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14/09/2022

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Adriano Olivetti: cosa rimane del suo sogno? - Libro Adriano Olivetti un italiano del Novecento

Paolo Bricco ripercorre la vita di un uomo di genio e la vicenda industriale e sociale, politica e culturale dell'Italia tra la fine dell'Ottocento e il boom economico

Nelle settimane estive, tra i mille problemi che il mondo d'oggi propone, una lettura su altre merita menzione. Si tratta dell'ultimo, conclusivo lavoro, di Paolo Bricco, inviato de Il Sole 24 Ore, sul celebrato imprenditore, dal titolo "Adriano Olivetti un italiano del Novecento", edito da Rizzoli.
Un testo che, ripercorrendo la vita dell'imprenditore, quella della sua famiglia d'origine, le frequentazioni, gli studi e l'esperienza unica di Olivetti, permette di ricostruire non solo una pagina decisiva della storia italiana ma, soprattutto, un viaggio nel senso stesso della figura di imprenditore.
Di Olivetti, come noto, si sa che fu un mito dell'industria, della creatività e della cultura italiana nel mondo. È stato un italiano profondamente atipico. Bricco ne ripercorre la vita di un uomo di genio e la vicenda industriale e sociale, politica e culturale dell'Italia tra la fine dell'Ottocento e il boom economico.
Questa è, prima di tutto, la storia di un'utopia. Inaugurando la fabbrica di Pozzuoli, Olivetti riassume quelli che devono essere gli obiettivi della sua impresa: "la nostra Società crede nei valori spirituali, nei valori della scienza, crede nei valori dell'arte, crede nei valori della cultura, crede, infine, che gli ideali di giustizia non possano essere estraniati dalle contese non ancora risolte fra capitale e lavoro.

Crede soprattutto nell'uomo, nella sua fiamma divina, nella sua possibilità di elevazione e di riscatto".
A questa utopia concreta - almeno in parte realizzata - concorrono condizioni di lavoro per i dipendenti tuttora senza paragoni e la ricerca attiva di una bellezza che coinvolge la meccanica e il design (le macchine per scrivere e le calcolatrici), l'architettura delle fabbriche e l'estetica dei negozi sparsi nel mondo. Nel perseguire tutto questo si affianca a intellettuali, uomini di scienza, manager esteri di primo piano.
Proprio le vicende politiche offrono spunti d'interesse, quanto mai attuali.
Il travagliato percorso dal socialismo di famiglia degli anni Venti all'adesione teorica al corporativismo e al suo concreto inserimento nella società fascista degli anni Trenta; gli avventurosi rapporti, alla caduta del regime, con i servizi segreti inglesi e americani e la perpetua tentazione del demone della politica, con il fallimento della trasformazione del Movimento di Comunità in un partito tradizionale; l'identità dell'industriale che intuisce le nuove frontiere tecnologiche (l'elettronica) e che unifica il sapere umanistico e la cultura tecnomanifatturiera, senza però riuscire a superare i limiti del capitalismo famigliare.



Insomma, un'anima complessa, mutevole, ma certamente originalissima. Ebbene, letto questo testo, ed alzando lo sguardo da pag. 412, termine dello scritto, forte è la tentazione di immaginare chi, oggi, ambisca più di altri a proseguire nella traccia indicata da Olivetti.
Due nomi immediatamente sorgono spontanei: Diego Della Valle (nella straordinaria satira di Crozza) e Brunelli Cucinelli?
 

Titolo: Adriano Olivetti un italiano del Novecento
Autore: Paolo Bricco
Editore: Rizzoli
Pagine: 492

Federico Unnia

Aures Strategie e politiche di comunicazione


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