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27/04/2016

idee

Pensioni: via libera al part-time

Brambilla (Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali): ci sono tre problemi. Per il lavoratore che anzitutto dovrà avere il benestare dal datore di lavoro e poi avrà una retribuzione inferiore. Per le aziende cui aumenta il costo orario. E la scarsità dei fondi stanziati

È operativa l'operazione "part-time agevolato" per i lavoratori ai quali mancano meno di tre anni alla pensione. Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, ha firmato il decreto che dà attuazione alla norma introdotta nella legge di Stabilità del 2016 e che punta a promuovere un principio di "invecchiamento attivo", ovvero di uscita graduale dall'attività lavorativa. I possibili beneficiari
La norma riguarda i lavoratori del settore privato - assunti a tempo indeterminato e con tempo pieno - che abbiano versato 20 anni di contributi (requisito minimo per la pensione di vecchiaia) e che maturano il requisito anagrafico entro il 31 dicembre 2018 (66 anni e 7 mesi). Il lavoratore può concordare col datore di lavoro il passaggio al part-time, con una riduzione dell'orario tra il 40 ed il 60%, ricevendo mensilmente l'importo corrispondente ai contributi previdenziali e alla contribuzione figurativa. La pensione
I lavoratori che faranno ricorso all'agevolazione riceveranno in busta paga - in aggiunta alla retribuzione per il part-time - una somma esentasse corrispondente ai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro (pari al 23,81% della retribuzione) relativa alla prestazione lavorativa non effettuata.

Inoltre, per il periodo di riduzione della prestazione lavorativa, lo Stato riconoscerà al lavoratore la contribuzione figurativa corrispondente alla prestazione non effettuata, in modo che alla maturazione dell'età pensionabile il lavoratore percepirà l'intero importo della pensione, senza alcuna penalizzazione. In altre parole, il lavoratore part-time arriva alla pensione come se avesse lavorato a tempo pieno. Un esempio
Poniamo il caso di un lavoratore che guadagna 1.500 euro netti al mese e decide, d'accordo con il datore di lavoro, di ridurre l'orario lavorativo del 50%; dal mese successivo riceverebbe 750 euro (pari alla metà dello stipendio netto) a cui vanno aggiunti 476 euro di bonus (la somma corrispondente alla contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro, che corrisponde ai 2000 euro di stipendio lordo moltiplicati per l'aliquota del 23,81%); quindi in totale circa 1.200 euro netti. La procedura
Il lavoratore interessato all'agevolazione deve richiedere all'INPS la certificazione che attesta il possesso del requisito contributivo e la maturazione di quello anagrafico entro il 31 dicembre 2018; una volta ricevuta la certificazione, il lavoratore ed il datore di lavoro devono stipulare un "contratto di lavoro a tempo parziale agevolato" nel quale viene indicata la misura della riduzione di orario.

La durata del contratto è pari al periodo che intercorre tra la data di accesso al beneficio e la data di maturazione, da parte del lavoratore, dell'età per il diritto alla pensione di vecchiaia; stipulato il contratto, la Direzione territoriale del lavoro rilascia il nulla osta, al quale fa seguito l'autorizzazione conclusiva da parte dell'INPS.

Sul tema abbiamo chiesto il parere del Prof. Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali, il quale ha sostenuto che "In un mercato del lavoro ingessato in uscita per le rigidità introdotte dalla legge Monti-Fornero, la possibilità offerta ai lavoratori cui mancano tre anni alla età di pensionamento e che maturano tale età (66 anni e 7 mesi) entro il 31 dicembre 2018 di utilizzare il part time (cioè lavorare non più l'intera giornata ma tra il 40 e il 60% del tempo) può essere vista positivamente.
Anche se, va detto, avrei preferito l'adozione della flessibilità in uscita con un anticipo massimo di 4 anni e un correttivo attuariale che riduce la prestazione pensionistica del 12,3% circa (4 anni di anticipo e 35 anni di contribuzione).

Il cosiddetto part-time pone tre problemi:
a) per il lavoratore che anzitutto dovrà avere il benestare dal datore di lavoro e poi avrà una retribuzione (in ipotesi di tempo parziale al 50%) pari al 70% del suo reddito da tempo pieno; bisognerà vedere se gli basterà;
b) per le aziende poiché rappresenta un aumento del costo orario di lavoro di oltre il 10%;
c) oltretutto i 60 milioni stanziati, se utilizzati per l'intero triennio, potranno soddisfare non più di 25 mila lavoratori: un po' pochini!".

Nel corso della Giornata Nazionale della Previdenza e del Lavoro, che si terrà i prossimi 10, 11 e 12 maggio in Piazza del Plebiscito a Napoli, verranno affrontati in diversi convegni e momenti di incontro, con tecnici, politici e parti sociali i temi caldi della previdenza: part time, flessibilità, contributi di solidarietà e indicizzazione delle pensioni e come utilizzare il part-time per uscire con un anno e mezzo di anticipo; come? con l'applicazione del part-time verticale.
Per maggiori informazioni sull'evento e per iscriversi: www.


giornatanazionaledellaprevidenza.it

Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali


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