L'inganno dell'intelligenza artificiale

Fa sorridere il fatto che le persone credano davvero che si tratti di "vera" intelligenza

Ultimamente mi capita di moderare tavole rotonde in cui chi è seduto sul palco ama parlare di intelligenza artificiale.
Nulla di male, se non che la percezione su di essa sia profondamente sbagliata.
Inganno ovviamente per il nome "intelligenza artificiale", ma è chiaro che le persone che non hanno un background tecnologico faticano a comprendere la differenza tra intelligenza e probabilità statistica.
Mi capita quindi davvero molto spesso di dover entrare a gamba tesa, ma con un atteggiamento da "maestrina dalla penna rossa" di deamicisiana memoria, per spiegare che non stiamo parlando di intelligenza.
Per altro, le dichiarazioni di quello che è considerato come il "padrino dell'AI", Geoffrey Hinton, che ha lavorato per Google e ha dedicato il proprio lavoro alle reti neurali e ha contribuito allo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale, sono inequivocabili: "i sistemi di AI non sono ancora più intelligenti degli esseri umani, ma potrebbero esserlo in futuro".
In futuro, non ora. Oggi rispondono in un modo molto vicino al nostro, ma dandoci la risposta più probabile, che non significa che la risposta sia corretta!
Hinton ha iniziato a preoccuparsi delle implicazioni della tecnologia e ha dichiarato che "i LLM (grandi modelli linguistici) potrebbero presto superare la capacità di un cervello umano di raccogliere informazioni".

Raccogliere informazioni, avete letto bene. Non ragionare!
Nonostante siano in grado di superare le persone in termini di conoscenza generale, tali sistemi sono ancora carenti nel ragionamento complesso, anche se mostrano progressi rapidi. Hinton ha sottolineato l'importanza di essere consapevoli di questa evoluzione dell'AI.
Perché si fa così tanta fatica a raccontare la diffusione dell'intelligenza artificiale in questo modo?
Un conto sono le informazioni, un conto i ragionamenti.