A questo accresciuto ruolo dell'innovazione digitale si associa la creazione di unità organizzative dedicate, processo che incontra però sfide culturali interne alle imprese, legate alla rigidità dei processi e chiusura in silos dei ruoli e delle competenze".
"Le imprese ricercano modelli più agili e una cultura più aperta e sperimentale per affrontare le iniziative più innovative e per contrastare i fenomeni della digital disruption", afferma Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell'Osservatorio Startup Intelligence.
"Startup, centri di ricerca, università e clienti sono le principali fonti di innovazioni a cui i manager guardano per il futuro.
Ciononostante, la strada è ancora lunga e non sono molte le imprese che hanno intrapreso azioni concrete e non estemporanee di Open Innovation".
I budget ICT del 2016/17
Il budget ICT tiene nelle previsioni 2017, con un aumento per oltre il 30% delle imprese e un tasso di crescita complessivo in linea con il 2016, tra lo 0,5% e lo 0,6%.
Nel 2016 aumenta la percentuale di investimenti in innovazione rispetto alla spesa corrente (che scende al 66% del Budget ICT).
A trainare la crescita sono soprattutto le grandi imprese, mentre nelle grandissime prevale ancora l'effetto della razionalizzazione e del consolidamento.
Il principale ambito di investimento ICT delle imprese italiane, con il 46% delle preferenze, è il consolidamento delle applicazioni, lo sviluppo e il rinnovamento dei sistemi ERP.
Al secondo posto quello di Business Intelligence, Big Data e Analytics, ritenuto prioritario dal 39% delle aziende, a pari merito con la Digitalizzazione e dematerializzazione.
Seguono a distanza, con il 27% delle preferenze, lo sviluppo e rinnovamento dei sistemi CRM, e con il 22%, le soluzioni di eCommerce (tra cui mobile commerce, web social commerce, mobile payment) e quelle di mobile business, attraverso smartphone, tablet, wearable device e app a supporto dei processi di Business.
A fronte dell'entusiasmo e delle misure annunciate verso l'Industria 4.0, si segnala la crescita di investimenti in Smart Manufacturing e Internet of Things, che insieme raccolgono il 17% delle scelte.
La governance dell'innovazione digitale
La gestione dell'Innovazione Digitale è ancora un processo faticoso per le imprese e le cause sono principalmente interne alle organizzazioni.
La principale sfida da affrontare, per il 58% delle imprese intervistate, è la difficoltà di inquadrare processi e meccanismi di coordinamento e cooperazione tra le Direzioni, seguita dalla mancanza di competenze digitali e i relativi meccanismi di scouting, assessment e sviluppo all'interno dell'organizzazione, per il 51%.
Ma le risposte organizzative sono ancora limitate: solo nel 19% dei casi esiste una Direzione Innovazione, mentre la maggior parte delle imprese adotta team dedicati a ogni specifico progetto (40%) o una gestione occasionale (31%), nel 10% è presente un Comitato Innovazione interfunzionale che si riunisce periodicamente.
Dove presente, la Direzione Innovazione svolge attività soprattutto di sperimentatore per la valutazione delle opportunità, lo sviluppo di proof of concept e scouting di innovazione, mentre è limitato il ruolo nella conduzione dei progetti, nella gestione diretta di budget, nella sensibilizzazione e nella contaminazione in azienda.
L'Open Innovation
Cresce l'interesse verso l'Open Innovation tra i manager delle imprese italiane: il processo di innovazione diventa più agile, interattivo e aperto ad attori esterni che comprendono non solo i tradizionali fornitori di tecnologie e servizi ICT ma anche startup, centri di ricerca, clienti guida e persino concorrenti.
Le principali fonti di innovazione negli ultimi 3 anni però sono ancora piuttosto "tradizionali": i vendor e i sourcer di tecnologie (40%), le linee di Business (38%), i clienti esterni (29%) e le società di consulenza (26%).
Nelle previsioni per i prossimi 3 anni, queste fonti sono quasi tutte in calo, anche in modo significativo come vendor-sourcer e società di consulenza (rispettivamente -28% e -29%), mentre ne emergono altre fino a oggi di minor impatto: le Unità interne di ricerca (+26%), le università e i centri di ricerca (+40%), i clienti (+18%), le aziende di altri settori (41%) e soprattutto le startup, che passano dal 4% al 16% nelle preferenze.
All'interesse nei confronti dell'Open Innovation non corrispondono ancora azioni concrete diffuse.
Il 45% delle imprese non ha ancora intrapreso alcuna iniziativa di Open Innovation, mentre il 35% si sta muovendo attraverso collaborazioni con università e centri di ricerca, il 20% realizza partner scouting su aziende consolidate e il 18% sviluppa progetti di startup intelligence.
solo l'11% ha realizzato call4ideas, il 9% ha sperimentato hackathon, il 7% acquisizioni.
Il ruolo delle startup
Il 70% delle aziende intervistate non ha ancora collaborato con una startup come fornitore, principalmente per mancanza di risorse e di condizioni che permettano di focalizzare l'interesse su questa fonte di innovazione/servizi (68%) o per la mancata strutturazione e preparazione da parte delle funzioni aziendali interne (54%).
Solo il 30% dei rispondenti ha collaborazioni attive con startup come fornitori; nel caso di grandissime imprese la percentuale di risposte è del 46%, per le medie imprese e le grandi il dato si assesta al 22%.
I benefici principali di avere startup come fornitori sono, per il 57% delle imprese che ne fa uso, l'apertura culturale in azienda e la contaminazione continua utile per rivedere i modelli di gestione.
È importante anche lo sfruttamento dell'innovazione per il lancio di nuovi prodotti/servizi innovativi e l'apertura di nuovi mercati (55%), la riduzione del time to market e l'accelerazione del processo di sviluppo tramite esternalizzazione di parte dello stesso (45%).
Ed è significativo il contributo del coordinamento semplice grazie alla struttura organizzativa, snella e flessibile, delle startup (41%).
Ma le imprese che adottano startup come fornitori incontrano anche delle difficoltà.
Spesso la cultura interna non è abbastanza "aperta" (40%), oppure la startup non è abbastanza matura alla finalizzazione del servizio (34%) o c'è uno scarso orientamento al B2B (22%).
"Sono poche le imprese che hanno utilizzato startup come fornitori, ma questa collaborazione può dare consistenti frutti come dimostrano le esperienze delle 24 imprese salite a bordo dell'Osservatorio Startup Intelligence", rileva Alessandra Luksch, Direttore degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence.
"Non si tratta solo di ottenere risultati di business tangibili velocemente, spesso a bassissimi costi, con fornitori innovativi, veloci e flessibili, ma di trovare un nuovo entusiasmo da parte dei propri collaboratori nel condurre i processi di innovazione e nel rendersi promotori e imprenditori di soluzioni innovative".
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