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15/03/2023

economia

Sentiment versus realtà

Hans-Jörg Naumer (AllianzGI): i rischi congiunturali permangono. Dovremo fare ancora i conti con le pressioni inflazionistiche. La politica monetaria potrebbe rimanere restrittiva più a lungo di quanto attualmente scontato dai mercati monetari

Sui mercati si diffonde la convinzione che sia possibile evitare una recessione. Al contempo, l'inflazione in calo favorirebbe una svolta accomodante sul fronte monetario. Anche l'ultima indagine di Bank of America tra i gestori di fondi globali sembra confermare tale quadro. In ogni caso, al momento i mercati paiono ignorare i rischi geopolitici tuttora esistenti, pertanto ci si chiede in che misura il sentiment sia in linea con la realtà.
Date la riapertura più rapida del previsto in Cina dopo il lockdown e la crisi energetica meno grave del previsto in Europa, vengono meno due rischi rilevanti per l'economia mondiale. Tuttavia tale evoluzione non traspare ancora dai dati economici nel complesso. In gennaio il nostro macro indicatore proprietario sulla dinamica congiunturale ("Macro Breadth Growth Index") - che comprende oltre 200 dati - è sceso per il quattordicesimo mese consecutivo. La causa è il deterioramento della situazione nella quasi totalità dei Paesi avanzati ed emergenti. Fanno eccezione l'Eurozona (terzo mese di fila in miglioramento) e l'India.

Non è ancora chiaro invece se l'economia USA riuscirà a schivare la recessione o meno. Malgrado i persistenti rischi gli Stati Uniti beneficiano della solidità del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione è sceso al nuovo minimo in 53 anni.
Sul fronte dell'inflazione sembra sia in corso una distensione. La dinamica inflazionistica ha perso ancora slancio. E il nostro macro indicatore sulla dinamica inflazionistica ("Macro Breadth Inflation Index") è arretrato per il sesto mese di fila. Sebbene questo trend sia stato confermato dalla crescita più lenta dell'indice dei prezzi al consumo globale, pari al 6,7% in dicembre (dopo il picco del 7,8% nel terzo trimestre 2022), le pressioni sottostanti sui prezzi restano decisamente troppo forti.
L'aumento più moderato dei tassi di inflazione rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente non deve comunque essere interpretato come un segnale di una disinflazione persistente e generalizzata. La storia insegna che di norma la mitigazione dell'inflazione avviene lentamente e nell'arco di diversi anni. Occorre tener presente che i driver dei prezzi a lungo termine - demografia, deglobalizzazione e decarbonizzazione - non sono venuti meno.

Per di più, ci sembra che oggi i driver di inflazione delle componenti core del paniere vengano sottovalutati mentre si pone eccessiva enfasi sui prezzi dell'energia o sugli aumenti salariali trasferiti ai consumatori.
In tale contesto la banca centrale USA Federal Reserve (Fed) e la Banca centrale europea (BCE) dovrebbero inasprire ancora le rispettive politiche monetarie. Non tutti saranno d'accordo, viste le speranze di una svolta repentina sul fronte monetario e di una ulteriore flessione dei tassi. Anche la Bank of Japan (BoJ) sembra pronta a intervenire. L'allentamento dei controlli sulla curva dei tassi, ha consentito un (lieve) rialzo dei rendimenti obbligazionari, dovrebbe rappresentare il primo passo della BoJ verso l'abbandono della politica di tassi nulli o negativi in essere da lungo tempo.
In definitiva, i rischi congiunturali permangono. Dovremo fare ancora i conti con le pressioni inflazionistiche. La politica monetaria potrebbe rimanere restrittiva più a lungo di quanto attualmente scontato dai mercati monetari.
In base a tale quadro, si profila la seguente allocazione tattica sui mercati azionari e obbligazionari:
- Le valutazioni di azioni, titoli di Stato e obbligazioni corporate si attestano su livelli nel complesso neutrali, ma non possiamo ancora definirle convenienti.



- Risaltano in particolare le valutazioni elevate sul mercato azionario statunitense. Il motivo risiede nello status di "bene rifugio" delle azioni USA che già in passato ha comportato valutazioni di norma più alte.
- Nel frattempo, permane lo scetticismo dei gestori di fondi di tutto il mondo e il posizionamento resta quindi prudente. Contemporaneamente, in base alle indagini di Bank of America, i timori di recessione si sono attenuati. Le riserve di liquidità, molto consistenti rispetto alle medie storiche, sono diminuite solo di poco. Pertanto, i principali attori sui mercati finanziari potrebbero cogliere l'opportunità di incrementare l'esposizione azionaria, un'eventualità che in generale dovrebbe sostenere il segmento.
- In un'ottica strategica di lungo periodo si dovrà far leva sul potenziale di rendimento delle azioni mentre in un'ottica tattica di breve periodo è preferibile una ponderazione neutrale di azioni e obbligazioni.

Hans-Jörg Naumer, Director Global Capital Markets & Thematic Research Alliang Global Investors


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