Distinguere minibond di grandi imprese da quelli delle PMI
Paciello (Assiom Forex): Analizziamo le differenze tra le due tipologie di emissioni
Secondo uno studio della società di rating italiana Crif, sono oltre diecimila le società che hanno le caratteristiche potenziali per poter emettere i minibond previsti dal D.L.83.
Nonostante le rosee previsioni, dall’approvazione del “Decreto sviluppo” fino ad oggi, sono stati emessi solo 45 minibond, numero che scende a 32 se non si considerano le tranches multiple emesse da un’unica società.
Analizzando le emissioni presenti sul mercato, si evidenzia all’interno di questa nuova asset class una sotto categorizzazione tra quelli appartenenti a società di grandi dimensioni, con un fatturato medio di oltre 500 milioni di euro che per comodità chiameremo minibond GI (grandi imprese), e le emissioni appartenenti a piccole e medie imprese, il cui fatturato medio è al di sotto dei 60 milioni di euro e che chiameremo minibond PMI.

Su un ammontare totale di 5119 miliardi di euro di minibond emessi, ben 4910 miliardi appartengono solamente a 8 società di grandi dimensioni che hanno offerto al mercato 19 minibond sotto forma di emissioni con tranches multiple.
Inoltre è interessante notare che l’emissione di minibond con più tranches in 8 dei 19 casi è stata rivolta anche al mercato americano grazie all’utilizzo della legge US 144a, che consente di vendere ad investitori istituzionali residenti negli USA, bond emessi da società non US.
Bisogna dire che, considerata la notevole dimensione delle società che hanno emesso minibond GI, si fa fatica a pensare che dal 2008 in poi abbiano subito una significativa chiusura dei rubinetti del credito bancario, come invece è spesso accaduto per molte PMI.
Ulteriori elementi che fino ad ora contraddistinguono i minibond GI sono sia la presenza per tutte le emissioni del rating attribuito da S&P, Fitch o Moodys, sia il settore nel quale operano.