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17/02/2016

idee

L'emotivita'? Se la conosci l'impresa ne guadagna

Ponzinibio: negli ultimi anni è cresciuta l'attenzione delle aziende verso le abilità che vengono descritte attraverso il costrutto dell'Intelligenza Emotiva. È possibile sviluppare e proporre differenti training per sfruttare questi fattori

In tempi di crisi si guarda a tutto pur di riprendere la strada che porta alla crescita, sia economica che occupazionale.
Centrale il ruolo delle risorse umane, da considerarsi energia per il rilancio più che numeri da ridurre.
In questo scenario sempre più imprese e direttori risorse umane guardano ai processi emotivi e al ruolo che essi hanno nel successo e nello sviluppo dell'impresa.
In quale modo i meccanismi culturali di un'azienda sono connessi all'empatia? Si può apprendere per imitazione attraverso il nostro corpo? Che rapporti ci sono tra managerialità e intelligenza emotiva? Le persone possono sviluppare la propria intelligenza emotiva e come?
Di questi temi se ne è discusso alcune settimane orsono a Milano, dibattendo intorno alla figura e pensiero di Vittorio Gallese, neurofisiologo, vincitore nel 2007 del prestigioso Grawemeyer Award per la psicologia. Per i più che non lo conoscono, comprensibilmente, Gallese fa parte dell'équipe di scienziati dell'Università di Parma che, all'inizio degli anni '90, ha scoperto l'esistenza dei Neuroni Specchio, una svolta epocale che ha posto le basi fisiologiche per una teoria dell'empatia.

La riflessone di Gallese si è recentemente indirizzata, con la pubblicazione di Lo schermo empatico, verso una ricomprensione dei processi simulativi nella finzione cinematografica
Così come nelle relazioni personali conta l'empatia che si viene a creare, anche per le imprese e i loro leader vale la medesima regola. Sono fondamentali i rapporti tra successo commerciale e capacità dell'organizzazione di comunicare emotivamente, di formare i propri collaboratori attraverso valori ed emozioni, coinvolgendoli nella mission aziendale.
Su questo abbiamo intervistato Paola Ponzinibio Psicologa, Psicoterapeuta.

Passare dalla teoria alla pratica delle imprese è compito stimolante. Quali progetti ed iniziative si sono sviluppare negli ultimi anni per aiutare le persone in aziende a gestire meglio l'emotività?

Negli ultimi anni è cresciuta l'attenzione delle aziende verso le abilità che vengono descritte attraverso il costrutto dell'Intelligenza Emotiva; sempre più realtà presentano nei propri piani di formazione anche percorsi dedicati a tematiche non strettamente tecniche, ma che permettano di consolidare ed accrescere abilità relazionali ed empatiche, al fine di sfruttare il proprio potenziale emotivo ad esempio per aumentare motivazione ed automotivazione, per migliorare i processi comunicativi e diminuire lo stress, solo per citare alcuni esempi.



Avete riscontrato un incremento di attenzione da parte delle imprese a seguito della crisi economica che abbiamo attraversato?

A mio avviso la crisi economica ha ridotto ulteriormente la possibilità per le aziende di utilizzare benefit ed incentivi, pertanto ciò su cui si può puntare l'attenzione è il benessere dei propri dipendenti. Da qui una serie di interventi e proposte nate al fine di migliorare il clima aziendale e di rendere i propri collaboratori più capaci di utilizzar al meglio le proprie risorse non più solo tecniche ma anche e soprattutto relazionali ed emotive, capacità che possono da una parte fare fondamentalmente la differenza nei confronti dei competitors e dall'altra permettere ai collaboratori di godere di maggior benessere.

Nella pratica quali training si possono sviluppare per accrescere nei propri collaboratori questa sensibilità?

È possibile sviluppare e proporre differenti training all'interno delle aziende che possano mettere l'accento sulle differenti abilità connesse al tema dell'Intelligenza Emotiva: capacità di autoconsapevolezza, motivazione e automotivazione, tecniche ed esercizi di rilassamento e visualizzazioni per la gestione dello stress, midfulness, sviluppo e accrescimento delle capacità empatiche con un focus sulla comunicazione non verbale e sull'uso dei cinque sensi, sviluppo di abilità comunicative e di gestione dei conflitti con focus sull'emotività, creazione e mantenimento di rapporti sia all'interno dell'azienda che con i clienti.




Come si sviluppano, e con quali risultati concreti, progetti di formazione ad una migliore gestione dell'empatia sul luogo di lavoro?

I progetti proposti all'interno delle aziende si basano su esercitazioni, sociodramma, role playing, visualizzazioni guidate e discussioni rispetto ai temi trattati. La formazione è di carattere esperienziale, prevalentemente di gruppo, a parte alcune sessioni che possono anche essere individuali a seguito di quelle di gruppo, perché solo in questo modo abilità quali quelle descritte possono essere affrontate e possono consolidarsi.

Esistono progetti e programmi per misurare il livello di empatia dei giovani che si selezionano in azienda?

Esistono appositi test per la misurazione del quoziente relativo all'Intelligenza Emotiva, ma più semplicemente è possibile individuare dei markers all'interno della narrazione del candidato, come ad esempio le capacità metacognitive e le capacità di mentalizzazione, che semplificando non sono altro che la capacità di parlare dei propri pensieri ed emozioni in maniera coerente e portando esempi attinenti e congruenti a quanto verbalizzato.


Un esaminatore attento e preparato è in grado di cogliere tali segnali che sono correlati a buone doti di Intelligenza Emotiva.

Donna e uomo sul lavoro, in termini di empatia, sono diversi?

Geneticamente non sono state riscontrate significative differenze fra uomini e donne, tuttavia come sappiamo il cervello è modificabile in base all'esperienza (fenomeno chiamato neuroplasticità cerebrale) per cui le funzioni di accudimento, generalmente di competenza femminile, permettono a queste ultime di sviluppare maggiore sensibilità empatica, capacità di sintonizzazione emotiva e problem solving. Non esiste però alcun impedimento fisiologico agli uomini che hanno le stesse possibilità di sviluppare tali capacità se impegnati in relazioni di accudimento o se coinvolti in specifici training.

Giustamente sempre più imprese sono impegnate in piani di sviluppo della diversità. L'empatia che ruolo gioca in tutto questo?

Se voglio comprendere l'Altro, che per definizione è diverso da me, ho solo la strada dell'empatia, che mi permette di rintracciare ciò che invece ci accomuna al di là delle differenze, che mi consente di comprendere e intuire un "mondo" psichico differente dal mio, ma non per questo non interessante.




@federicounnia Consulente in comunicazione


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