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04/05/2016

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Romani (SIA): Jiffy offre pagamenti sicuri come in banca e facili come un social

Il sistema di trasferimento denaro tramite smartphone non sarà solo tra privati, ma consentirà di pagare retailer, professionisti e Pubblica Amministrazione. L'obiettivo è la grande diffusione di questo metodo con la sicurezza del mondo bancario e la semplicità del mondo internet

E' sulla vetrina di quasi tutte le banche ed è destinato a diventare uno dei metodi di pagamento più utilizzato dagli italiani e a livello internazionale. Parliamo di Jiffy, uno strumento che consente il trasferimento istantaneo di soldi, oggi tra privati, ma a breve con la PA, negozi e professionisti. Ne abbiamo parlato con Nicolò Romani, Head of Innovation Lab di SIA.

Ci può illustrare la tipologia e le peculiarità del servizio Jiffy?

Jiffy è un servizio che permette alle banche di fornire ai propri clienti una modalità di pagamento molto vicina all'utilizzo dei social network. I clienti delle banche utilizzano il proprio cellulare, attraverso la rubrica telefonica - un po' come si fa con WhatsApp - per scambiarsi denaro in tempo reale tramite il servizio Jiffy. Siamo abituati ad aver i nostri soldi su un conto corrente e questo richiede del tempo per spostare denaro, tipicamente attraverso il bonifico, che necessita almeno di un giorno di tempo per aver effetto. Grazie a Jiffy è possibile, molto semplicemente, trasferire dei soldi identificando immediatamente l'interlocutore attraverso il numero di telefono della rubrica.

Questo è l'oggi. Entro poche settimane, sicuramente prima dell'estate, sarà possibile con la stessa semplicità pagare un negozio, un libero professionista (un idraulico o un imbianchino che vengono a casa per effettuare un lavoro) oppure la Pubblica Amministrazione. Questi tre servizi vengono chiamati P2P per il trasferimento di denaro tra privati cittadini, P2B per quelli verso un negozio o un professionista, P2G per i pagamenti alla Pubblica Amministrazione. Tutto ciò si inquadra in una evoluzione e anche in un aggiornamento produttivo che stanno facendo le banche nell'ottica di una digital transformation importante, in cui oggi tutto è in tempo reale e quindi anche il conto corrente ha acquisito la velocità del real time e la semplicità tipica di WhatsaApp.

Ci sono delle limitazioni ai trasferimenti?

Certamente. Accedendo direttamente al conto corrente è impotante avere dei limiti a protezione, così come avviene per le carte. C'è quindi un tetto al singolo trasferimento di denaro con un Jiffy di 250 euro, e un limite mensile di spesa pari a 2500 euro.

Sono limiti cui noi cittadini italiani siamo abbastanza abituati, poichè sono quelli propri del circuito Bancomat.

Qual è la sua penetrazione nel mercato in Italia?

Partiano dal nostro Paese. Noi siamo veramente orgogliosi di come il settore bancario abbia aderito all'iniziativa di Jiffy. Ricordiamo che questa è partita da UbiBanca (che ha messo a punto il servizio insieme a SIA), la quale ha sviluppato un progetto verticale della propria banca, seguendo l'esempio inglese del servizio Pingit della Barclays. Poi, UbibBanca ha intuito che il successo di queste inziative è più probabile se diventano di sistema, e quindi ha aperto ha aperto il proprio servizio - grazie a SIA - a tutte le banche. Il sistema bancario ha quindi portato la propria attenzione su un servizio unico interoperabile, magari bloccando iniziative proprie già allo studio di servizi verticali. E questo ci rende fieri. Attualmente hanno aderito al servizio Jiffy circa 50 banche, in rappresentanza dei principali 23 gruppi bancari, che corrispondono a circa l'80% dei conti correnti in Italia.

Adesso le banche sono impegnate nella diffusione presso la propria clientela e favorirne l'utilizzo. Ad oggi gli utenti in Italia hanno superato i 300 mila e la crescita è molto veloce.

Vi siete posti degli obiettivi?

L'obiettivo è la somma degli obiettivi delle singole banche. Ma se vogliamo portare a sintesi, per noi sarebbe un buon successo superare i 600 mila entro la fine del 2016. Riuscire ad avvicinarsi al milione sarebbe un successo straordinario. Riteniamo che quando arriveremo al milione si creerà un meccanismo di autodiffusione, poichè nella mia rubrica telefonica troverò molti utenti Jiffy e qundi crescerà la facilità di scambio, di occasioni di utilizzo, creando un effetto valanga difficile da fermare. La difficoltà iniziale è quindi raggiungere il primo milione di utenti.

Quale sarà, a suo giudizio, il futuro dei pagamenti P2P?

Bella dimanda. Ricordiamo che il pagamento P2P, e le sue famiglie P2B e P2G, derivano da due forze importanti: la prima è che non solo i millennials, ma anche le persone che hanno la mia età e i cinquantenni, sono abituate a fare tutto attraverso gli smartphone e tutto in tempo reale.


Viviamo in un'epoca di sharing economy e servizi condivisi, in cui si richiede che il pagamento richiesto sia un qualcosa di facile. Riteniamo quindi che ci sia un'esigenza di questi servizi P2P molto forte. La seconda forza è che la sfida per noi non è tanto la diffusione del servizio P2P che oggi è offerto dalle banche ma che a breve sarà offerto anche dalle grandi compagnie internet, come Google, Facebook, Apple, ecc. Quindi la grande sfida del settore bancario è arrivare a capire chi riuscirà ad offrire questi servizi. Lo scenario che noi vediamo è quello di una fortissima diffusione del servizio e la nostra speranza è quella di aiutare le banche a mantenere questi servizi all'interno di sistemi regolamentati, ma con una semplicità di utilizzo come quella oggi - purtroppo possiamo dirlo - più tipica delle grandi compagnie internet che del mondo bancario. Quindi l'obiettivo è la grande diffusione con la sicurezza del mondo bancario e la semplicità del mondo web, che sarebbe il valore aggiunto cui tendiamo.

Che cos'è l'innovazione per SIA?

Noi puntiamo molto sull'innovazione, sia per DNA sia oggi per necessità.


La nostra azienda è seduta sul mondo dei pagamenti, sia per quanto riguarda le carte e la monetica, sia per l'atto stesso di pagamento. Questi sono due mondo che oggi e nei prossimi anni verranno travolti, proprio per il fatto che stanno entrando altri player. E' una competizione asimmetrica: non più tra banche - un mercato all'interno della stessa industry - ma con nuovi attori, con logiche di mercato e catene del valore diverse, che possiedono masse di clientele differenti. Pensiamo al potenziale ingresso in questo mercato di una Apple o una Samsung. Quindi per SIA l'innovazione diventa un elemento necessario e distintivo, perchè il nostro cliente (tendenzialmente banca o impresa) ci chiede non più la sicurezza e la stabilità di gestire grandi masse di dati con una precisione importante e un livello di servizio eccezionale, ma anche la capacità di indirizzare il nuovo bisogno del cliente della banca con modalità innovative e una velocità di innovazione molto ampie. Ricordiamo che il settore bancario mediamente aveva un ciclo di innovazione di 12-18 mesi, mentre attualmente si attesta a sei mesi.


Questo ha richiesto anche a SIA una modifica organizzativa, per cui è nato il nostro Innovation Lab lo scorso anno, per avere delle corsie accelerate per erogare innovazione nel mondo delle carte, dei pagamenti e nell'ambiti di quelli che noi chiamiamo i VAS (couponing e loyalty) che stanno diventando elementi fondamentali per ridare redditività al comparto.
Inoltre, per noi innovation significa guardare a delle startup che innovano più velocemente della stessa SIA, e portarle dentro. In quest'ottica - che chiamiamo Open Innovation - abbiamo acquisito UBIQ che ha sviluppato il servizio T-Frutta specifico per il cliente finale. Si tratta di couponing digitale: il cliente attraverso una app riceve dei coupon che vengono offerti dalle aziende di largo consumo con cui UBIQ ha rapporti. Parliamo di brand come Procter & Gamble, Unilever, Bolton Food, San Pellegrino, Lavazza, Ferrero, Barilla, Grandi Salumifici Italiani, Heineken, Nivea Beiersdorf, Conserve Italia, ParmaReggio, Monini, Ponti, Branca, Campari, Parmalat, Fater, Rana, Alpro e Auricchio.


Il cliente fa la spesa dove vuole all'interno della grande ditribuzione, fotografa lo scontrino attraverso la app. Se ha acquistato prodotti di cui in precedenza aveva ricevuto i coupon, gli verranno accreditati tutti gli importi previsti dai coupon stessi. Questa formula si chiama cash-back.
 


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