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23/11/2022

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Carly Fiorina: per il cambiamento servono leader, non manager

In una fase come quella attuale, le aziende devono puntare ad adattare le proprie strategie e a cambiarle

La fase economico-finanziaria che stiamo attraversando è piuttosto particolare: da un lato c'è stata una forte spinta alla digitalizzazione dovuta alla pandemia che ha messo in discussione molti processi all'interno delle aziende, dall'altra un'attenzione crescente ai costi, non ultimo quello del denaro, che obbliga a una focalizzazione più spinta sui temi dell'ottimizzazione delle risorse. Nel corso del World Business Forum di Milano abbiamo incontrato Carly Fiorina, ex CEO di HP e oggi curatrice su Linkedin della newsletter più importante in tema di leadership con oltre 7 milioni di iscritti.

Stiamo attraversando un periodo di trasformazione del business: cosa significa per un leader convincere, spiegare, ma soprattutto avere una strategia?


Lo scopo della leadership è quello di cambiare le cose in meglio. In questo si differenzia dal manager. I manager fanno del loro meglio per fare funzionare le cose per come sono. Si può essere un manager brillante, ma fondamentalmente si accettano le cose per come sono.

I leader invece cambiano le cose e le cambiano per uno scopo preciso. Il cambiamento per un'azienda è spesso una necessità. Venire criticati, anche aspramente è sempre il prezzo di un cambiamento, questo perché il cambiamento è difficile da realizzare e le persone sono propense naturalmente a pensare che le cose rimangano come sono per sempre.

Vero, ma fa parte dell'umanità.


Sì, ma le persone vogliono che le cose vadano avanti come sempre anche quando le cose non vanno bene! Le aziende hanno esigenze diverse dalle persone, devono funzionare e per funzionare devono produrre reddito e quindi, di conseguenza, ricchezza. Le aziende, al tempo stesso, sono fatte di persone, per cui le cose si complicano in maniera automatica.

Come si fa convincere le persone a cambiare?


Il primo passo è fare in modo che ci si renda conto che il cambiamento è necessario. Un leader non guiderà mai un cambiamento con successo stando da solo e andando a raccontare che "il cambiamento è necessario". L'unico modo in cui avviene il cambiamento è quando una "massa critica" di persone è disposta ad accettare il cambiamento.

Anche se il cambiamento fosse necessario e inevitabile, nessun leader e nessun board può riuscire nell'impresa da solo. Si tratta di un enorme lavoro di squadra, soprattutto in aziende strutturate.

Quali sono le doti di un leader che punta al cambiamento in azienda?


La prima qualità è capire che un leader intelligente non fornisce la visione come i dieci comandamenti, qualcosa di scolpito nella pietra e indiscutibile. Un leader intelligente riunisce le persone intorno a se e chiede "dove andremo insieme?". Ma in realtà ci sono molte tipologie di di leader.

Abbiamo visto Elon Musk che in questi giorni sta imponendo il cambiamento alla propria azienda: è un approccio efficace?


Non credo che la leadership riguardi la ricchezza, la fama o il potere. Elon Musk è l'uomo più ricco del mondo, ha chiaramente il potere, ma non è affatto chiaro se sia un leader. Sta combattendo una battaglia da solo, probabilmente si è trovato costretto a dare una scossa alla società, ma non è un approccio che solitamente funziona, perché da soli non si cambiano le aziende e la testa delle persone.





Se pensiamo alla situazione italiana, con un'economia fatta da tante PMI, quale suggerimento si sente di dare per favorire il cambiamento, visto il momento particolare che sta vivendo il Paese?


Indipendentemente dalle dimensioni, che tu sia una piccola impresa o una grande impresa o una via di mezzo, è determinante essere chiari e realistici su ciò che sta accadendo intorno a te. Le aziende fanno parte di un ecosistema, vivono all'interno di questo. Per esempio, qui in Italia, ma ovunque in giro per il mondo, il costo del denaro è diventato un problema: i soldi non sono più gratis. Ottenere il denaro oggi è diventato molto costoso, ma soprattutto diventerà ancora più costoso.
Questo implica che le scelte strategiche delle aziende diventano ancora più importanti, perché quando il denaro è gratuito, si può giocare un po' con il denaro, ottenere i finanziamenti è più facile. Ma quando i soldi sono costosi, le aziende si trovano a dover dare delle "scommesse". In questo caso, la scelta strategica diventa fondamentale, indipendentemente che tu sia piccola, media o grande azienda.

Le scelte devono essere ben pesate e ragionate anche in prospettiva, non si possono fare azzardi.
Una seconda cosa in cui credo e che vale per tutte le aziende, magari un po' di più per le piccole e medie, è la ricerca del realismo sul modo in cui si lavora, perché è cambiato per sempre.



Qual è la sua convinzione?


Non torneremo più a lavorare come prima della pandemia, non possiamo tornare indietro. Dobbiamo trovare un nuovo modo di lavorare che, a mio parere, combini il meglio del lavoro virtuale con i reali vantaggi della collaborazione di persona. Ci sono vantaggi per entrambi, bisogna trovare un nuovo equilibrio.

Come si misura il successo nel business?


Ogni azienda, specialmente per una piccola impresa, deve avere una proposta di valore che sia reale, qualcosa che fa e che le persone vogliono. Realizzare questo porta al successo.

E il primo passo verso il cambiamento?


Chiedere ai propri clienti cosa vorrebbero che si facesse diversamente.


Si può imparare molto parlando con i clienti, ma non dobbiamo dimenticare che si impara molto anche parlando con i propri dipendenti. Se penso alla mia storia personale, in HP ho realizzato che era necessario un cambiamento parlando con i dirigenti e i clienti. Ascoltare è fondamentale, senza mai dare per scontata nessuna domanda e nessuna risposta. Mettersi in ascolto e in discussione abilita il cambiamento.



Per i tanti giovani qui in Italia, con un occhio di riguardo a chi crea o lavora nelle startup e per i giovani imprenditori, che cosa suggerisce?


Vedo che spesso gli imprenditori credono di essere soli, di possedere le idee e di conoscere il mercato. L'imprenditore è spesso una persona sola, che sente il peso delle decisioni, ma non deve isolarsi. Ogni imprenditore deve trovare degli "alleati", cercare persone, magari anche altri imprenditori, con cui poter collaborare. Non dobbiamo dimenticarci che le persone stanno meglio quando si ha qualcuno con cui condividere idee o qualcuno che a volte ci dice: devi prestare attenzione qui, stai commettendo un errore e via di seguito.


Ecco, il mio consiglio è proprio questo: non essere soli.


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