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Dicembre_2013

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Hays: il manager di domani parla cinese, portoghese, russo e polacco

Soave (Hays): Ormai la conoscenza dell’inglese non è più sufficiente per restare al passo con il mercato globale. Ed è caccia aperta ai professionisti con specifiche competenze linguistiche

Per essere competitivi sul mercato del lavoro internazionale è fondamentale utilizzare una lingua comune che renda efficaci, semplici e immediate le comunicazioni tra le aziende. E se l’inglese, considerata fino a qualche anno fa la lingua “principe degli affari” sembra avere perso lustro, salgono invece le quotazioni di quei professionisti in grado di rapportarsi con nuove realtà economiche in cinese, portoghese, russo o polacco. Quadri e top manager a caccia di nuove opportunità d’impiego devono quindi aggiornarsi, arricchendo il proprio CV con nuove skill linguistiche.
È questo un tema di grande attualità che viene analizzato nell\'ultimo numero dell’Hays Journal, pubblicazione firmata dal gruppo Hays, uno dei più importanti player della selezione specializzata a livello globale. Secondo l’analisi, infatti, il miglioramento delle competenze linguistiche influenza positivamente, non solo la singola performance lavorativa, ma accresce anche l’autostima dei professionisti, aiutando l’azienda a interfacciarsi in un contesto economico globale in costante evoluzione.


“In una società in cui gli equilibri cambiano in continuazione e i mercati emergenti potrebbero ribaltare lo scacchiere economico mondiale, i paesi più “forti” devono trovare un nuovo sistema di condivisione linguistica, evitando di imporre la propria lingua e il proprio sistema valoriale", afferma Carlos Manuel Soave, Managing Director di Hays Italia. "Per questo motivo, è in costante ascesa la richiesta da parte delle aziende, di candidati con conoscenze linguistiche che vadano ben oltre il “semplice” inglese. È sempre più comune, infatti, che le imprese, per poter rimanere competitive sui principali mercati mondiali, attivino ricerche di professionisti con spiccate skill linguistiche”.
Secondo Hays, benché siano sempre ricercati i candidati che hanno familiarità con tedesco, francese e spagnolo, si registra una forte impennata nel volume di richieste di professionisti in grado di relazionarsi fluentemente in cinese, portoghese, russo e polacco con i mercati che negli ultimi anni si stanno facendo strada nel panorama internazionale. In effetti, la Polonia è uno dei pochi paesi europei che sembra essere immune dalla recessione, e il Brasile, la cui economia, attualmente è al sesto posto nella scala mondiale, ha superato perfino quella del Regno Unito.


Va da sé, infine, che il dinamismo di Cina e Russia, vere e proprie super potenze economiche, comporti un’impennata nelle richieste di professionisti che parlino cinese e russo.
“È fondamentale – conclude Soave – capire che conoscenze linguistiche sempre più ampie, che oggi vengono considerate come un trend del mercato, domani potrebbero trasformarsi in una vera e propria discriminante per chi è a caccia di un lavoro. È quindi essenziale che le nuove generazioni di manager aggiornino le proprie conoscenze linguistiche, se non vogliono ritrovarsi penalizzati da un mercato con una matrice sempre più globale”.


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