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28/10/2015

idee

Fiscalita' internazionale: servono regole chiare. In gioco la reputazione del sistema Paese

Le proposte normative dell'Ordine dei Dottori Commercialisti di Milano tra cui quelle sul Beneficiario effettivo, Stabile organizzazione, Residenza delle persone giuridiche e CFC White list

"Nel contesto di un'economia globalizzata, contraddistinta da una forte concorrenza sui mercati, le imprese sono chiamate ad attuare politiche volte alla crescita e sviluppo, o quantomeno al mantenimento, della propria capacità competitiva. In questo contesto anche la politica fiscale perseguita dai singoli Paesi diviene un elemento rilevante per decisioni d'investimento produttivo. Affinché tutto questo non si traduca in un subdolo aiuto di stato, attuato sotto forma di miglior trattamento fiscale, occorre che i singoli Paesi identifichino politiche fiscali reciprocamente certe, chiare e durature. Ove questo non avvenga si creeranno effetti distorsivi nella competizione tra Paesi, con un preoccupante danno in termini di reputazione Paese". E' questo l'auspicio espresso da Alessandro Solidoro (nella foto), presidente dell'Ordine dei Dottori Commercialisti di Milano nel corso del convegno "Un progetto fiscale per crescere e competere nello scenario internazionale", svoltosi nel corso del Congresso nazionale a Milano.
In questo ambito, il "fattore fiscale" gioca anch'esso un ruolo importante, seppur non principale, nell'assunzione di decisioni strategiche.


L'Italia, sotto questo profilo, non riporta consensi incoraggianti in ambito internazionale. La legislazione è complessa, diffusi sono i dubbi interpretativi con alto rischio di contenzioso, i costi di compliance sono elevati, i rapporti tra fisco e contribuenti sono più basati su principi di reciproca diffidenza che di leale collaborazione.
Questo quadro di generale incertezza, indubbiamente scoraggia le imprese italiane a insediarsi all'estero ma anche le aziende straniere a investire in Italia. Queste esigenze di coordinamento delle politiche fiscali coerenti sono sempre più avvertite, anche per contrastare i mutevoli andamenti delle singole economie degli ultimi anni che spingono le imprese a ricercare all'estero vie di sbocco e, fatto ancor più importante, a tendere a insediarsi stabilmente per rendere maggiormente efficace la vendita dei beni o la prestazione di servizi. Esigenze, è bene precisarlo, che non riguardano solo i grandi gruppi multinazionali, ma anche le piccole e medie imprese che costituiscono in ogni Stato il tessuto economico prevalente.
Certamente la decisione di insediarsi in altri Paesi dipende da molteplici circostanze e valutazioni quali, ad esempio, la trasparenza delle istituzioni, la buona cooperazione fra il settore pubblico e quello privato, il funzionamento della giustizia, un'efficace legislazione del mercato del lavoro, la ricerca di personale qualificato, le infrastrutture, un ordimento giuridico che poggi le sue fondamenta sulla certezza del diritto.

tutti elementi sui quali il nostro Paese ha iniziato a compiere significativi progressi.
Il convegno dell'Ordine di Milano ha quindi fornito l'occasione per illustrare le proposte normative formulate dalla commissione fiscalità internazionale dell'Ordine di Milano tra cui quelle relative al Beneficiario effettivo, Stabile organizzazione, Residenza delle persone giuridiche e CFC White list.
"Sono proposte volte a mettere sullo stesso piano di parità contribuente e amministrazione finanziaria. Un piano che oggi è asimmetrico, a favore del secondo dei due attori, per volontà legislativa. Si tratta dunque di una correzione fondamentale che incentiverebbe anche gli investimenti in Italia", ha ricordato Alessandro Savorana, Commissione Fiscalità dell'Odcec Milano. "In un mercato globale appare fondamentale che agli obblighi tributari si affianchi anche il diritto del contribuente a conoscere, in modo trasparente, chiaro e tempestivo, le norme che presidiano all'attività legislativa, di controllo e accertamento dei tributi in ciascuno Stato, con evidenti vantaggi in termini di certezza del diritto, di sviluppo delle attività economiche e anche di minori costi di compliance", ha continuato Savorana.


"Le esigenze di gettito non possono e non devono mai alterare un corretto rapporto tra fisco e contribuente, né modificare o sovvertire, a favore del primo, l'assolvimento dell'obbligo tributario originariamente previsto. Il rapporto fisco-contribuente deve essere fondato su un principi di parità e di reciproco rispetto. La mancanza di certezza, parità e equità, minaccia il contratto sociale tra lo Stato e i suoi cittadini".
 


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