Pastori (ASCRI): E’ un problema complesso che va gestito preventivamente e con le giuste competenze. Il nostro fine è salvaguardare le aziende e l’occupazione
In Italia solo il 31% delle imprese familiari riesce a passare alla seconda generazione e solo il 15% alla terza generazione (dati Infocamere 2012), spesso con gravi problemi per quelle imprese che passano di mano.
Considerato che la grande maggioranza delle imprese italiane sono familiari, il problema di come affrontare con successo il passaggio generazionale è di grande rilevanza.
Ne abbiamo parlato con Claudio Pastori, Presidente dell’Associazione Studio e Prevenzione Crisi di Impresa (ASCRI), associazione si prefigge lo scopo di star vicino nelle varie problematiche tipiche della Piccola Media Impresa.

“Chiariamo subito che per PMI intendiamo anche quella che arriva a qualche centinaio di milioni di euro di fatturato” afferma Pastori.
“E’ l’ossatura dell’Italia e l’espressione della genialità imprenditoriale nazionale.
Per il passaggio generazionale, che è uno dei temi affrontati dall’ASCRI, il nostro scopo è quello di creare dei gruppi di lavoro, stimolando l’entusiasmo degli attori di questa vicenda.
Questi sono: gli impreditori, i loro professionisti di fiducia e storici, i manager (anche esterni) ed i consulenti legali e fiscali.
Il passagio generazionale si deve muovere dalla prevenzione, che si porta dietro il fatto di convincere l’imprendire sulla ineluttabilità di un problema che prima o poi deve affrontare.
Il professionista storico è un elemento essenziale perchè, soprattutto per le imprese di minori dimensioni, possiede un bagaglio di conoscenze assolutamente insostituibile.
Costui deve anche, laddove si formalizzasse la gestione del passaggio, avere “l’umiltà” di avvalersi di consulenti specializzati.
Ma sono tutti fattori che vanno ben pianificati”.
Perchè ha parlato di prevenzione?
“Al passaggio generazionale bisogna prepararsi per tempo.
Anche perché può verificarsi una scomparsa prematura del leader dell’impresa, il che vuol dire anche 10 o 20 anni prima, e seguire delle regole precise che per la prima volta sono state codificate da un gruppo di lavoro dell’ASCRI in un vero e proprio decalogo operativo, che deve essere di stimolo”.