L'economia italiana tra luci e ombre: il rapporto Istat 2024 fa il punto
Il Rapporto Istat 2024 analizza l'economia, il lavoro, la demografia e l'istruzione in Italia
L'economia italiana mostra segnali di resilienza, nonostante le incertezze del quadro macroeconomico internazionale.
Il Rapporto Annuale Istat 2024 evidenzia una crescita del PIL superiore alla media UE negli ultimi tre anni, trainata principalmente dalla domanda interna e dagli investimenti. Tuttavia, il 2023 ha visto un rallentamento dell'attività economica nelle principali economie europee.
Il mercato del lavoro italiano ha registrato un andamento positivo, con un aumento dell'occupazione soprattutto a tempo indeterminato. Permangono, però, criticità strutturali che frenano la crescita, come il basso livello di investimenti e produttività. L'inflazione ha avuto un impatto differenziato su imprese e famiglie, penalizzando maggiormente le fasce più deboli.
Negli ultimi vent'anni, il lavoro ha subito profonde trasformazioni, con un aumento dell'occupazione femminile e degli over 65, a fronte di una diminuzione tra i giovani. L'economia italiana ha dimostrato capacità di reazione agli shock recenti, grazie anche alle misure di sostegno, ma le prospettive di crescita restano vincolate a fattori di criticità radicati.
La struttura demografica italiana è profondamente cambiata, con un progressivo invecchiamento della popolazione. Nel 2023, oltre la metà degli italiani ha almeno 75 anni. I flussi migratori hanno parzialmente contrastato il calo demografico, ma nell'ultimo decennio il loro apporto positivo si è ridotto. Il 2023 ha segnato un nuovo minimo storico di nascite e un saldo naturale fortemente negativo.
"Negli ultimi vent'anni si sono diffuse nuove modalità di formazione della famiglia", sottolinea il rapporto. Nel 2022-2023, coppie non coniugate, famiglie ricostituite, single non vedovi e monogenitori non vedovi rappresentano il 39,7% del totale dei nuclei, contro il 21,9% del 2002-2003.
Nonostante i recenti progressi, l'Italia presenta ancora un ritardo rispetto alla media europea per quota di adulti con titoli di studio elevati. Tuttavia, i percorsi di istruzione e formazione coinvolgono fasce sempre più ampie della popolazione.