Attenzione ai mercati: possibili sorprese in vista
Burgess (Columbia Threadneedle): in questi anni i rendimenti azionari sono stati guidati dall'apprezzamento valutativo e dall'abbondante liquidità del QE, ma non dalla crescita degli utili. Una correzione del mercato obbligazionario potrebbe avere effetti destabilizzanti sulle azioni
Uno dei vecchi adagi dei mercati azionari suggerisce di vendere e uscire dai mercati a maggio e non tornare fino al giorno di St Leger ("sell in May, go away, and don't come back until St Leger's Day"). Benché non raccomanderemmo mai una strategia tanto semplicistica in un'epoca in cui i mercati finanziari sono così interdipendenti e interconnessi, vista l'attuale debolezza dei mercati obbligazionari alcuni investitori rimpiangeranno sicuramente di non aver venduto ed essere scappati.

Dall'inizio di aprile, il rendimento del Treasury USA decennale di riferimento è schizzato dall'1,86% al 2,25% (al momento della redazione del presente documento).
Finora i mercati creditizi hanno superato la tempesta, ma se i rendimenti delle obbligazioni core continueranno a crescere al ritmo osservato di recente, gli strumenti a più lunga duration come i titoli investment grade saranno inesorabilmente messi sotto pressione. Il livello a partire dal quale i rendimenti dei titoli core ritroveranno la loro attrattiva rimane, a nostro avviso, alquanto distante. Ciò nonostante, la debolezza dei mercati obbligazionari fornirà indubbiamente molteplici spunti di riflessione agli investitori alla ricerca di reddito e disposti a investire ovunque.
Per quanto riguarda le azioni, l'ascesa dei rendimenti obbligazionari è una sorta di lama a doppio taglio. Da un lato, il rialzo dei rendimenti implica prospettive di crescita economica più robuste e un ritorno alla normalità dopo un periodo all'insegna di rendimenti obbligazionari molto bassi o addirittura negativi. Dall'altro, un incremento protratto e sostenuto dei rendimenti obbligazionari significa che i tassi di sconto privi di rischio sono probabilmente destinati ad aumentare, il che non giova alle azioni, poiché il valore degli utili e dei profitti futuri viene calcolato ricorrendo al tasso privo di rischio.
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