Le aziende italiane promuovono le novita' sul welfare aziendale
La maggioranza delle imprese ritiene che la legge di Stabilità apra nuove opportunità per ripensare il piano benefit, ma mancano le competenze/risorse necessarie a cogliere questa opportunità
Per 6 aziende su 10 le novità introdotte dalla Legge di Stabilità 2016 in materia di Welfare aziendale sono un'opportunità per ripensare e modificare il pacchetto di benefit per i dipendenti.
Si tratta di una sostanziale promozione delle modifiche normative recentemente previste dal Parlamento, secondo l'indagine condotta da Marsh, leader nell'intermediazione assicurativa e nella consulenza sui rischi e Edenred, azienda leader nel settore del welfare aziendale e dei benefit per i dipendenti, su un campione di 186 aziende in Italia, rappresentative di tutti i settori merceologici e di tutte le classi dimensionali.

Le più positive sembrano soprattutto le aziende di grandi dimensioni (oltre i 1.000 dipendenti) che in 6 casi su 10 vedono questa riforma utile anche nelle negoziazioni sindacali.
Ma in generale il feedback raccolto non cambia molto in base alla dimensione o al settore di appartenenza.
Oltre la metà del campione ritiene che non tutte le aziende italiane siano già pronte e che manchino soprattutto le competenze/risorse necessarie a cogliere quest'opportunità.
E questo è particolarmente vero per le imprese sotto i 50 dipendenti dove la preoccupazione sale al 70%.
La possibilità di detassare completamente il premio di produttività finalizzandolo all'acquisto di beni e servizi viene visto come un'opportunità di aumentare il potere d'acquisto dei dipendenti.
Lo conferma il 67% del campione.
Chiamato a esprimersi su una delle principali innovazioni dalla Legge di Stabilità, ovvero la cura dei familiari (in particolare bambini e anziani), il 50% intervistati ritiene che favorirà un miglior equilibrio tra impegni personali e lavorativi dei propri dipendenti; per il 15% migliorerà l'engagement; per un 14% incrementerà la produttività favorendo una riduzione delle assenze, e un altro 15%, pur prevedendo effetti positivi su benessere e produttività, non è in grado di stimarli.
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