Innovazione estrema, grande conoscenza della tecnologia e capacità di inventarne di nuova. Battere la crisi nell’epoca di Internet 3.0
Capire una serie di segnali che arrivavano dai mercati, captare le esigenze di vari settori e far progetti con tecnologie sempre all’avanguardia.
E’ la filosofia che le aziende italiane dovrebbero fare propria, per esser preparati a cogliere le opportunità che ci sono e ci saranno.
Perchè gli italiani, non importa in quale settore, in quanto a creatività hanno ben pochi rivali.
Ne abbiamo parlato con Sandro Bordato, CEO del Gruppo CEIT, azienda ICT in continua evoluzione e che ha grandi progetti a tresessanta gradi.
Da dove parte la vostra eccellenza?
Da lontano.
Come famiglia addirittura dal 1908.
Il mio bisnonno aveva avviato probabilmente una tra le prime attività private di installazione di reti elettriche, in Valsugana, quando ancora era parte dell’impero austro-ungarico.
Tale attività è rimasta nel DNA della famiglia.

Infatti, dopo la pausa dovuta alle vicende belliche, a metà degli anni ’50 mio padre riprese l’installazione di reti elettriche e telefoniche fino a giungere ai giorni nostri.
Possiamo quindi dire che la nostra azienda ha percorso l’intera evoluzione del mondo delle TLC, fino a giungere alla multimedialità di oggi. La società capogruppo è rimasta CEIT, poi evolutasi in altre realtà. Nel 2007-2008 abbiamo intrapreso un percorso di cambiamento volto a sviluppare la parte più tecnologica della nostra azienda, che ha portato a garantire un’offerta completa, che abbraccia l’intero mondo dell’ICT. In particolare ci siamo spinti più in là cercando di intercettare per primi quali sarebbero state le tendenze delle TLC aziendali negli anni a venire.
Se da un lato la crisi economico-finanziaria ha accelerato tale processo di cambiamento, dall’altro il cambiamento stesso si è rivelato essere uno strumento fondamentale per poter superare la crisi. Oggi ci consideriamo un’azienda che persegue l’innovazione spinta, anche perché crediamo che essa possa portare un contributo tecnologico importante alla nostra società. E, in qualità di azienda italiana, posso affermare con orgoglio che noi italiani abbiamo delle capacità che pochi altri hanno; soprattutto se parliamo di creatività, di coniugare idee e progetti innovativi, di investire tutto nella nostra capacità di fare.
Origini nella tecnologia, ma l’idea di costruire in un campo come quello dell’ICT, di solito ad appannaggio di aziende della Silicon Valley, come è venuta?
Nasciamo come System Integrator e, dopo aver affinato le nostre capacità di ascoltare le esigenze dei nostri Clienti, per anticipare e soddisfare i loro bisogni, e di integrare le tecnologie prodotte da altri, abbiamo voluto affiancare lo sviluppo di tecnologie nostre. In particolare abbiamo avviato una start-up legata al mondo “del touch”, piattaforme multimediali, multi-touch e multi-users che ci consentono di spaziare dall’ICT più tradizionale fino alle tecnologie di telecomunicazione più avanzate, offrendo Soluzioni complete e trasversali a tutti i settori vertical.
Avete aperto quindi nuove linee di business.
Più un’esigenza di incrementare il fatturato o di cogliere opportunità?
Lo spiego con un esempio.
Io ho una passione nella vita: fare il velista.
Quando si va in barca a vela, in ogni momento si osservano tutti i segnali deboli che preannunciano come cambierà il vento da lì a poco, al fine di fare le scelte strategiche e tattiche migliori per poter portare a termine la regata. Così ho fatto anche anni fa, cercando di capire da una serie di segnali che arrivavano dai mercati – sia dei nostri Clienti sia delle tecnologie – quelle che sarebbero state le evoluzioni di questo mondo. L’intuizione e la capacità (oltre che un po’ di fortuna) di cogliere questi messaggi in maniera corretta, sono state importanti perché ci hanno permesso di affiancare al nostro know-how tradizionale, vale a dire il saper gestire tecnologie di telecomunicazioni, la capacità di “vestirle di contenuti”.
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