Consumatori, razza in evoluzione
Nel libro "Pratiche commerciali scorrette e consumatore medio", Michele Bertani affronta il tema dell'influenza della comunicazione e delle leggi che la normano
Tutti noi lo siamo, in molti momenti della nostra esistenza.
Non solo quando compriamo un bene o servizio, spinti magari dalla comunicazione pubblicitaria che ci circonda.
Lo siamo anche quando manifestiamo un giudizio su un comportamento altrui, anche di un'impresa.
Ma nel formarci un'idea, un giudizio, un'opinione tanto su un marchio quanto su un prodotto, come e quanto siamo influenzati dalle comunicazioni?
A questo interessante tema Michele Bertani, Professore Ordinario di Diritto Industriale all'Università di Foggia e Special Counsel di Orrick dedica da anni la sua attività accademica e professionale.

Se da un lato contano le condotte e le informazioni che vengono trasmesse od omesse al consumatore, non meno importante e complessa ò la figura tipica di consumatore (inteso come persona) che viene presa a parametro di giudizio da parte dell'Autorità che deve valutare e sanzionare le condotte delle imprese.
Così "Pratiche commerciali scorrette e consumatore medio", edito da Giuffrè, è il suo più recente ed interessante studio in cui si coniugano aspetti squisitamente giuridici ed elementi comportamentali ed economici.
"L'analisi sistematica della disciplina delle pratiche commerciali scorrette evidenzia a mio parere che il legislatore ha inteso assegnare un ruolo centrale alla nozione di consumatore medio, che tuttavia nell'elaborazione scientifica e giurisprudenziale era rimasta in ombra.
Mi è sembrato dunque opportuno provare a metterla maggiormente a fuoco.

Nel farlo, ho preso atto dell'intersezione naturale tra questo tema e quello più generale che attiene al modello di decision maker under risk da assumere nelle analisi prognostiche del comportamento umano in condizioni di incertezza, riguardo al quale ormai da decenni si registrano la crisi del paradigma neoclassico del cosiddetto homo oeconomicus capace di scelte sempre razionali che massimizzano l'utilità attesa, nonché l'ascesa parallela del modello definito ?behavioral' o comportamentista, che teorizza all'opposto l'esistenza di limitazioni prevedibili (e marcate) della razionalità del decision maker", spiega Bertani.
Da questa ricerca emerge che il legislatore delle pratiche commerciali scorrette ha optato per un modello misto, che prevede di incorporare nel paradigma dell'homo oeconomicus alcune imitazioni cognitive dell'agire umano ragionevolmente conclamate e non eliminabili.
Ne abbiamo parlato con l'autore.
Quale rilevanza ha il profilo di consumatore nella valutazione della condotta dell'azienda e nella conseguente valutazione della sanzione?
La libertà e la consapevolezza della scelta del consumatore, arbitro della competizione economica, costituiscono i presupposti per il funzionamento efficiente del mercato.
In questo scenario, il contenuto che assegniamo alla nozione di consumatore medio determina il tipo di mercato che vogliamo incentivare, e per conseguenza anche il tipo di agire imprenditoriale che vogliamo promuovere, in una continua dialettica tra paternalismo ed evoluzionismo.
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