Le aziende che acquistano online sono circa 30mila, solo il 4% delle 745mila imprese europee. Siamo oggettivamente in ritardo ma possiamo recuperare.
Anche nel B2C
Il Netcomm eCommerce Forum è stata l'occasione per verificare lo stato di salute del commercio elettronico in Italia.
In un mondo in cui aumentano fortemente gli scambi economici digitali tra imprese, l'Italia, pur crescendo, rimane ancora indietro, con grandissime potenzialità inespresse.
Potenzialità che avrebbero un enorme impatto di crescita su PIL e occupazione.
Ne abbiamo parlato con Roberto Liscia, Presidente di Netcomm - Consorzio del Commercio Elettronico Italiano
Come si presenta il mercato internazionale rispetto a quello italiano?
Per il mercato internazionale quest'anno abbiamo visto una crescita del 15%, arrivando a circa 2mila miliardi di euro di fatturato nel mondo.

Attualmente ci sono circa un miliardo e 200 milioni di di eShopper.
Ma se teniamo conto che complessivamente ci sono circa 4 miliardi di persone su Internet, il mercato internazionale possiamo dire che sia entrato nell'età adulta.
Un comparto in cui ci sono grandi player, piattaforme e operatori che in realtà si stanno contendendo i mercati emergenti.
Nella torta internazionale vediamo di fatto che Cina, Giappone ed Estremo Oriente sono molto interessanti anche per gli operatori italiani.
Basti pensare ai soli 500 miliardi di euro di fatturato in Cina, che è diventato il primo Paese per acquisti di prodotti in forma digitale.
In questo momento l'Europa sta correndo anch'essa.
C'è una crescita digitale importante, con un fatturato complessivo vicino ai 400 miliardi di euro, dove chi la fa da padrone sono Gran Bretagna, Francia e Germania, mentre l'Italia è rimasta decisamente indietro.
Oggi nella torta europea rappresenta solo il 3%.
E' evidente che c'è una chiara difformità tra il peso reale dell'economia italiana in quella europea rispetto al peso che abbiamo nel comparto digitale: non siamo rappresentativi.
E questo di fatto è un peccato, perchè significa perdere competitività per le nostre imprese e per le nostre merci.
Tant'è che oggi online importiamo più merci di quante ne esportiamo sul canale digitale.
C'è una differenza nel saldo della bilancia commerciale di circa un miliardo di euro di fatturato di merce.
Eppure il nostro Paese sta correndo.
Oggettivamente gli italiani online crescono, soprattutto attraverso la digitalizzazione avvenuta grazie agli smartphone, che hanno creato un nuovo abilitatore di accesso a internet, che oggi è superiore a quello da PC.
L'Italia è stato il Paese in cui c'è stata la maggiore crescita: il 68% degli accessi al web avvendono tramite smartphone, contro la media europea del 61%, Quindi l'Italia è stato il Paese che si è maggiormente "smartphonizzato", se vogliamo usare questo termine bizzarro.
Di fatto, però, questa crescita del comportamento digitale, che ha portato ad avere 16 milioni di consumatori che acquistano online, non trova corrispondenza nella crescita delle imprese.
Le aziende che acquistano online sono circa 30mila, solo il 4% delle imprese europee, poichè oggi in Europa contabilizziamo circa 745mila imprese, e questo ci porta a rilevare che in Italia le aziende sono rimaste oggettivamente in ritardo.