Dopo una corsa di offerte dall'estero, i dealmaker con interesse negli asset italiani manterranno i livelli visti negli ultimi 12 mesi.
Nel corso del 2016 le imprese italiane sono state oggetto di ben 233 transazioni, per un valore di 24,4 mld di euro da parte degli investitori stranieri, il più alto numero di affari registrati da Mergermarket ed il secondo valore più alto dal 2007 (148 offerte, 32,3 mld), dopo il record del 2015 di 42.6 mld (222 offerte).
Secondo Mergermarket, gli acquirenti cinesi rischiano di aumentare nel primo semestre 2017, prendendo in particolare di mira le aziende mid-cap italiane con una buona reputazione sul mercato.
Numerose imprese italiane sono infatti considerate forti per una base economica, un'immagine o un brand, ma hanno bilanci deboli, che le rendono facile preda per le imprese cinesi che cercano di migliorare la loro reputazione per la qualità del prodotto.

L'anno scorso, la Cina ha investito 834 mln di euro in Italia in oltre 14 contratti, il più alto numero di affari dai 2,6 mld del 2014.
Gli acquirenti europei (147 offerte, 15,3 mld) hanno raggiunto il più alto numero di contratti per Mergermarket, otto in più del 2015 (139 offerte, 22,7 mld).
La Francia è stato l'investitore europeo più attivo sia a valore sia per numero di offerte, registrando un totale di 44 offerte del valore di 7 mld, un aumento pari a 3,9 volte a valore rispetto al 2015 (1,8 miliardi per 24 offerte).
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