L’Europa resta favorita alle “Olimpiadi” dei mercati
Carcaterra (Anima): Nonostante il 2013 sia stato un anno eccezionale per le azioni e l’avvio del “tapering” da parte della Fed, confermiamo una visione ancora a favore delle asset class azionarie
Ancora nel segno dell’azionario.
Nonostante la decisione da parte della Federal Reserve americana di ridurre la sua politica espansiva avviando il cosiddetto “tapering”, ci aspettiamo che il 2014 sia un altro anno a favore degli indici azionari.
Tuttavia, considerando che ormai le Borse registrano un rialzo dal 2009 e che in particolare il 2013 ha rappresentato un’annata eccezionale, - basti pensare che quasi tutte le asset class rischiose ad eccezione dei mercati emergenti hanno realizzato performance molto positive - è ragionevole pensare che si potrà assistere a fisiologici momenti di volatilità, così come si è visto recentemente a causa delle pressioni speculative sulle valute emergenti.

In particolare, la Fed, alla luce del “rafforzamento della crescita dell’attività economica” e dei “miglioramenti” registrati dal mercato del lavoro, ha deciso di proseguire nel suo programma graduale di riduzione della politica espansiva, portando gli acquisti di titoli del tesoro sul mercato a 65 miliardi di dollari al mese, dopo aver provveduto già a dicembre al primo taglio di 10 miliardi di dollari, diminuendo gli stimoli da 85 a 75 miliardi di dollari al mese.
Al contrario, il Presidente Mario Draghi ha sottolineato che la politica monetaria resterà accomodante per tutto il tempo necessario e, di fronte a uno scenario di bassa inflazione nell’Eurozona, Draghi ha posto l’accento sull’impegno a mantenere i tassi ai livelli attuali o addirittura più bassi.
Fatte queste premesse, quindi, pensiamo che il diverso approccio adottato dalla Bce da una parte e dalla Federal Reserve dall’altra, rappresenterà una costante nel corso del 2014: la prima potrebbe intervenire con misure non convenzionali, mentre al contrario la seconda potrebbe con il tempo avviare manovre sempre più restrittive attraverso la riduzione degli acquisti di asset.

Va però considerato che, nonostante il tasso di disoccupazione sia calato, la disoccupazione resta sempre su livelli elevati; di qui l’impegno della Fed a mantenere i tassi di interesse ufficiali bassi in un range compreso tra 0 e 0,25, fino a che il tasso di disoccupazione non sarà sceso saldamente sotto il 6,5% (e le aspettative di inflazione sotto quota 2,5%).
Pertanto, considerando che la Fed non dovrebbe muovere drasticamente nel breve periodo i tassi, riteniamo che continuino ad essere presenti i presupposti per la crescita dei mercati azionari e soprattutto dei listini di Eurozona e Giappone.
A proposito la Fed prevede un tasso di disoccupazione al 6,3% per la fine del 2014, compreso nel range 5,8-6,1% a fine 2015 e fra 5,3-5,8% a fine 2016.
Noi ci aspettiamo tassi a breve bassi e stabili in Europa per i prossimi mesi e in lieve rialzo in Usa per effetto del “tapering” e ancora rendimenti a lunga in rialzo sulle aree “core”.
Un altro elemento positivo per l’equity è rappresentato dall’ulteriore stabilizzazione che si è realizzata sugli spread periferici: da qualche tempo ormai lo spread Btp/Bund è sceso stabilmente nell’area 200 punti base e solo per effetto della volatilità degli ultimi giorni, a causa anche delle tensioni sulle valute emergenti, si è leggermente rialzato.
Ci sono poi altri due fattori che ci fanno essere più favorevoli sulle asset class azionarie piuttosto che su quelle obbligazionarie.