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21/05/2014

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Bordato (b!): Diventare leader nell’ICT inseguendo un sogno

Innovazione estrema, grande conoscenza della tecnologia e capacità di inventarne di nuova. Battere la crisi nell’epoca di Internet 3.0

Capire una serie di segnali che arrivavano dai mercati, captare le esigenze di vari settori e far progetti con tecnologie sempre all’avanguardia. E’ la filosofia che le aziende italiane dovrebbero fare propria, per esser preparati a cogliere le opportunità che ci sono e ci saranno. Perchè gli italiani, non importa in quale settore, in quanto a creatività hanno ben pochi rivali. Ne abbiamo parlato con Sandro Bordato, CEO del Gruppo CEIT, azienda ICT in continua evoluzione e che ha grandi progetti a tresessanta gradi.

Da dove parte la vostra eccellenza?

Da lontano. Come famiglia addirittura dal 1908. Il mio bisnonno aveva avviato probabilmente una tra le prime attività private di installazione di reti elettriche, in Valsugana, quando ancora era parte dell’impero austro-ungarico. Tale attività è rimasta nel DNA della famiglia. Infatti, dopo la pausa dovuta alle vicende belliche, a metà degli anni ’50 mio padre riprese l’installazione di reti elettriche e telefoniche fino a giungere ai giorni nostri. Possiamo quindi dire che la nostra azienda ha percorso l’intera evoluzione del mondo delle TLC, fino a giungere alla multimedialità di oggi.

 La società capogruppo è rimasta CEIT, poi evolutasi in altre realtà. Nel 2007-2008 abbiamo intrapreso un percorso di cambiamento volto a sviluppare la parte più tecnologica della nostra azienda, che ha portato a garantire un’offerta completa, che abbraccia l’intero mondo dell’ICT. In particolare ci siamo spinti più in là cercando di intercettare per primi quali sarebbero state le tendenze  delle TLC aziendali negli anni a venire.
Se da un lato la crisi economico-finanziaria ha accelerato tale processo di cambiamento, dall’altro il cambiamento stesso si è rivelato essere uno strumento fondamentale per poter superare la crisi. Oggi ci consideriamo un’azienda che persegue l’innovazione spinta, anche perché crediamo che essa possa portare un contributo tecnologico importante alla nostra società. E, in qualità di azienda italiana, posso affermare con orgoglio che noi italiani abbiamo delle capacità che pochi altri hanno; soprattutto se parliamo di creatività, di coniugare idee e progetti innovativi, di investire tutto nella nostra capacità di fare.

 

Origini nella tecnologia, ma l’idea di costruire in un campo come quello dell’ICT, di solito ad appannaggio di aziende della Silicon Valley, come è venuta?

Nasciamo come System Integrator e, dopo aver affinato le nostre capacità di ascoltare le esigenze dei nostri Clienti, per anticipare e soddisfare i loro bisogni, e di integrare le tecnologie prodotte da altri, abbiamo voluto affiancare lo sviluppo di tecnologie nostre. In particolare abbiamo avviato una start-up legata al mondo “del touch”, piattaforme multimediali, multi-touch e multi-users che ci consentono di spaziare dall’ICT più tradizionale fino alle tecnologie di telecomunicazione più avanzate, offrendo Soluzioni complete e trasversali a tutti i settori vertical. 

Avete aperto quindi nuove linee di business. Più un’esigenza di incrementare il fatturato o di cogliere opportunità?

Lo spiego con un esempio. Io ho una passione nella vita: fare il velista.

Quando si va in barca a vela, in ogni momento si osservano tutti i segnali deboli che preannunciano come cambierà il vento da lì a poco, al fine di fare le scelte strategiche e tattiche migliori per poter portare a termine la regata. Così ho fatto anche anni fa, cercando di capire da una serie di segnali che arrivavano dai mercati – sia dei nostri Clienti sia delle tecnologie – quelle che sarebbero state le evoluzioni di questo mondo. L’intuizione e la capacità (oltre che un po’ di fortuna) di cogliere questi messaggi in maniera corretta, sono state importanti perché ci hanno permesso di affiancare al nostro know-how tradizionale, vale a dire il saper gestire tecnologie di telecomunicazioni, la capacità di “vestirle di contenuti”. Si trattava di una sapienza che avevamo già al nostro interno, ma che era ancora inespressa.  Smart City, Big Data, applicazioni Cloud, Internet delle Cose, … sono terminologie oggi ben note, entrate nel linguaggio comune, che noi abbiamo cavalcato prima della loro notorietà.


 Abbiamo scelto di stare in questo mondo, chiamiamolo delle “Smart Cities” o dell’“Internet delle Cose”, offrendo sistemi di sensoristica, sistemi di comando e controllo, ecc.. Le nostre intuizioni ci hanno aperto e ci stanno aprendo in maniera molto significativa nuovi scenari; inoltre ci hanno permesso di uscire e portare, in maniera totalmente innovativa, questo nostro “Made in Italy tecnologico” anche fuori dall’Italia.

Che riscontri avete avuto?

Devo dire che finora i riscontri sono estremamente positivi. L’aspetto più bello è che da mera esecutrice tecnica di progetti e soluzioni imposte e importate più o meno dai grandi vendor mondiali, l’azienda ha oggi la possibilità di essere estremamente creativa nel realizzare e proporre le proprie tecnologie. Soluzioni avanzatissime e trasversali, che spaziano dalla gestione del territorio, ad applicazioni per le Smart Cities e per l’amministrazione e controllo di Big Data; fino al monitoraggio e gestione in tempo reale di eventi e situazioni d’emergenza.


Senza dimenticare le Soluzioni per il settore Sanità e in primis per l’assistenza medico-sanitaria, per il settore delle Utilities (sistemi di comando e controllo di grandi reti tecnologiche sui territori), utilizzabili anche dalla Protezione Civile e nell’ambito di missioni umanitarie; soluzioni per l’Agroalimentare focalizzate sul controllo e gestione della filiera agroalimentare, piuttosto che applicazioni per la Logistica e Trasporti, fino ad arrivare a Sistemi con capacità predittiva di eventi, sia naturali sia sociali.

Avete avuto riscontri importanti all’estero?

Recentemente abbiamo presentato alcune nostre soluzioni negli USA riscuotendo notevole interesse. Questo ci fa ben sperare, perché è stata riconosciuta l’assoluta innovazione sia della proposta sia della realizzazione pratica delle nostre soluzioni. In particolare è stata apprezzata la possibile di gestire in tempo reale su un’unica piattaforma, NA-IF (Natural Interface), con grande facilità, una vasta mole di informazioni, senza bisogno di grandissimi investimenti tecnologici.


Questo significa che anche persone senza una preparazione informatica, possono accedere ad informazioni e sistemi informatizzati senza imparare come funzionano; anzi insegnando ai sistemi stessi quali sono le attività che loro sono in grado di fare. Pensiamo alla portata di tutto ciò: se semplicemente estendiamo tale concetto alla Sanità e in particolare all’assistenza sanitaria, possiamo capire che anche gli anziani potranno utilizzare tali applicazioni in modo estremamente semplice, beneficiando dei vantaggi che esse comportano.

Qual è la vostra visione per passare da una idea alla sua realizzazione? C’è un segreto?

Facendo l’imprenditore vivo di questi aspetti. Gli elementi sono fondamentalmente due: alla base deve esserci la capacità di gestire al massimo livello gli strumenti che servono, le tecnologie nel nostro caso. La nostra esperienza e storia parlano di un presidio costante dell’innovazione. Che ci ha permesso addirittura negli ultimi anni di creare noi stessi tecnologie innovative, partendo dalle nostre idee. Il secondo aspetto è quello di offrire un sogno alle persone che lavorano nell’azienda.


Nel nostro caso è quello di contribuire, tramite le nostre capacità e soluzioni, a migliorare la società in cui viviamo. Fare business è la conseguenza di tutto questo. Siamo oltre 160 persone e tutti nel loro piccolo o grande, partecipano quotidianamente alla realizzazione di questo sogno. Ognuno contribuisce con idee, energie, tempo, e mette il cento per cento di sé stesso. E in una fase di cambiamento, soprattutto di questi tempi, è fondamentale che ognuno lavori con passione per perseguire un sogno.

Quali possono essere dei suggerimenti per un giovane che vorrebbe partire con una start-up nell’ICT?

Abbiamo degli esempi importanti, ma parto da noi. Na-If è nata dall’aver intercettato, grazie anche all’interessamento di persone come Stefano Giannini, la presenza e la disponibilità di una certa tecnologia latente, portata avanti da tre ragazzi italiani che presentavano un background formativo diverso e che stavano lavorando su tale progetto. In un certo modo stavano perseguendo il loro sogno.


Il nostro merito è stato di intercettarlo, capirlo e accompagnarlo. Se qualcuno vuole iniziare una startup deve indubbiamente seguire il proprio sogno. Parlando della mia esperienza personale, io ho avuto la possibilità di partire da qualcosa di consolidato e sono imprenditore di seconda generazione … ma ho comunque seguito un mio sogno. Chi parte da zero ha un’esigenza in più, inseguire un sogno e imparare a renderlo concreto e “capibile”. Chi attiva una startup, infatti, si scontra con il problema economico: le risorse finiscono normalmente in fretta, anche perché spesso non si ha l’esperienza necessaria per utilizzarle con efficienza fin da subito. Per questo esistono sono strutture che possono accompagnare i giovani a lanciare la propria attività in maniera efficace ed efficiente. A tale aspetto si aggiunge la capacità di rendere “vendibile” questa idea, in modo da intercettare coloro che potrebbero essere di supporto nella crescita.


Non è facile: le startup hanno un tasso di successo piuttosto basso. Ma qui viene in aiuto il nostro “essere italiani”, quindi la nostra capacità creativa e di cogliere le esigenze del mercato. 
Avere strumenti e un sogno da realizzare sono, quindi, gli elementi chiave per chi inizia una startup … e chi lavora su questo ha probabilmente la possibilità di partire da zero. Di esempi ne ho visti molti: aziende che sono nate e si sono sviluppate anche velocemente con risultati decisamente interessanti. 
Nel nostro piccolo la sfida è stata quella di prendere un’azienda che storicamente era avviata in una certa direzione e migrarla verso “orizzonti più ampi”. Personalmente reputo che sia stata interessante anche la “gestione del cambiamento”, esperienza che appunto abbiamo vissuto sulla nostra pelle. E il nome della nostra società, “b!”, sintetizza quello che per me significa essere un’azienda vitale. “Be yourself anyway”: un’esortazione ad essere, a mettere se stessi, esternalizzare quello che si ha dentro,… questa è per noi la chiave per rimanere sempre vivi  e attenti, in un mondo che cambia quotidianamente.


Credo che moltissimi giovani abbiano grandi capacità. Devono solo essere in grado di farle proprie, concretizzarle nella vita quotidiana. Nessun altro lo può fare al loro posto. 


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