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30/11/2022

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Alessandro Ippolito (Oracle): le aziende hanno la consapevolezza del cloud e lo sfruttano

I nostri clienti hanno applicazioni mission critical e il cloud deve essere dove lo vogliono. Per questo ne abbiamo costruito uno di "seconda generazione"

Costruire un cloud tecnologico sicuro, performante, ma allo stesso tempo adatto alle applicazioni, che siano facili da utilizzare e da adottare da parte dai clienti business. Una mission sfidante. Ne abbiamo parlato con Alessandro Ippolito, VP Tech Sud-Europa e Country Manager Italia, Oracle.



La trasformazione digitale del Paese ha subito una grande accelerazione: ma quali sono le curiosità che Lei incontra quando si siede di fronte ai clienti?


I nostri clienti sono soprattutto di livello enterprise, grandi aziende che hanno una grande complessità e che devono gestire della applicazioni business critical. Queste aziende stanno puntando all'infrastruttura cloud in questo momento. Come Oracle abbiamo abbracciato la strategia cloud più tardi rispetto ad altri player, ma in realtà mi sono reso conto che, per assurdo, la cosa non ci ha penalizzati, anzi: abbiamo avuto la possibilità di imparare molto, e abbiamo da subito costruito un "cloud di seconda generazione", più adatto alle grandi aziende perchè costruito per avere performance elevatissime, ma al tempo stesso un livello di sicurezza enorme.


Incontrando i clienti sta emergendo con vigore anche la loro esigenza di proteggere gli investimenti IT già fatti con noi: ma questa è da sempre è la nostra missione, e portare i clienti progressivamente nel cloud è una grande opportunità di innovazione. Li possiamo accompagnare in questo passaggio dove e quando vogliono, anche nel public cloud. Questa particolarità permette di spostare le loro applicazioni dove desiderano, senza problemi, ed è una peculiarità molto apprezzata. Oltre ad una soluzione di cloud ibrido, noi possiamo fare in modo di portare il cloud in casa loro, con una soluzione "stile cloud" ma che resta totalmente tra le mura dell'azienda: il "Cloud at Customer". Questa è la nostra tecnologia, cerchiamo di rispondere sempre alle esigenze dei clienti e siamo perfettamente consci delle responsabilità che abbiamo nei loro confronti. Il cloud deve essere dove i clienti lo vogliono e la prima sensazione che ho quando incontro i clienti è proprio che hanno acquisito questa consapevolezza di libertà che il cloud offre.

Ma il mercato sta cambiando attraverso un cloud "aperto"?


Il mercato sta cambiando, anche questa sensazione è evidente incontrando i clienti.

Uso tre parole per spiegare il cambiamento: trust, partnership e unicità.
Il "trust", la fiducia, è un'esigenza che deriva dalla pandemia, perché i clienti hanno bisogno di avere dei partner solidi che possano aiutare a risolvere le complessità che queste aziende vivono quotidianamente. La situazione economica attuale sta aumentando le complessità, penso alle materie prime e alla supply chain, al costo dell'energia o al costo del denaro. Avere soluzioni capaci di ovviare a questi problemi è di grande aiuto. Poi c'è un tema di partnership, un concetto in evoluzione nel momento in cui si è molto vicini ai clienti. Infatti, questo rapporto di partnership è in grado di orientare le nostre soluzioni maggiormente verso i bisogni dei clienti. Alle soluzioni applicative "orizzontali" (NdR: per gestire i processi di business: ERP, SCM, HCM, CX), che vanno un po' bene per tutti i settori merceologici, se ne affiancano altre più verticali, in cui ci stiamo specializzando sempre meglio. Abbiamo lanciato tantissime verticalizzazioni, penso per esempio alla sanità, dove un'importante acquisizione ci ha aperto il mercato in una fase storica importante.

Ultimamente, poi, abbiamo lanciato Oracle Alloy, che offre la possibilità di replicare i servizi cloud, e che i partner possono utilizzare per i propri clienti a loro volta. Questo è il livello di evoluzione che vedo, più una partnership che un fornitore di soluzioni.

E l'unicità?


Questa è la nostra caratteristica: siamo un'azienda unica nel senso che il valore risiede nelle tecnologie e nelle applicazioni che sono fuse tra di loro. Noi veniamo riconosciuti per la capacità di costruire un cloud tecnologico sicuro, performante, ma allo stesso tempo adatto alle applicazioni, che siano facili da utilizzare e da adottare da parte dai clienti business.
Oracle fornisce infatti anche, oltre a una piattaforma IaaS (Infrastructure as a Service) e PaaS (Platform as a Service), una piattaforma applicativa SaaS (Software as a Service), con una serie di funzionalità che permettono di abilitare il business delle aziende, mettendo a disposizione degli strumenti adatti anche ai non tecnici per soddisfare le loro necessità.

Oracle è nata per i dati, poi sono arrivate le applicazioni, poi le applicazioni mission critical e adesso siete arrivati sul cloud.


Si sarebbe aspettato questo percorso, con un ingresso nel mondo cloud di successo?

Un po' sì: sembra strano, ma di fatto questo rientra nel DNA di Oracle. I nostri clienti hanno applicazioni mission critical, per trasportarle nel cloud era necessario pensare all'infrastruttura in modo diverso. Arrivando tra gli ultimi al cloud, abbiamo davvero potuto innovare molto. Quando penso, per esempio, a come stiamo impostando la nostra strategia, il punto di forza risiede proprio nel portare il cloud dove vuole il cliente. La convergenza tra applicazioni e cloud è un vantaggio: siamo aperti, siamo in grado di ospitare all'interno della piattaforma la capacità per tutte le comunità di sviluppatori, piccole o grandi che siano, attraverso qualsiasi strumento di sviluppo, di poter costruire applicazioni predisposte per poi essere ospitate su una piattaforma che abbia le caratteristiche mission critical. Pensiamo che il mondo sarà multi-cloud, che si traduce per il cliente nell'essere multibrand rispetto ai fornitori o cloud provider. Il cliente dovrà avere la possibilità di muoversi tra i vari cloud in modo molto semplice, ma è possibile solo con tecnologie che favoriscono questa apertura e un approccio alla digitalizzazione veramente "open".




Quanto conta oggi la sicurezza?


Per Oracle ci sono dei temi che sono imprescindibili e la sicurezza lo è da sempre. Se pensiamo al passato, si parlava di "soli" dati, nel presente riguarda anche chi tratta i dati, dove sono dislocati eccetera. Oracle è l'azienda del dato e possiamo raccontare, spiegare e mettere a disposizione tutte le competenze necessarie per gestire il dato a tutti i livelli. Senza la sicurezza non si può fare molto. Nel momento in cui si aprono delle possibilità di accesso a diverse connessioni, soprattutto con altre aziende, bisogna garantire ovunque il livello di sicurezza, e che sia sempre ai massimi livelli. Sul dato si poggiano le nostre applicazioni e non possiamo proporre un servizio che non sia sicuro, indipendentemente dalla strategia.

Lato clienti, riscontra della curiosità verso l'innovazione?


C'è molta curiosità e interesse a capire come questi strumenti possano aiutare a gestire il business meglio. Io penso che, come settore e come Oracle, stiamo vivendo un momento magico, perché la tecnologia e la digitalizzazione in questo momento sono tra le priorità delle aziende clienti.



La differenza più grande col passato è che adesso la strategia delle aziende, in qualsiasi mercato, sta sempre diventando più focalizzata sulla digitalizzazione e sulla trasformazione. In passato si aveva un rapporto molto più settoriale all'interno del cliente, con interlocutori sicuramente più specifici all'IT, oggi invece si parla di trasformazione con moltissimi stakeholder. Si tratta di figure che non sono tecniche, ma di business. Mi capita di parlare con Amministratori Delegati che hanno una cultura di trasformazione fortissima, oppure come dei CFO che sono attenti alle applicazioni. E' un cambiamento significativo dello scenario e per noi è davvero un momento magico perché possiamo mettere a frutto tutte le referenze che abbiamo in giro per il mondo, i progetti di successo in tante aree operative. Trovo che oggi ci sia molta più apertura e più curiosità e quindi anche noi impariamo molto di più ascoltando le esigenze dei clienti. Oggi le discussioni sono più "frizzanti", c'è molta energia, si parla di risolvere problemi, non di semplici soluzioni software. Vedo tantissimi manager del settore pubblico, bancario ma anche di qualsiasi mercato in generale che hanno una grande apertura nell'affrontare le nuove sfide, non ultima quella della semplificazione.




Oracle è una grande corporation, ma quanto le soluzioni che nascono dai clienti italiani vengono messe a fattor comune con i clienti di tutto il mondo?


Tanto, perché in realtà è un po' tutto è legato al concetto per cui non esistono solo applicazioni orizzontali, ma ci sono tante verticalizzazioni e quindi in questo senso c'è spazio per emergere e proporre soluzioni che possano interessare in tante nazioni anche fuori dall'Italia. Nell'ottica di un confronto con i clienti, noi impariamo tantissimo e abbiamo la capacità di andare a trovare la risposta giusta alle esigenze dei clienti andando a riutilizzare qualcosa di "già fatto", sia a livello di personalizzazione sia a livello nuove possibilità, e tutto quanto viene messo in circolo. È un processo che si autoalimenta e migliora sempre nel tempo: la riformulazione della proposizione verso il cliente è un nostro punto di forza.
Vorrei aggiungere una cosa sull'Italia: noi siamo una grande corporation, è vero, e io ho l'onore e il privilegio di rappresentare l'Italia. Siamo riconosciuti all'interno di Oracle per le tante attività e anche per la grande creatività, ma soprattutto per la nostra attitudine nel cercare di fare il meglio per le esigenze del cliente.


Abbiamo tantissimi esempi italiani che vengono ripresi in tutto il mondo e questo ci riempie di orgoglio. L'Italia è un punto di riferimento, specialmente quando si parla di soluzioni complesse: possiamo dire che siamo degli artigiani dell'innovazione, in alcuni settori industriali.


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