L'economia francese? Non va sufficientemente male da generare riforme
Bazzani (Saxo Bank Italia): ci sono molte ragioni, perlomeno nel lungo periodo, per essere ottimisti. Anche se oggi i dati economici ci mostrano un Paese paralizzato dalla stagnazione
Un decennio fa, la Francia è stata un punto di riferimento per le economie europee.
Il PIL pro-capite era lo stesso della Germania.
Ora, è inferiore di otto punti percentuali.
E mentre la Germania ha attuato un programma di riforme molto pragmatico, la cosiddetta Agenda 2010, la Francia ha dormito sugli allori.
Nonostante i suoi punti di forza (innovazione nei trasporti e uno dei migliori sistemi educativi al mondo), la Francia sembra incapace di uscire dalla crisi.
Oggi i dati economici ci mostrano un Paese paralizzato dalla stagnazione.
Nel migliore dei casi il 2016 potrà registrare una crescita economica lievemente superiore all'1,5%, livello appena sufficiente a contenere la disoccupazione.

Contrariamente ai Paesi vicini, per la Francia sembra meno probabile il beneficio di condizioni economiche eccezionali come bassi tassi d'interesse, euro debole e diminuzione del 50% del prezzo del petrolio.
Per la crescita economica sono infatti necessarie una rivoluzione tecnologica e/o innovazioni finanziarie.
L'attuale ciclo tecnologico è ancora troppo giovane per avere un impatto significativamente positivo sull'economia e il basso livello degli investimenti privati è probabilmente la più grande sfida che l'economia francese si trova ad affrontare.
Nonostante il cosiddetto "patto di responsabilità" con le imprese, gli investimenti privati, almeno per i prossimi due/tre anni, resteranno inferiori al livello pre-crisi.
La grande quantità di imposte che le aziende francesi devono pagare, scoraggia naturalmente gli investimenti.