Occorre uno sforzo di comunicazione per mettere in condizione linvestitore ad avere maggiore consapevolezza sulla fattibilità delle cose. Ottenere rendimenti nel 2015 sarà molto più difficile che in passato.
Se ne parlerà a ITForum
Avere il cliente come benchmark non è una promessa da poco.
Il suo grado di soddisfazione può essere decisamente variabile, se non supportato da adeguate informazioni.
In un momento in cui è profondo il gap tra aspetattive e rischio, gli investitori devono comprendere il valore delle strategie alternative.
Ne abbiamo parlato con Antonio Bottillo, Country Head ed Executive Managing Director per l'Italia di Natixis Global Asset Management.
Partiamo dalla vostra recente ricerca sugli investitori privati.
Che cosa caratterizza, in questo momento storico, il sentiment a livello internazionale?
La caratterizzazione può essere riassunta, per certi aspettti, in un generalizzato ottimismo.

Questo viene da una situazione di mercato: viviamo ancora nell'ambito di una certa crisi, ma è vero che i mercati hanno dato.
I rendimenti ci sono stati, magari non tutti sono stati in grado di inseguirli o riceverli, ma un certo ottimismo esiste.
Basti pensare che nel 2014 l'azionario americano, e non solo (Spagna, Italia e altri Paesi), ha reso cifre interessanti, in doppia cifra.
Quindi l'investitore in modo generalizzato è ottimista e si aspetta che le cose vadano in questa direzione per il 2015 e, soprattutto, per gli anni a venire.
Nel caso specifico, il 2015 pare sia stato indicato come l'anno in cui le borse - guarda caso come in un aspetto di riflesso - vadano in questa direzione.
Dall'altro lato, dalla ricerca emerge una sorta di contrasto, in cui pare ci sia una sorta di avversione al rischio.
C'è quindi un gap da colmare tra questa aspettativa di rendimento molto pronunciata e quella che invece è la consapevolezza o la percezione dei rischi che si dovrebbero correre per poter raggiungere questo obiettivo.
La survey è stata condotta a livello internazionale in 17 Paesi, con 7mila intervistati, di cui 500 italiani, con un patrimonio minimo a livello globale di 184 mila euro, tra gennaio e febbraio 2015.
(arrivata alla quarta edizione e condotta da CoreData e con cui Natixis cerca di avere una percezione su quelli che sono gli interessi e le necessità degli individui-investitori)
E in che cosa si differenziano gli italiani?
L'investitore italiano risulta in differenziazione, per certi aspetti, in alcuni elementi.
Uno di questi, per esempio, è la percezione della necessità di doversi occupare in modo sempre più individuale, a livello personale, rispetto a quanto non accadesse prima, di potersi garantire un sistema di vita dignitoso, nel momento in cui si lascia il mondo del lavoro.
Questa percezione di dover pianificare una certa condizione economica è più elevata che in altri contesti, il 43% degli intervistati rispetto al 36% a livello globale.
Questo dato è confortato dal fatto che il 71% degli italiani (rispetto al 69% globale) dichiara che uno degli obiettivi a livello di investimenti è proprio relativo alla vita post lavorativa.
Questo, a mio giudizio, è un qualcosa che va nella giusta direzione, non soltanto dal punto di vista dell'investore e dell'industria del risparmio gestito, ma perchè mette finalmente al centro l'individuo.
Mi spiego meglio.
Se è vero che esiste un gap tra le aspettative di rendimento e le necessarie consapevolezze di come saper interpretare i rischi nel portafoglio, allora per raggiungere questi obiettivi c'è da operare con la tecnica di gestione.
Un altro dato della survey che emerge riguarda la domanda su quanto rendimento si pensa di aver bisogno per raggiungere i propri obiettivi: a livello internazionale si attesta al 9,7% al netto dell'inflazione (si va dal 12,2% della Colombia all'8% di Germania e Svizzera) mentre per gli italiani è il 9,1%.
Contemporaneamente, solo il 52% degli italiani si è dichiarato disponibile ad assumersi ulteriori rischi rispetto al 2014.
Evidentemente non si comprende appieno il sistema in cui si vive: c'è l'intervento delle banche centrali che tengono i tassi molto bassi, con rendimenti in alcuni casi negativi, limitando il concetto di "rendita" molto caro agli italiani.
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