I Paesi emergenti non sono tutti uguali
Lafferty (Natixis Global AM): nonostante i molti problemi, sia sul versante azioni che obbligazioni, continuiamo a vedere gli EM come una asset class essenziale nel lungo termine. I casi di Messico e India
Gli investimenti nei mercati emergenti (EM) sono cambiati radicalmente a partire dalla Grande Crisi Economica.
Per gran parte degli anni 2000, la performance dei mercati emergenti nei vari Paesi è stata spinta da fattori comuni, tra cui i tassi di crescita a doppia cifra o quasi-doppia cifra, il rafforzamento delle valute locali e l'aumento delle esportazioni, spesso coincidenti con la domanda di materie prime.
Oggi, tuttavia, tali fattori non dominano più lo scenario dei mercati emergenti.

La crescita del prodotto interno lordo (PIL) prevista per i Paesi emergenti a livello complessivo è prossima al 4%-5%. La forte domanda di materie prime è crollata e gran parte delle valute emergenti sono sotto pressione a causa dell'aspettativa di una stretta sulla politica monetaria statunitense.
In assenza di tali macro temi, ciascun Paese viene valutato sui propri fondamentali e non può essere considerato parte di una asset class omogenea.
Possiamo quindi prevedere che la sorte di ciascun Paese divergerà a causa di differenze in termini di tassi di interesse e inflazione, tassi di risparmio domestico, posizione delle partite correnti e dipendenza dalle commodity.
A fronte di contesti divergenti, la capacità di selezione a livello di titolo, paese e valuta assumerà un ruolo fondamentale.
Poiché ogni Paese segue la propria strada, sarà sempre più difficile effettuare un outlook generale per tutti i "mercati emergenti".
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