Risky Asset: improvviso calo delle quotazioni in estate
Hofrichter (AllianzGI): Nonostante tutto siamo ancora convinti che, nel medio termine, le azioni e i prodotti a spread in genere dovrebbero fare meglio dei titoli considerati sicuri, ovvero le obbligazioni di alta qualita'
Mentre molti investitori si stavano godendo le meritate vacanze, i prezzi di diverse asset class rischiose hanno registrato forti ribassi. A luglio, i mercati azionari, in particolare il segmento small cap, i periferici dell’Area Euro e il segmento high yield hanno faticato a fronte di un aumento della volatilità del mercato. È estremamente difficile prevedere le tempistiche esatte di questi fenomeni, tuttavia il momento negativo non ci ha colti particolarmente di sorpresa.
Le valutazioni hanno toccato livelli estremi per il mercato azionario più importante, ovvero gli Stati Uniti, in base all’indicatore Price/Earnings aggiustato ciclicamente.
In particolare, a nostro giudizio, le società a bassa capitalizzazione negli Stati Uniti e alcuni settori in crescita presentano valutazioni particolarmente ambiziose. Lo stesso vale per i titoli high yield globali e, in misura minore, per le obbligazioni investment grade. Mentre le valutazioni elevate non sono solitamente una ragione sufficiente per avviare una correzione del mercato (possono deviare dal fair value per anni), in questa fase possono rappresentare un problema per diverse ragioni.
Primo, la Federal Reserve prevedibilmente innalzerà i tassi di interesse nel corso del prossimo anno. In base a recenti dati economici, gli investitori dovrebbero posticipare le loro aspettative sul primo aumento dei tassi. Se l’esperienza del passato esprime un’indicazione sul futuro, l’avvio di un ciclo di rialzo dei tassi probabilmente scatenerà una correzione temporanea degli strumenti rischiosi. Basti pensare alle oscillazioni del mercato lo scorso anno, a maggio e giugno, dopo l’annuncio del tapering da parte della Fed.
Secondo, le aspettative del mercato sulla crescita futura, sui tassi di interesse e sugli utili sono piuttosto concentrate. C’è ampio accordo, a dimostrazione che molti investitori hanno già preso posizione. In altri termini, probabilmente scarseggeranno gli acquirenti marginali al variare delle prospettive di politica economica e monetaria. È quanto è avvenuto alla fine degli anni ’90 e a metà dello scorso decennio quando i prezzi delle attività rischiose sono scesi.
Terzo, anche se i valori economici restano in linea con la nostra previsione di una crescita leggermente al di sopra della media nei paesi industrializzati, i dati si sono attestati sorprendentemente al rialzo, in particolare in Europa. Gli strumenti rischiosi in genere prosperano a fronte di un flusso di notizie positive, ma solitamente arrancano se le notizie non rispecchiano le aspettative del mercato. Infine, i volumi delle negoziazioni sono piuttosto bassi in questo momento, in particolare per i mercati delle obbligazioni societarie, a dimostrazione che i cambiamenti normativi tendono a ridurre le scorte di obbligazioni nei portafogli delle banche. Di conseguenza, le oscillazioni del mercato e le ondate di volatilità a seguito delle rettifiche di portafoglio potrebbero rivelarsi più consistenti rispetto ai livelli di prima della crisi.
Questi fattori spiegherebbero temporanee oscillazioni delle valutazioni delle attività rischiose, ma noi siamo ancora convinti che, nel medio termine, le azioni e i prodotti a spread in genere dovrebbero fare meglio dei titoli considerati sicuri, ovvero le obbligazioni di alta qualità. Il fattore chiave è che, anche se la Fed e la Banca d’Inghilterra iniziano ad aumentare i tassi, la politica monetaria in tutte le principali regioni resta estremamente accomodante. In genere questo scenario favorisce le attività rischiose, non solo in termini relativi rispetto ai titoli sovrani di alta qualità, ma anche in termini assoluti. Tuttavia, dobbiamo riconoscere che nella fase di ripresa dopo la crisi non sono mancati “facili guadagni”.
In futuro riteniamo che sarà necessaria una maggiore differenziazione tra asset class e nell’ambito delle diverse categorie di investimento.
Stefan Hofrichter, Chief Economist AllianzGI
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