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11/05/2022

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2021 positivo ma nubi all'orizzonte per i costruttori italiani di macchine per plastica e gomma

Mario Maggiani (Amaplast): la criticità che maggiormente preoccupa è la carenza di materie prime, semilavorati, componentistica, che potrebbe portare alla chiusura temporanea degli stabilimenti. Purtroppo, non è atteso un miglioramento per tutto il 2022

Con risultati anche superiori ai preconsuntivi stimati sul finire d'anno, l'industria italiana delle macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma ha archiviato un 2021 con una produzione in crescita a doppia cifra (+14%, superando in valore la soglia pre-pandemia) e risultati altrettanto soddisfacenti sul fronte del commercio estero.
Secondo i dati del Centro Studi MECS-Amaplast (l'Associazione nazionale di categoria aderente a Confindustria) elaborati anche sulla base delle rilevazioni ISTAT, il bilancio ampiamente positivo è stato sostenuto in particolare dalla forte spinta del mercato interno, che ha sfiorato il +30% sul 2020.
La quota export risulta in linea con gli anni precedenti e si attesta al 70% della produzione; peraltro, le vendite all'estero hanno registrato un rimbalzo significativo (+9% circa), fermandosi però appena al di sotto del picco dei 3 miliardi, abbondantemente superato nel triennio precedente alla crisi.
La destinazione prevalente del flusso export è stata il quadrante europeo, anche se nel complesso in lieve calo rispetto al 2020; al contrario, i costruttori italiani hanno maggiormente rivolto lo sguardo oltreoceano, realizzando vendite significative in Nordamerica, dove in particolare l'economia statunitense, caratterizzata da una decisa crescita, seppure con qualche contraddizione, mostra una domanda vivace.

Forniture in forte ascesa verso mercati prioritari come Cina e India hanno parallelamente contribuito a rafforzare il "peso" del continente asiatico.
Le esportazioni verso la Russia - mercato di riferimento che mostra però uno spiccato trend altalenante nel corso degli anni - già nel 2021 hanno registrato una flessione del 16%, superando appena gli 80 milioni di euro, anticipando involontariamente i più recenti, drammatici sviluppi. Quelle all'Ucraina, storicamente più contenute, si sono fermate a 7,5 milioni, con un -39% sul 2020.
Dal punto di vista merceologico, dopo perdite che nel 2020 avevano riguardato diffusamente le varie tipologie di macchinari, il recupero registrato nel 2021 ha caratterizzato la gran parte delle categorie, dalle "core machinery" agli ausiliari, fino agli stampi; per esempio, le vendite oltreconfine di macchine a iniezione e per soffiaggio hanno registrato un incremento del 29%; quelle di linee per mono-multifilamenti hanno chiuso con un +18%; quelle di stampi (che rappresentano quasi un quarto del totale) hanno messo a segno un +6%.
La performance delle aziende associate ad Amaplast risulta ancora migliore rispetto alla media del comparto, con un incremento medio del fatturato complessivo di sedici punti sul 2020; peraltro, circa la metà delle imprese che ha chiuso l'anno in crescita ha registrato una progressione pari o superiore al +20%.

A fronte di tale buon andamento, non sorprende il fatto che anche il numero di addetti della compagine associativa sia aumentato (+8% in media rispetto al 2020, e un terzo del campione con assunzioni ancora più consistenti).

Complicato fare previsioni future


Secondo Mario Maggiani, Direttore Amaplast, "la criticità che maggiormente preoccupa gli imprenditori del settore - peraltro comune a molte filiere industriali - è la carenza di materie prime, semilavorati, componentistica, che potrebbe portare alla chiusura temporanea degli stabilimenti. Purtroppo, non è atteso un miglioramento per tutto il 2022. La situazione potrebbe stabilizzarsi ma un miglioramento se non utopistico è sicuramente difficile da ipotizzare. Gli operatori si augurano che il contesto possa normalizzarsi nel 2023 ma, a oggi, si tratta di un semplice auspicio, ben lontano da una certezza".
Numerosi e difficilmente quantificabili sono i infatti fattori che, sovrapponendosi con il passare del tempo, stanno influenzando il contesto economico globale. La carenza di materie prime e componentistica, con relativo aumento dei prezzi, che le aziende lamentano da oltre un anno, potrebbe aggravarsi a causa del più recente blocco del porto di Shanghai, causato dal drastico approccio cinese al problema Covid, che verosimilmente avrà ricadute sulle catene logistiche e distributive.

Materiali fondamentali per vari processi manifatturieri vengono prodotti nelle aree coinvolte dal conflitto russo-ucraino, che peraltro ha determinato anche l'impennata delle tariffe energetiche, divenuta insostenibile per molte filiere.
Le aziende si trovano così a operare in una situazione oltremodo complessa ma anche paradossale: a fronte delle problematiche citate, la raccolta ordini risulta ancora piuttosto sostenuta e per molte aziende diventa quindi più complicato farvi fronte.
Infatti, anche dall'ultima indagine congiunturale relativa al primo trimestre del 2022, svolta da Amaplast tra i propri associati, emerge che la domanda di macchinari, attrezzature e stampi per plastica e gomma continua a essere in crescita, in particolar modo dai mercati esteri (+28% rispetto al gennaio-marzo 2021). Anche le attese per il secondo trimestre sono improntate a un certo ottimismo, almeno per quanto riguarda strettamente la consistenza delle commesse in entrata, stimate in ulteriore aumento, nell'ordine del 6-7%.
Scenario questo che dovrà naturalmente confrontarsi con le criticità già evidenziate. Non a caso, Amaplast ha sollecitato alle istituzioni l'elaborazione di un nuovo Industrial New Deal a tutela della manifattura europea, con misure immediate ma anche progetti a lungo termine su materie prime, logistica ed energia.



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