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28/06/2023

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Giovanni Savorani (Confindustria Ceramica): siamo un settore protagonista nel mondo

Nonostante l'aumento dei costi, a partire dall'energia, il 2022 ha visto ottime performance nell'export e una ripresa del mercato interno. Prudenza sull'andamento di quest'anno

La ceramica è da sempre uno dei fiori all'occhiello del Made in Italy che si sta affermando nel mondo acquisendo quote di mercato sempre più importanti. Abbiamo intervistato il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani.

Qual è stato complessivamente l'andamento del settore piastrella nel 2022?


Le dinamiche dello scorso anno si sono costruite durante un primo semestre che ha registrato fortissimi tassi di crescita a cui si è sostituito, nella seconda parte dell'anno, un progressivo rallentamento della domanda. Il risultato finale ha confermato i volumi dell'anno 2021 mentre i fatturati hanno registrato crescite a due cifre, spinti anche dalla necessità di ribaltare i fortissimi aumenti subiti nell'energia, trasporti e materie prime.
La rilevante crescita nella prima parte del 2022 rappresenta la coda dell'espansione successiva all'uscita dalla pandemia, periodo nel quale il risparmio forzato e le molte ore passate in casa hanno spinto verso la riqualificazione della propria abitazione. Il rialzo dei tassi di interesse e l'elevatissima inflazione, unita ad un peggioramento nel clima di fiducia delle famiglie, ha viceversa raffreddato nei mesi successivi i consumi di beni durevoli, tra cui la ceramica.



Guardando ai dati, quanto pesa l'export e quali sono i mercati più attivi?


Il fatturato globale dell'industria delle piastrelle di ceramica italiana ha sfiorato, lo scorso anno, i 7,2 miliardi, con una crescita del +16,5%, grazie ad un export che ha raggiunto i 6 miliardi di euro, +14,8%, quota dell'83% sul totale. La produzione di superfici ceramiche di ogni dimensione e con standard di produzione e di sostenibilità ambientale ai vertici mondiali ha portato l'industria ceramica italiana ad essere protagonista, già da tempo, sui diversi mercati del mondo ed in grado di cogliere le tendenze della domanda in atto.
Lo scorso anno tutti i mercati - a partire da quelli di maggiori dimensioni, quali Germania, Francia e Stati Uniti - ci hanno visto non solo crescere nei fatturati, e in diversi casi acquisire anche quote di mercato. Un fenomeno dovuto dal fatto che gli acquirenti hanno meglio accettato l'incremento dei prezzi messo in atto dall'industria leader al mondo per innovazione ed estetica, rispetto a quanto fatto da quei Paesi che da sempre fanno leva sui soli fattori economici.

Quali le motivazioni di un mercato interno particolarmente brillante?

Dopo quasi 20 anni di progressivo calo, il mercato domestico italiano ha registrato nell'ultimo biennio un consistente balzo in avanti, sia in termini di volumi che di fatturati. Aver raggiunto i 92 milioni di metri quadrati venduti e 1,2 miliardi di euro di fatturato rappresenta un risultato che conferma la ripresa del mercato domestico, principalmente trainata dalle diverse forme di incentivi fiscali sulle ristrutturazioni degli immobili esistenti.

Qual è, in sintesi, l'andamento dei diversi settori, e quali sono stati quelli che hanno performato meglio?


Il comparto delle piastrelle di ceramica ha investito lo scorso anno 441 milioni di euro, con una crescita del 25% rispetto all'anno precedente e con una quota superiore al 6% del fatturato. Una ulteriore conferma della tensione verso l'innovazione che caratterizza da sempre questo segmento della nostra industria.
Anche la ceramica sanitaria ha avuto un ottimo exploit, con un fatturato di 396,9 milioni di euro, grazie a vendite sui diversi mercati esteri per 156,8 milioni di euro (40% del totale).

Il settore dei produttori italiani di laterizi, che si compone di 62 imprese ed occupa 3.000 addetti, ha registrato un fatturato di 700 milioni di euro, principalmente realizzato sul mercato italiano. In forte crescita (+27%) le vendite delle stoviglie in ceramica, i cui 60 milioni di euro di fatturato sono stati realizzati per i tre quarti in Italia.

Che cosa si aspetta per il comparto per il 2023?


Penso sia opportuno sviluppare due ordini di considerazioni, relative ai mesi già trascorsi e a quelli che ci separano a fine anno.
Nel primo trimestre 2023 la flessione delle esportazioni in volume è nell'ordine del 25% ed interessa tutti i mercati. Un calo che riguarda anche l'Italia, anche se con cifre inferiori al 10%. In contrazione anche i fatturati esteri nell'ordine del 13%, mentre quello italiano registra un segno positivo di alcuni punti percentuali. Gli straordinari risultati del primo trimestre del 2022 e la prosecuzione del rallentamento visto nella seconda metà dello scorso anno sono le ragioni che spiegano questo fenomeno, che risente in modo particolare del profondo cambiamento dello scenario macroeconomico e dell'accresciuta competizione internazionale.



Per i mesi che ci separano a fine anno la prudenza nelle valutazioni e la costante osservazione dell'evoluzione delle diverse variabili è indispensabile. L'alto livello dei tassi di interesse, l'orientamento della BCE per i mesi a venire, l'entrata in recessione tecnica della Germania, le tensioni geopolitiche in diverse aree sono tutti fattori di difficile prevedibilità. Dal punto di vista del mercato, il Cersaie che si aprirà a fine settembre - e che già da un mese a questa parte ha già registrato il ?tutto esaurito' negli spazi espositivi - sarà un ottimo banco di verifica delle dinamiche future.

Il vostro settore è estremamente energivoro. Come avete affrontato l'emergenza e come pensate di muovervi in futuro?


Il nostro settore è energivoro per meno di un'ora al termine della quali realizza materiali che durano 50 anni, quindi molto più sostenibili rispetto ad altre situazioni concorrenti. Abbiamo affrontato l'emergenza molto prima del suo arrivo, attraverso un flusso costante di investimenti che, nel corso degli anni, ci ha consentito di dotare le nostre aziende delle più moderne tecnologie per la cottura del materiale.


Bruciatori di ultima generazione, recupero dei cascami termici, ricorso alla cogenerazione ed al fotovoltaico sono tutte azioni che hanno contribuito a ridurre il consumo unitario di energia per unità di prodotto. L'emergenza è stata affrontata facendo ricorso ai crediti di imposta, una misura congiunturale che ha prodotto risultati significativi i cui effetti termineranno a fine giugno.
A livello di Associazione abbiamo chiesto ed ottenuto, dal Governo Draghi e poi confermato anche dal Governo Meloni, un decreto che consente di aumentare di 2 miliardi di metri cubi l'estrazione di gas nazionale italiano da destinare ai settori "gasivori". Una misura non ancora operativa a causa dell'assenza dei decreti attuativi, che consentirebbe di stabilizzare una quota parte del costo dell'energia.

Che cos'è e perchè lo strumento ETS si è dimostrato inefficace e controproducente per le nostre aziende?


La Commissione Europea ha posto la decarbonizzazione al centro della sua agenda, introducendo un meccanismo - gli ETS appunto - che costringono le imprese che emettono CO2 ad acquistare quote per compensare l'impatto generato.


A fronte di un principio condivisibile, il risultato ottenuto ha portato il nostro settore in una strada senza uscite. La ceramica che utilizza il gas metano per la cottura, il combustibile fossile a minor impatto, allo stato attuale della conoscenza non ha alcune fonte energetica alternativa.
Non lo è l'idrogeno, che non esiste in natura e la cui estrazione dall'elettrolisi richiederebbe elevati volumi di energie rinnovabili non disponibili; non è l'elettrificazione, che previa analisi di fattibilità potrebbe forse nel medio termine essere impiegata per la produzione di lastre sottili. In secondo luogo, la quotazione della CO2 è nelle mani della speculazione finanziaria che ha spinto, in pochi anni, a moltiplicare per 4 volte i valori di acquisto, determinando un pesantissimo aggravio nei costi, tali da farci perdere competitività rispetto ai Paesi produttori extra europei.
Infine, l'aver costantemente aggiornato le tecnologie rende possibili sono piccoli guadagni di efficienza. L'impossibilità di opzioni alternative al gas ed il continuo rialzo nei prezzi delle quote di CO2 rappresentano, di fatto, una tassa non eludibile contro cui sbatte, sempre più forte, la nostra capacità competitiva sui mercati extracomunitari.



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