Quello che posso aggiungere è che in questo momento in cui le imprese necessitano così fortemente di un supporto alla crescita del business, è importante che gli organizzatori delle manifestazioni sappiano aggiungere, anche in occasione di fiere per vocazione BtoC, momenti di incontro e networking BtoB.
Come AEFI chiedete da tempo un riconoscimento concreto del settore come strumento di politica industriale.
Quali sono le vostre proposte e richieste nel merito e con quali finalità?
E' verissimo.
Da anni sottolineiamo questa necessità e continueremo a farlo.
Le fiere continuano a rappresentare per il 75% delle imprese italiane l'unico mezzo di promozione sui mercati e lo strumento fondamentale per il proprio sviluppo, utile al contatto diretto con il mercato e alla comunicazione della competenza aziendale in fase di ricerca attiva del potenziale acquirente. Inoltre, per un mercato domestico come il nostro, fortemente incentrato su un tessuto industriale di PMI, il supporto delle fiere per approcciare i mercati stranieri è quanto mai vitale.
Non solo, parallelamente, ci siamo impegnati a proporre tutte le misure e le iniziative possibili per consentire ai nostri associati di liberare risorse, utili sia a cogliere le immediate opportunità presentate da Expo 2015 sia ad investire nella crescita domestica e internazionale con un'ottica di lungo periodo.
Vanno in questa direzione, ad esempio, le proposte di intervento che abbiamo avanzato al Ministero per lo Sviluppo Economico che includono tra l'altro un duplice intervento di defiscalizzazione, a favore delle imprese che partecipano alle fiere internazionali in Italia e all'estero e per le fiere stesse che investono sui mercati esteri.
Come Aefi ci siamo adoperati perché le fiere fossero incluse nel Piano Straordinario per la promozione del Made in Italy.
Grazie alla sensibilità del viceministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda, che ha ascoltato le nostre istanze, 30 milioni di euro saranno destinati allo sviluppo degli eventi fieristici.
Si parla delle necessità di accorpamento dei diversi poli fieristici e di parcellizzazione dell'offerta.
Qual è la posizione AEFI?
"Fare sistema" è l'unica chiave per valorizzare l'intero comparto.
Serve una compattezza associativa sempre maggiore, un gioco di squadra in cui tutti seguano le stesse logiche e lavorino per interessi comuni.
Il nostro Paese è tra quelli che più in Europa vanta un'eterogeneità di organizzazioni fieristiche.
Questo è certamente un valore che va preservato, sia per l'intero sistema che per i territori, perché abbiamo realtà in grado di rappresentare comparti e aziende di grande varietà.
Tuttavia è vero che in alcuni casi un processo di aggregazione potrebbe amplificare il ritorno offerto sia al mercato che al territorio.
Le possibili dinamiche di integrazione e accorpamento non sono certo semplici, ma laddove si riuscisse a creare o identificare condizioni favorevoli a questo tipo di processo, senza anteporre timori o interessi personali, AEFI le guarderebbe e analizzerebbe con interesse, favore e spirito costruttivo per l'intero comparto.
Il 2015 sarà l'anno di EXPO.
Come si prepara il settore e attraverso quali strategie?
Vivendolo per ciò che realmente è: un'occasione per tutto il Paese.
Per questo tutti i nostri associati sono in prima linea nella promozione dell'evento, a partire dalle manifestazioni che coprono a diverso titolo la filiera dell'agroalimentare.
A tal proposito, e tornando al tema sopracitato del "fare sistema", come AEFI, insieme a ICE Agenzia e al supporto del Ministero dello Sviluppo Economico, abbiamo messo a punto il progetto Road to Expo 2015, che grazie a importanti iniziative di incoming ha fatto conoscere le peculiarità dell'industria agroalimentare italiana a 321 nuovi operatori stranieri, offrendo agli operatori la possibilità di ampliare il proprio network di relazioni e di avviare nuovi business a livello internazionale.
Road to Expo 2015 prevede inoltre una serie di attività all'estero, che proseguiranno anche nei primi mesi del prossimo anno, nelle principali manifestazioni internazionali del settore agroalimentare toccando mercati target quali Germania, Francia, Usa, Giappone, Russia, Cina, Emirati Arabi e Nord Africa.
L'internazionalizzazione e l'approdo verso nuovi mercati è uno dei temi più caldi per le grandi fiere italiane.
Quali sviluppi prevede per il futuro e come si muoveranno i diversi poli fieristici?
L'internazionalizzazione è la chiave di volta per la crescita delle nostre imprese e le fiere ricoprono un ruolo centrale.
Come AEFI da tempo lavoriamo per far percepire agli operatori internazionali l'elevato livello delle nostre manifestazioni, promuovendo, ad esempio, il processo di certificazione.
Un progetto che abbiamo promosso in collaborazione con CFI, CFT, la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e Unioncamere, con il decisivo supporto del Ministero dello Sviluppo Economico, che per il secondo anno consecutivo ha stanziato contributi destinati alle fiere che si certificheranno, con l'obiettivo di valorizzare il sistema e la sua collocazione nel panorama internazionale, nell'interesse degli espositori e dei visitatori che frequentano le manifestazioni.
Come si è evoluta e quanto conta la concorrenza delle manifestazioni internazionali?
Conta molto, ma il nostro sistema sta facendo bene. Il settore fieristico italiano è uno dei più importanti a livello internazionale, al secondo posto in Europa, dopo la Germania per dimensione e capacità di attrazione, e quarto a livello mondiale.
Fiere di grandi e piccole dimensioni presentano naturalmente notevoli differenze nelle modalità di approccio ai mercati stranieri.
Le più grandi sono genericamente più strutturate, e nel tempo, hanno costruito e consolidato piattaforme promozionali e network di relazioni perfettamente radicate sul doppio fronte Italia-estero.
Ma rileviamo una crescita delle iniziative che guardano oltreconfine anche nelle fiere di piccole e medie dimensioni. A queste, in particolare, AEFI ha dedicato uno strumento di supporto aggiuntivo, nato dall'accordo di collaborazione sottoscritto tra AEFI e ICE Agenzia.
Questo permette ai nostri associati stipulando specifici accordi operativi, di conferire a ICE incarichi di rappresentanza su uno o più mercati esteri, per incrementare l'incoming di espositori esteri alle fiere italiane e stringere relazioni con interlocutori stranieri strategici per il proprio business.
L'innovazione è un tema particolarmente utilizzato e forse abusato.
Come viene declinato dai diversi poli fieristici? Come sarà la fiera del futuro, conta solo la tecnologia o saranno altri i fattori chiave?
Le manifestazioni devono evolvere, sapere analizzare i mercati e rispondere ai loro mutamenti con nuovi prodotti e servizi aggiuntivi, assistere le vendite all'estero e supportare concretamente nel presidio di piazze internazionali strategiche. Le fiere sono sempre meno spazi fisici in cui esporre e sempre più partner e consulenti per il business delle aziende, in grado di accompagnarle nella definizione di strategie "tailor made" su ciascuna azienda.
Tecnologia, web e social media rappresentano inoltre un mezzo dalle grandi potenzialità, sempre più strategico e sinergico per dare slancio al business delle imprese.
Lei è anche un imprenditore.
Che tipo di ritorno si aspetta come azienda dalla partecipazione ad un evento nel 2015? Come è cambiato il rapporto tra le imprese e le manifestazioni di riferimento?
Contratti e contatti, la mission delle fiere non cambia.
Cambiano le modalità con cui ci arriva.
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