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Dicembre_2013

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Il fattore politico rimane l’elemento di incertezza per i mercati globali

Sturkenboom (Russell Investments): Nel 2014 ci attendiamo una crescita omogenea e il rafforzamento della ripresa

Sin dal crack di Lehman Brothers, la situazione internazionale è stata caratterizzata dal deleverage e dalla lenta crescita che hanno lasciato le maggiori economie con grande potenzialità e basse pressioni inflazionistiche. Ci attendiamo per il prossimo anno che la crescita omogenea e il rafforzamento di una ripresa accompagnata da bassa inflazione nelle maggiori economie favorisca l’azionario rispetto all’obbligazionario, nonostante mercati azionari con valutazioni già relativamente corrette.
L’economia americana ha pochi squilibri interni e si trova nel mezzo di una crescita piuttosto solida. Il recente stallo politico genererà altra pressione fiscale che potrebbe frenare lo slancio dell’economia. Senza questa zavorra, gli Stati Uniti potrebbero raggiungere il prossimo anno una crescita di quasi il 3% e un tasso di occupazione pari a 200.000 nuovi posti di lavoro al mese.
La situazione è simile in Europa, dove i segnali a lungo anticipati di una ripresa economica potrebbero essere frenati dal fallimento nel processo di creazione dell’unione bancaria. Se guardiamo alle valutazioni, le azioni europee sono preferibili, ma la mancata soluzione della questione bancaria potrebbe influenzare il loro andamento.


Nello stesso Giappone, gli errori di politica economica rappresentano il rischio principale. L’Abenomics è stata un successo e ha aiutato l’economia nipponica a riprendersi. Tuttavia, il rilevante aumento della tassa dei consumi nel momento in cui la ripresa stava prendendo piede rappresenta un pericolo. Le azioni europee e quelle giapponesi sono interessanti, soprattutto rispetto al mercato americano, e i mercati emergenti presentano ancora una volta opportunità di investimento, considerato che sono scambiate a sconto del 25% rispetto ai mercati sviluppati.

Stati Uniti: il debt-ceiling tiene sotto scacco l’economia globale

• La politica monetaria della Fed sarà un fattore decisivo per i mercati.
• Considerato che il 2013 si chiuderà probabilmente con una crescita dell’1,6% su base annua, per due degli ultimi tre anni la crescita economica negli Stati Uniti sarà stata inferiore al 2%.
• L’inasprimento della politica fiscale, attuale e in prospettiva, contribuisce in maniera significativa a questi dati.
• E’ probabile che vi siano lunghe pause e gradualità nel percorso verso la normalizzazione dei tassi di interesse, anche se i nuovi posti di lavoro dovessero superare la soglia dei 200.

000 al mese.
Se l’inasprimento fiscale continuerà allo stesso ritmo nel 2014, è improbabile che i mercati azionari trovino risvolti positivi come accaduto nel 2011 o nel 2013 fino ad oggi. Ogni scadenza relativa al debt-ceiling tiene sotto scacco l’economia globale e i mercati internazionali. I mercati obbligazionari hanno reagito esageratamente alla decisione di non avviare il tapering e allo shutdown, ma l’impatto generale del Quantitative Easing è stato più contenuto di quanto le notizie pubblicate abbiano lasciato intendere.

Eurozona: i fattori positivi continuano a superare quelli negativi, anche se di poco…

• L’Eurozona è uscita dalla recessione nel terzo trimestre 2013 e la crescita economica nel 2014 dovrebbe rimanere positiva, anche se lenta, intorno allo 0,5%-1%.
• La crescita rimane insufficiente per poter ridurre il debito pubblico e/o il tasso di disoccupazione e le riforme strutturali sono pressoché inesistenti.
• I Paesi periferici sono ancora bloccati nella trappola del debito, ma le sfide maggiori sono rappresentate dalla debolezza della Francia e dalla crescita negativa del credito.



• La BCE sta mostrando un atteggiamento accomodante ed è pronta a offrire nuovi aiuti.
• I mercati dovranno confrontarsi con una certa volatilità, all’avvicinarsi di alcune scadenze politiche come la rinegoziazione dei salvataggi in Grecia e in Portogallo o l’implementazione dell’unione bancaria europea.
“Mentre negli Stati Uniti abbiamo assistito a fuochi d’artificio, i rischi politici che avevano caratterizzato la situazione europea si sono in parte mitigati. I dati positivi continuano a superare quelli negativi – anche se di poco. La crescita rimane debole, ma la recessione è ormai alle spalle e l’austerità in via di diminuzione. Le valutazioni sono salite recentemente, ma l’azionario europeo continua a rimanere più a buon mercato rispetto a quello americano.

Asia: l’Abenomics ha rinvigorito l’economia giapponese, ma la stabilità del mercato obbligazionario è minacciata

• L’economia giapponese sta vivendo una significativa ripresa; le azioni sono interessanti, ma le obbligazioni offrono ancora poco valore e presentano rischi nel medio termine.
• La leadership di Shinzo Abe, che ha attuato una significativa svalutazione dello yen, stimoli fiscali e monetari e riforme strutturali, ha certamente dato una scossa all’economia.



• Il Pil reale del Giappone è cresciuto nell’ordine del 4% e la crescita monetaria, che era pari a zero all’inizio del 2013, sta ora marciando al 3% su base annua (dati al 30 settembre 2013).
• Nei prossimi 12 mesi vediamo buone prospettive per i mercati azionari dell’Asia emergente.
• Si può trovare valore nei governativi dell’Australia e della Nuova Zelanda dove le rispettive valute rimangono care.
• In Giappone, l’accelerazione della crescita e dell’inflazione potrebbero avere effetti destabilizzanti per il mercato obbligazionario, spingendo i tassi di interesse verso l’alto in un’ottica di 12 mesi.
Permangono molte sfide per il Giappone, anche se non insormontabili. Più importante, sarà difficile mantenere gli attuali livelli di stimoli fiscali per supportare la spesa dei consumi. Il sistema del welfare giapponese è condizionato dall’invecchiamento della popolazione e da un rapporto debito/Pil che ha quasi raggiunto il 250%. Se l’obiettivo è un aumento nella spesa privata dei consumi, sarà importante che i salari seguano l’aumento dei prezzi.

Wouter Sturkenboom, Strategist europeo di Russell Investments

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