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15/06/2022

idee

La priorità a livello globale dei CEO è la sostenibilità

Gianni Margutti (IBM Consulting): ciò che li smuove sono soprattutto le pressioni da diversi stakeholder, principalmente dal CdA, dagli investitori, dai partner, dai regolatori e dai governi

Siamo in una fase di ampia trasformazione per interi settori industriali: emergenza sanitaria, guerra, inflazione e mancanza di risorse e competenze hanno messo a dura prova la tenuta di alcuni settori, ma hanno anche reso chiara la possibilità di ripensare i processi e modificare le nostre economie.
Secondo l'ISTAT, stimare l'impatto che questo periodo avrà sull'economia del nostro Paese è complesso. L'evoluzione del conflitto ucraino e gli effetti delle sanzioni finanziarie ed economiche decise dai Paesi occidentali sono caratterizzati da elevata incertezza e, al momento, è possibile solo valutare l'influsso sui prezzi dei beni energetici rispetto allo scenario generale.
Ma queste difficoltà non sono certo una ragione per distogliere l'attenzione dalla sostenibilità, anzi: l'accelerazione digitale può consentirci di colmare quel divario che esiste tra la strategia e la sua esecuzione, focalizzando l'attenzione anche sull'adozione di pratiche più sane per l'ambiente e la società.
E proprio la sostenibilità è emersa come tema prioritario per i CEO di tutto il mondo nel nuovo studio, dal titolo "Own your path: Practical pathways to transformational sustainability", dell'IBM Institute for Business Value.

Secondo l'indagine, che ha coinvolto più di 3.000 Amministratori Delegati, di cui 90 in Italia, la metà degli intervistati considera la sostenibilità una priorità assoluta per la sua organizzazione e i CEO sono intenzionati ad inserirla nei piani aziendali, un dato in significativo aumento rispetto al 37% del 2021.
Sempre di più, i CEO vogliono essere parte attiva nella definizione della strategia di sostenibilità, e più dell'80% è convinto che maggiori investimenti in sostenibilità si tradurranno in maggiori guadagni e maggiore crescita nei prossimi anni. Tuttavia, c'è ancora poca chiarezza sui benefici economici e in termini di ROI che arriveranno con il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità: proprio per questa ragione, più della metà degli Amministratori Delegati (51%) cita la sostenibilità come una delle più grandi sfide per i prossimi due o tre anni (rispetto al 32% del 2021), e l'attuazione di piani strategici che abbiano infusa la sostenibilità in tutte le fasi è considerata più complessa rispetto alla regolamentazione (50%), al rischio informatico (45%), alle infrastrutture tecnologiche (41%) o alle interruzioni nelle supply chain (38%).

Ci sono anche diverse barriere normative e tecnologiche, in aggiunta ad una scarsa analisi dei dati nonostante siano già disponibili in grande quantità.
Nell'ultimo anno, molte cose sono cambiate e il disegno delle diverse strategie sulla sostenibilità, in alcuni casi solo abbozzate, si sta concretizzando. Secondo lo studio, infatti, il 95% dei CEO riferisce di essere almeno in una fase pilota, un quarto (23%) sta implementando le strategie in tutta l'organizzazione. Al di là della bontà delle iniziative, ciò che smuove i CEO sono soprattutto le pressioni da diversi stakeholder, principalmente dal CdA, dagli investitori, dai partner, dai regolatori e dai governi, il che rende questo percorso ancora più importante, urgente e impossibile da ignorare.
Passando ai dati italiani, si evince che più della metà (57%) dei CEO afferma che la sostenibilità è una delle sfide più impegnative che si trova a dover fronteggiare, in aumento rispetto al 29% del 2021, e sente crescere la pressione da parte delle persone con cui lavora quotidianamente, piuttosto che dal Consiglio di Amministrazione (79%) o dagli investitori (67%). Non ci si può esimere, soprattutto nei confronti dei più giovani, ed è fondamentale affrontare la questione del cambiamento climatico e dell'ESG e questo impegno deve partire dai vertici dell'azienda.


Inoltre, la maggior parte degli Amministratori Delegati (63%) ammette la responsabilità dell'impatto che hanno le aziende sull'ambiente e dichiara che la loro impresa ha completato alcuni (48%) o tutti gli aspetti (32%) della propria strategia di sostenibilità, riconoscendola oltre che come un imperativo anche come motore di crescita.
Le tecnologie digitali sono una leva potente per la sostenibilità e questo è un punto fondamentale e incontestabile. Basti pensare che anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), varato dal nostro Governo, pone digitalizzazione e sostenibilità come assi portanti, che potrebbero consentire alle imprese di colmare i gap rispetto a economie di altri Paesi attuando la modernizzazione necessaria per recuperare competitività internazionale.
A questo proposito, solo il 20% degli intervistati nello studio ritiene che gli obiettivi previsti dal governo per il loro settore di appartenenza siano difficilmente raggiungibili.
Investimenti in tecnologie aperte e interoperabili, che consentano di utilizzare soluzioni in grado di portare l'innovazione su ampia scala, velocizzando gli interventi, sono senza dubbio un primo, significativo passo.


Ma i CEO hanno anche il compito di creare una responsabilità condivisa nel perseguire il cambiamento in azienda, favorendo cooperazione, agilità e un processo decisionale informato, che coinvolga dipendenti e talenti. Attirare e trattenere persone motivate con le competenze e l'esperienza di dominio necessarie per mettere in pratica il disegno è diventato anch'esso un imperativo, come costruire e coinvolgere attivamente i diversi ecosistemi per promuovere obiettivi di sostenibilità condivisi anche al di fuori dell'azienda.

Gianni Margutti, Managing Partner IBM Consulting Italia


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