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01/11/2023

idee

Calo demografico e implicazioni per l'economia globale

Jeffrey Cleveland (Payden & Rygel): il calo demografico implica una crescita economica più lenta. Se la popolazione diminuisce, il PIL complessivo faticherà a salire anche in presenza di una crescita della produttività media

Entro il 2086 la popolazione mondiale potrebbe raggiungere il picco di circa 10,4 miliardi di persone per poi iniziare a diminuire. Nonostante il progresso scientifico, infatti, ci vogliono ancora 40 settimane per mettere al mondo un figlio e un paio di decenni perché possa essere davvero socialmente utile, dunque per ogni coppia che sceglie di avere figli può nascere solo un numero limitato di bambini. Affinché la popolazione attuale resti almeno stabile, il numero medio di nuovi nati dovrebbe essere di 2,1 per ciascuna donna e, proprio grazie a questo indicatore, è possibile stimare quante persone abiteranno il Pianeta tra, ad esempio, 20 anni.

Nuove mappe demografiche


Dal 1960 al 2021, il tasso di fertilità della Corea del Sud è calato del -86%, passando da quasi sei nascite per donna a 0,81. Secondo le Nazioni Unite, la popolazione di questo paese, esempio perfetto di calo demografico, potrebbe diminuire di circa 20 milioni nei prossimi 50 anni. In Cina il numero di nascite è già sceso a 1,16 per donna e nei prossimi decenni la popolazione potrebbe ridursi di addirittura 654 milioni, perdendo il primato di nazione più popolosa del mondo a favore dell'India, che, all'inizio del prossimo secolo, potrebbe arrivare a contare 1,7 miliardi di abitanti, circa 600 milioni in più di quelli del Dragone (vedi Grafico 1).

Tuttavia, qui il condizionale è d'obbligo poiché il tasso di fertilità indiano è già pari a 2,0 nelle zone rurali e a 1,6 nelle aree urbane, ben al di sotto del coefficiente demografico di sostituzione naturale.
L'Africa rappresenta un'eccezione al calo demografico, ma i tassi di fertilità tendono a diminuire con l'aumento del reddito pro-capite. Inoltre, è probabile che la crescita demografica di quest'area richieda più tempo per compensare il calo della popolazione di altre zone. Secondo la Banca Mondiale, nel 2021 il tasso di fertilità totale a livello mondiale era pari a 2,27, ma già nei prossimi due decenni potrebbe scendere sotto la soglia del 2,1.

Zone grigie degli indicatori demografici


Esistono tuttavia delle "zone grigie" anche tra le pieghe dei numeri della demografia: incentivi governativi, cambiamenti culturali o progressi tecnologici potrebbero infatti determinare un aumento dei tassi di fertilità. Per quanto riguarda l'immigrazione, dal momento che la Terra si trova ancora in una fase di declino demografico su base netta, il ruolo delle dinamiche migratorie è relativo, poiché queste possono solo spingere singole regioni a guadagnare abitanti a danno di altre.

Sul fronte ambientale, ritenere il calo demografico un vantaggio per l'ambiente è fuorviante, come dimostra il fatto che negli ultimi decenni le economie globali sono già diventate meno avide di risorse naturali, nonostante i nuovi picchi demografici.
Il calo demografico implica, invece, una crescita economica più lenta se i tassi di aumento della produttività (cioè il rapporto tra numero di lavoratori e produzione nel tempo) restano in linea con i dati storici. Negli Stati Uniti, per esempio, la produttività del lavoro è stata in media del 2% nei 50 anni pre-Covid. Con una crescita della popolazione attiva dell'1%, il PIL è complessivamente aumentato di circa il 3% all'anno. Se la popolazione diminuisce, il PIL complessivo faticherà a salire anche in presenza di una crescita della produttività media.
L'unico modo per arginare il problema consiste nell'incrementare la produttività per compensare il calo demografico, che altrimenti correrebbe il rischio di tradursi in un pesante fardello fiscale, soprattutto se con l'invecchiamento della popolazione crescono parallelamente anche i costi di pensioni e sanità pubblica. I progressi dell'apprendimento automatico lasciano sperare che gli avanzamenti tecnologici possano spingere in alto la produttività, ma la matematica in questo caso sembra difficile da smentire.



Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel


 


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