Mercati sommersi: anonimato e Bitcoin
Michalik (Frost & Sullivan): la vera privacy finanziaria non esiste nella blockchain. La capacità di offrire un rifugio sicuro rispetto alla raccolta dati di Google, Facebook e Amazon verrebbe meno se ci fosse una de-anonimizzazione su larga scala
Bitcoin è una moneta digitale potente e di successo.
Basata sulla crittografia e su un database decentrato, è stata presentata allo stesso tempo come il futuro della finanza o una via d'accesso per il mondo sommerso della criminalità.
I governi di tutto il mondo stanno portando avanti un programma d'azione che comporterebbe il divieto della crittografia end-to-end da una parte e dell'anonimato di Bitcoin dall'altra.
La crittografia end-to-end è diventata sempre più popolare nell'ambito del software consumer, da iMessage di Apple a WhatsApp.

Il governo sostiene che deve poter essere in grado di accedere, su ordine del tribunale, ai dati privati per contrastare il terrorismo; questo a scapito della privacy e della sicurezza della popolazione.
Ciò minaccia l'anonimato, una delle caratteristiche più potenti di Bitcoin, e la speranza dei cripto-anarchici che vorrebbero che il protocollo Bitcoin continuasse a svilupparsi nella direzione del vero anonimato.
La capacità di Bitcoin di aggirare i governi oppressivi e di offrire un rifugio sicuro rispetto alla raccolta dati di Google, Facebook e Amazon verrebbe meno se ci fosse una de-anonimizzazione su larga scala.
"Attualmente, il vero anonimato in Bitcoin è solo un mito", osserva Vijay Michalik, analista di Frost & Sullivan.
"C'è piena visibilità di tutte le transazioni.
Se da una parte queste sono collegate soltanto a uno pseudonimo e non a un nome o indirizzo reale, ogni transazione è visibile attraverso diversi browser della catena dei blocchi (la blockchain)".