Un anno per investimenti pazienti, tattici e relativi
Prendergast (Credit Suisse): le azioni sono destinate a esprimere un'outperformance rispetto alle obbligazioni con il rialzo dei rendimenti nel 2016, ma è ancora troppo presto per una strategia "buy the dip", ossia acquistare sulle correzioni di titoli in termini assoluti
Se mai vi è stato un effetto gennaio, per cui le azioni USA evidenziano una ripresa tendenziale a gennaio a seguito della debolezza di dicembre, non si è certamente visto in anni recenti.
I cambiamenti nell'efficienza fiscale e negli standard contabili sono buoni motivi per la sua scomparsa.
Senza menzionare il fatto che, in un mondo caratterizzato da frequenza elevata e negoziazione algoritmica, tutte le tracce di stagionalità prevedibile dovrebbero essere state cancellate da tempo.
Abbiamo chiuso dicembre con l'S&P in calo di oltre il 2% nel mese e appena positivo in termini di rendimento assoluto dell'anno, ma sinora non vi sembra essere quasi alcun motivo per aspettarsi che il mese di gennaio porterà sollievo.

Prospettive leggermente migliori per il 2016
A livello annuale, possiamo essere un po' più ottimisti.
Sulla base dell'ipotesi degli economisti di una leggera accelerazione della crescita globale del PIL al 3,3% dal 3,0% del 2015 e con una stabilizzazione dei prezzi delle materie prime a livelli bassi, stimiamo una crescita degli utili globali attorno al 5% per l'anno in corso.
Di conseguenza, siamo fortemente convinti che le azioni possano esprimere un'outperformance rispetto alle obbligazioni nel 2016; tuttavia, l'assenza di valore evidente nel mercato azionario globale, la traiettoria di inasprimento della Fed e l'attuale assenza di utili globali e dinamica delle vendite suggeriscono un anno modesto per i rendimenti in termini assoluti.
Pazientemente neutrali sulle azioni
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