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15/03/2023

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Francesco Marsella (ADL): i CEO sono concentrati sulla crescita con una spiccata propensione alla diversificazione

I CEO sono impegnati in azioni tattiche di mitigazione del rischio e azioni strategiche finalizzate alla crescita e alla trasformazione basate su quattro assi principali: diversificazione, ulteriore spinta all'innovazione, acquisizione di talenti e sostenibilità

Nonostante sia facile scoraggiarsi nei tempi attuali caratterizzati da sfide a breve termine - come l'inflazione - e le questioni a lungo termine - come il cambiamento climatico e la pandemia globale che continua a causare morte e sconvolgimenti - una ricerca di Arthur D. Little dimostra che, a livello globale, i CEO delle aziende più grandi hanno una visione ottimistica e vedono le opportunità che derivano dalle turbolenze. Hanno un focus sulla crescita e sono fiduciosi che la combinazione di strutture organizzative rafforzate dalla pandemia e investimenti in innovazione consentirà loro di prosperare, e non solo sopravvivere. Ne abbiamo parlato con Francesco Marsella, Managing Partner e Global Strategy Head di Arthur D. Little.

Lei ha coordinato la ricerca a livello globale: come varia il sentiment dei CEO a livello geografico e quali sono le differenze tra i settori?


Ci sono naturalmente proiezioni diverse tra i diversi Paesi. Il 38% dei CEO europei, nelle prime cinque economie di Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito, prevede prospettive economiche positive nei prossimi tre-cinque anni, contro il 25% del Nord America, il 19% del Medio Oriente e circa il 10% in Asia e Sud America.

Tra i settori, non a sorpresa, spiccano quello dell'Energia con il 30% di CEO con outlook positivo, l'Automotive e Manufacturing e l'Healthcare attorno al 25%. Leggermente meno ottimisti i CEO del trasporto, colpiti durissimamente dalle restrizioni del Covid, ancora in fase di normalizzazione, e appesantiti inoltre da un visibile incremento del livello di indebitamento medio di settore



Dal sondaggio sono emerse alcune chiare tendenze: quali sono?


I CEO sono oggi impegnati nella simultanea messa in atto di azioni tattiche di mitigazione del rischio e di azioni strategiche finalizzate alla crescita e alla trasformazione di lungo periodo basate su quattro assi principali: diversificazione, ulteriore spinta all'innovazione, acquisizione di talenti e sostenibilità.
Sembra finita l'era della focalizzazione esclusiva sul core business. I CEO sono oggi concentrati sulla crescita con una spiccata propensione alla diversificazione attraverso un portafoglio di leve strategiche molto più articolato rispetto al passato.
La metà di loro afferma che entrerà in nuove aree geografiche e il 30% prevede di crescere più rapidamente rispetto al mercato grazie allo sviluppo di nuovi prodotti e nuovi modelli di business.


Si registra di contro nel complesso un calo del 23% della focalizzazione sul core business come driver di crescita, rispetto agli ultimi tre anni.
I CEO vedono inoltre l'innovazione tecnologica come il fattore più critico per la crescita aziendale e stanno andando oltre la digitalizzazione - che ha caratterizzato l'ultimo decennio - per abbracciare le applicazioni della tecnologia come l'intelligenza artificiale, la robotica e l'automazione.
Il 60% desidera esplorare nuove tecnologie e il 27% ritiene che il metaverso e la realtà virtuale avranno un impatto sulla loro attività. Per il 15% degli intervistati la cybersecurity è considerata fondamentale non solo come elemento di difesa e preservazione del business ma per assicurare la crescita.
In ambito di Organizzazione e Risorse Umane l'attenzione dei CEO si sta spostando dalla struttura organizzativa alle dimensioni più "soft". Abbiamo infatti riscontrato una maggiore attenzione all'attrazione e sviluppo dei Talenti e alle forme di collaborazione, rispetto al passato dove forse si poneva maggiore attenzione alle strutture organizzative e al loro periodico ridisegno.



Il 91% dei CEO ritiene che l'attuale configurazione e struttura dell'organizzazione sia sufficientemente solida da soddisfare le proprie priorità aziendali.
Il principale obiettivo di miglioramento è rivolto all'automazione (68% degli intervistati), all'adozione di modalità di lavoro agili (65% degli intervistati) e alla creazione di metriche e KPI che riflettano sia la dimensione delle prestazioni sia quelle della creatività e della crescita.
I CEO faticano tuttavia a sviluppare in modo organico le nuove capacità e i talenti e si concentrano sull'acquisizione di essi tramite cacciatori di teste, acquisizioni o incubatori e CVC.
Meno di un quarto (21%) dichiara che le risorse chiave vengono sviluppate internamente e i cacciatori di teste restano l'opzione preferita dal 29% delle aziende. È probabile che una maggiore attenzione alla diversità, all'equità e all'inclusione (DEI) aiuterà ad attrarre e trattenere i talenti a lungo termine.
Infine abbiamo riscontrato come la sostenibilità sia progressivamente entrata nei gangli nervosi e nelle Board room delle grandi aziende, superando una prima fase storica in cui si assisteva ad un utilizzo delle tematiche ambientali per fini meramente tattici e di comunicazione.



In modo incoraggiante, l'80% dei CEO ritiene che concentrarsi su fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) offra un vantaggio competitivo, piuttosto che essere semplicemente un costo per la compliance. A conferma di ciò il 41% dei CEO considera i programmi legati agli ESG come iniziative a priorità più alta rispetto a tutte le altre iniziative aziendali



Quali differenze avete rilevato tra i CEO italiani e quelli di altre regioni?


I CEO Italiani appaiono più ottimisti della media (63%). Una delle ragioni dipende dall'effetto reale e psicologico del recovery fund, vista chiaramente come l'occasione per rilanciare il paese attraverso ingenti investimenti in infrastrutture e tecnologiche. La spinta del PNRR, che incentiva investimenti in grandi infrastrutture, tecnologia, ESG e formazione è del resto assolutamente in linea con i motori dello sviluppo considerati essenziali dai CEO delle grandi aziende



In una fase di grande trasformazione globale, come stanno reagendo le imprese?


Il principale riflesso dell'outlook positivo lo riscontriamo in una crescente propensione agli investimenti degli intervistati.


Il 48% dei CEO ha infatti dichiarato che ha incrementato il budget di investimenti in crescita per i prossimi tre anni in confronto con gli investimenti realizzati nei passati tre anni, percentuale che nel caso dell'Italia sale al 70%, contribuendo a posizionare l'Italia tra i paesi a maggiore investimento sulla crescita



Guardando al futuro, quali sono le diverse visioni e approcci che avete riscontrato?


Un aspetto interessante da evidenziare è certamente quello relativo all'intervento dello Stato nell'economia reale correlandolo azioni tattiche e di sostegno nel breve periodo ad azioni più strutturali per assicurare una crescita nel lungo periodo.
Per il 37% dei CEO rispondenti lo Stato può avere un ruolo di sostegno nel breve periodo per mitigare gli effetti della volatilità, mentre è ritenuto dal 21% dei rispondenti un elemento strumentale per il rafforzamento della competitività del sistema economico e per garantire una crescita di lungo periodo.  


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