Nel decennio 637 imprese hanno, invece, varcato le soglie dimensionali superiori accedendo all’area delle società medio-grandi.
Si segnala altresì che, circa il saldo prodotto da cause indipendenti dalle soglie dimensionali, le liquidazioni e le cessazioni dovute a procedure concorsuali sono state alla base del 52,9% dei deflussi rappresentando, nel decennio, un fenomeno ampiamente superiore rispetto a quello di segno opposto espresso dalle nuove costituzioni (-450 contro +126). Le operazioni di aggregazione hanno inciso sulla crescita dimensionale in misura marginale (0,6% delle imprese in ciascun anno).
La redditività netta espressa dai valori di ROE ha seguito una traiettoria analoga assestandosi al 4,7% nel 2012 (+2,3% rispetto al 2009). Il raffronto con i gruppi maggiori mette in evidenza un quadro di minore reattività di questi ultimi che hanno segnato livelli mediamente inferiori di ROI e un forte rallentamento di quelli di ROE (-3,4 punti sul 2009).
La redditività netta delle multinazionali italiane appare invece allineata, e talora superiore, alle medie imprese, ma resta un ritardo importante in termini di rendimento di capitale proprio rispetto al periodo pre-crisi (-5,4 punti).
La tassazione delle medie imprese continua ad essere punitiva.
Nella media del periodo 2003-2012 il carico fiscale che ha gravato sulle medie imprese con risultato ante imposte positivo si è assestato al 43,7% ovvero circa 11 punti percentuali sopra la media delle grandi imprese (33%).
Nel 2012, 759 delle 3463 medie imprese hanno chiuso con un risultato di competenza del gruppo negativo.
Struttura finanziaria
La struttura finanziaria delle medie imprese risulta solida con una dotazione di mezzi propri sufficiente a finanziare integralmente gli attivi immobilizzati (62% contro 45,8% nella media del periodo 2003-2012); nel contempo l’attivo corrente netto ha una consistenza superiore a quella dei debiti finanziari scadenti entro l’esercizio successivo (42,2% contro 29,8%). Le attività liquide hanno una rilevanza contenuta (12% del totale), indicando una conduzione d’impresa concentrata sulle attività operative e produttive che non cede alla diversificazione in impieghi di natura finanziaria, se non nella misura in cui essi sono strumentali alla gestione industriale.
Congiuntura recente
L’indagine su un campione rappresentativo di medie imprese industriali italiane mostra che per il 2014 il 45% di tali società prevede un aumento del fatturato (contro il 38% a consuntivo nel 2013) e il 38% un incremento della produzione (è stato invece il 34% a registrarlo per lo scorso anno).
La propensione all’export delle medie imprese è decisamente elevata, tanto che la quota di aziende esportatrici ha sfiorato l’83% nel 2013.
Per l’anno in corso si conferma l’apporto determinante che le vendite all’estero potranno fornire ai risultati aziendali (gli ordinativi esteri saranno in crescita per il 53% delle imprese, rispetto a un 9% che li attende in calo), mentre l’andamento del mercato interno sarà più debole (solo il 27% di imprese si attende un rialzo degli ordinativi interni rispetto al 2013, contro il 17% di quante che ne prevedono una flessione).
Per le medie imprese collocate all’interno dei distretti le prospettive di crescita sui mercati internazionali sono addirittura migliori rispetto al totale delle medie imprese (il 56% prevede ordinativi esteri in aumento nel 2014, rispetto a un 8% in riduzione) e anche al mercato interno si guarda con più ottimismo (per 31% delle medie imprese distrettuali gli ordinativi interni cresceranno nel 2014, contro il 16% che li attende in calo).
Nel 2013, gli investimenti delle medie imprese si sono concentrati sulle apparecchiature informatiche (68%), sui software e servizi informatici (63%) e sui macchinari (61%); su tali asset le imprese continueranno a puntare prioritariamente anche durante il 2014.
La domanda di credito nel primo semestre 2014 si è rivelata sostenuta.
Il 42% delle medie imprese ha dichiarato di voler richiedere risorse a credito, non solamente in risposta all’esigenza di gestire le attività ordinarie (nel 36% dei casi) o per implementare investimenti già avviati (16%), ma specialmente per realizzarne di nuovi (42%).
È comunque, sensibile la percezione di difficoltà nell’accesso al credito: il 31% di quanti hanno intenzione di ricorrervi nel 2014 si attende di riscontrare maggiori difficoltà di erogazione rispetto al 2013.
Si conferma, infine, un saldo radicamento al territorio da parte delle medie imprese: oltre il 72% di esse non ha mai considerato di spostare le proprie produzioni all’estero.
Tra le motivazioni identificate, quelle che pesano maggiormente su tale scelta sono il chiaro riconoscimento del made in Italy come fattore di vantaggio competitivo delle produzioni sui mercati (nel 36% dei casi) e i legami con il territorio, in termini sia di rapporti di filiera, sia di rapporti con la comunità economica e sociale locale (nel 18% dei casi).
E’ possibile scaricare una sintesi dell’indagine ed un ampio numero di statistiche economico-finanziarie derivanti dalla rielaborazione dei dati desunti dai bilanci del periodo 2003-2012 dal sito dell’Ufficio Studi di Mediobanca (www.mbres.it), da quello di Unioncamere (www.unioncamere.gov.it) e dal portale statistico delle Camere di commercio (www.starnet.unioncamere.it)
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