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13/04/2022

idee

Taiwan: un ruolo cruciale nella supply chain globale

Marcus Weyerer (Franklin Templeton): il Paese è ottimamente posizionato per beneficiare della priorità strategica dell'amministrazione Biden di "sganciare" alcune importanti catene di fornitura globali dalla Cina. Senza contare la sua importanza tecnologica

Con un territorio pari allo 0,4% di quello degli Stati Uniti, e una popolazione pari all'1,7% di quella della Cina, l'isola-Stato sembra fiorire nel suo ruolo di sfidante delle superpotenze mondiali.
Taiwan ha dato vita all'unica democrazia nella regione del Mar Cinese Meridionale, domina il commercio globale dei semiconduttori con una quota di quasi due terzi del mercato e si è affermata come hub logistico chiave. In effetti, oltre ad essere ampiamente conosciuto come esportatore di tecnologia, il paese controlla anche il 10% circa della flotta commerciale mondiale.
Taiwan gioca un ruolo vitale nelle catene di fornitura globali, non solo come produttore, ma anche come operatore di navi portacontainer. Questa posizione è ulteriormente rafforzata dalla sua collocazione geografica strategica sulla rotta commerciale marittima che collega l'Asia orientale al Sud-est asiatico e al Canale di Suez. Riteniamo che il Paese sia ottimamente posizionato per beneficiare della priorità strategica dell'amministrazione Biden di "sganciare" alcune importanti catene di fornitura globali dalla Cina.


Taiwan, nota anche come Repubblica di Cina (ROC), è un piccolo Stato insulare nel Mar Cinese Meridionale che si trova a meno di 100 miglia dalla provincia di Fujian della Cina continentale. Il Partito comunista (PCC) di Pechino considera Taiwan una "provincia rinnegata" e la maggior parte dei Paesi del mondo aderisce alla cosiddetta Politica di una sola Cina, intrattenendo legami culturali, economici e persino militari informali con Taiwan, ma riconoscendo sul piano diplomatico solo il PCC quale unico governo legittimo della Cina. Questo è lo status quo da oltre settant'anni e una realtà quotidiana a Taiwan. Ciò non ha impedito al paese di ottenere straordinari successi nel suo sviluppo politico ed economico.
Dopo la Guerra civile cinese e la creazione della Repubblica popolare cinese (RPC) il 1° ottobre 1949, lo sconfitto Kuomintang (KMT) si ritirò a Taiwan e governò l'isola con il pugno di ferro per decenni. Il governo di Taiwan ha iniziato a introdurre elementi di democrazia solo negli anni '80 e nei primi anni '90. Oggi Taiwan ha un "sistema democratico vivace e competitivo", con un punteggio di 94 su 100 nella valutazione della Freedom House, ed è l'unico paese nell'area del Mar Cinese Meridionale ad essere considerato "libero".


Il KMT rimane un'importate forza politica; l'altra è il Partito democratico progressista (PDP), da cui proviene la presidente Tsai Ing-wen e che attualmente guida anche la coalizione di maggioranza progressista all'assemblea legislativa. Tsai è stata rieletta per un secondo mandato nel gennaio 2020.
Insieme a Hong Kong, Singapore e Corea del Sud, Taiwan è una delle quattro Tigri asiatiche che hanno realizzato progressi economici eccezionali in un breve periodo di tempo. Per il 2022 l'ufficio statistico di Taiwan stima un PIL pro capite di quasi 35.000 dollari, pari a oltre il triplo della media mondiale e più o meno in linea con quello di Paesi come Spagna, Italia e Francia.

Specializzazione e dipendenza


Un pilastro fondamentale di questo successo è la forza di Taiwan nell'innovazione e nella leadership tecnologica. Il paese spende il 3,5% circa del proprio PIL in attività di ricerca e sviluppo (R&S) - superato in questo solo da Israele e Corea - e vanta uno dei tassi di produttività del lavoro più elevati al mondo. Con poche eccezioni, i taiwanesi dedicano al lavoro molto più tempo degli abitanti di altri paesi: oltre 2.


000 ore nel 2020. Taiwan è ai primi posti nell'indice Ease of Doing Business, di nuovo davanti a colossi dell'economia come Germania, Francia e Italia. Il governo è particolarmente dedito a sostenere gli investimenti diretti esteri (IDE) e cerca di "far leva sui punti di forza di Taiwan nella tecnologia avanzata, nella produzione manifatturiera e nell'attività di R&S".
Per apprezzare l'importanza della tecnologia per il Paese è utile esaminare il profilo commerciale di Taiwan. I beni ad alta tecnologia come le attrezzature e i macchinari elettrici, gli apparecchi meccanici e, in misura minore, le attrezzature ottiche e mediche rappresentano più di due terzi delle esportazioni taiwanesi. Il totale delle esportazioni di beni si è attestato a 347 miliardi di dollari, mentre le importazioni sono ammontate a 287 miliardi di dollari. In confronto, il commercio di servizi è insignificante, con esportazioni pari a poco più di 41 miliardi di dollari e importazioni per 38 miliardi di dollari.
Il Paese è indubbiamente soggetto a rischi di concentrazione nel settore tecnologico, soprattutto perché le esportazioni rappresentano una quota elevata del PIL.


Le esportazioni possono rivelarsi alquanto imprevedibili e sono naturalmente influenzate da fattori che esulano in gran parte dal controllo del governo. D'altra parte, i consumi privati - di solito una componente più stabile della crescita - costituiscono solo il 44% del PIL di Taiwan.
Il governo è consapevole dei benefici associati a una diversificazione della sua economia e, a tale scopo, promuove attivamente una serie di partnership con settori strategici; ciò comprende anche sovvenzioni per le spese di R&S delle joint venture di Taiwan con soggetti esteri e il programma "5+2 Innovative Industries". Alcuni dei settori interessati, non direttamente collegati all'attuale mix economico di Taiwan, sono la biomedicina, l'Internet of Things, l'energia verde e l'economia circolare. Nonostante i decenni di stallo diplomatico con la RPC, la maggior parte dei settori di Taiwan accetta gli investimenti provenienti dalla Cina continentale; fanno eccezione i settori sensibili considerati rilevanti per la sicurezza nazionale.
La Cina è di gran lunga il più importante partner commerciale di Taiwan, con una quota di oltre il 26% del commercio totale.


Al secondo posto ci sono gli Stati Uniti con il 13%, seguiti da Giappone (11%), Unione Europea e Hong Kong (entrambi all'8%).
Anche se una maggiore diversificazione gioverebbe probabilmente al paese, Taiwan ha saputo sfruttare con successo il proprio vantaggio comparato basato sulle competenze, focalizzandosi per lo più sull'elettronica.

Un paese idealmente posizionato per beneficiare del ripensamento delle supply chain globali


La prosperità economica di Taiwan dipende dal resto del mondo. Che si tratti dell'importazione di materie prime per lo più carenti a livello locale, del turismo o della sua dipendenza dall'esportazione di circuiti elettronici e semiconduttori, il paese ha bisogno di una robusta economia globale e di meccanismi commerciali funzionanti. Tuttavia, è vero anche l'opposto, in misura persino maggiore. Il mondo, per molti versi, dipende da Taiwan.
Quest'ultima occupa una posizione senza eguali nella catena di fornitura globale da numerosi punti di vista. Il più importante è il suo peso dominante nel settore dei semiconduttori. Vi sono tuttavia altri fattori in gioco che contribuiscono a ridurre il rischio derivante al paese dall'elevata specializzazione e creano opportunità durevoli e di grande valore.




Posizione geografica strategica e importanza geopolitica


Per iniziare con l'ovvio, la posizione di Taiwan costituisce un fattore di rischio di fronte alla potenza militare e alla crescente assertività della Cina sulla scena globale. Al contempo, paradossalmente, potrebbe rivelarsi anche un'assicurazione sulla vita e il principale asset intangibile di Taiwan. Lo Stato insulare si trova di poco al largo delle coste della seconda economia mondiale, chiudendo il margine nord-orientale del Mar Cinese Meridionale. Secondo i calcoli dell'Australian Strategic Policy Institute, circa un terzo della navigazione globale - e dunque quasi un quarto dell'intero commercio globale in termini di volumi - passa attraverso queste acque.
Situata tra il Giappone, la principale nazione commerciale nel nord-est, e Singapore, che ospita il secondo porto per navi container più grande del mondo a sud, Taiwan collega due delle destinazioni più importanti per l'economia mondiale. Da Singapore le navi si dirigono verso l'India e il Medio Oriente o verso l'Europa attraverso il canale di Suez.




Taiwan è situata lungo una delle rotte commerciali più importanti del mondo


Taiwan ha inoltre due porti tra i più grandi del mondo, Kao-hsiung e Taipei. Gli operatori taiwanesi di navi, in particolare Evergreen, Yang Ming Marine e Wan Hai, controllano oltre il 10% della capacità globale di container.
Anche un piccolo contrattempo lungo una delle rotte commerciali marittime più trafficate può avere un impatto negativo sostanziale sul commercio e sull'economia mondiale. Le due maggiori superpotenze mondiali, Stati Uniti e Cina, hanno un interesse vitale a che le operazioni nello Stretto di Taiwan e intorno ad esso si svolgano senza intoppi, e questo include necessariamente la stabilità e la sicurezza di Taiwan. Taiwan, dal canto suo, esercita un notevole soft power data la sua delicata posizione nel Mar Cinese Meridionale.
Nel complesso, riteniamo che i fattori di cui sopra costituiscano punti di forza strategici e durevoli per l'economia taiwanese, perché la posizione geografica è immutabile e molte considerazioni politiche ed economiche che la riguardano sono lì da decenni. Per quanto i toni della Cina siano diventati più intransigenti e le violazioni dello spazio aereo e altre provocazioni si siano fatte più frequenti negli ultimi anni, ciò è coerente con il quadro generale di una politica estera più aggressiva da parte cinese.


A nostro avviso, questo non mette in discussione lo status quo per quanto concerne la riunificazione o l'indipendenza della ROC. L'invasione russa dell'Ucraina del febbraio 2022 ha certamente scosso i mercati e messo in discussione l'architettura di sicurezza globale che conoscevamo, ma riteniamo che le dinamiche tra Cina e Taiwan non siano direttamente paragonabili a quelle dell'Europa orientale.

Posizione dominante nei circuiti elettronici e nei semiconduttori


Taiwan come nazione ha un territorio pari allo 0,4% circa di quello statunitense e una popolazione pari l'1,7% circa di quella cinese. Come accennato, al piccolo paese fa capo anche circa un decimo della capacità di spedizione marittima globale. Cosa ancora più impressionante, le fonderie taiwanesi dominano quasi due terzi del mercato dei semiconduttori. Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, TSMC, controlla l'84% della produzione dei chip più avanzati ed efficienti.
La pandemia di COVID-19 non ha fatto altro che accelerare una tendenza già consolidata verso la digitalizzazione e un mondo sempre più dipendente dall'elettronica, nel quale la domanda di semiconduttori sarà elevata per anni, se non per decenni a venire.


Pensando alla spesso citata e sfaccettata "crisi delle catene di fornitura", Taiwan non può che essere parte della soluzione. I chip sono componenti invisibili nella maggior parte dei prodotti, ma sono fondamentali per un gran numero di apparecchi, dai telefoni cellulari ai computer, dalle automobili ai sistemi di difesa. In parole povere, senza i semiconduttori il mondo non si muove.
Con una posizione dominante in un mercato così importante, Taiwan può esercitare un'influenza di gran lunga superiore al suo peso. Questo illustra la dipendenza reciproca del paese con il resto del mondo. Oltre a Taiwan, si contano poche altre nazioni con capacità degne di nota, principalmente la Corea del Sud, Stati Uniti e Cina. Questi Paesi godranno probabilmente di un vantaggio comparato duraturo nel settore, per via di una serie di fattori difficili da ottenere. Tra questi figurano una forza lavoro altamente qualificata, elevati livelli di capitale per costruire e mantenere le fonderie e la capacità di resistere ai cicli di mercato. La costruzione di una nuova fabbrica può richiedere oltre due anni e costituisce un'impresa di per sé è proibitiva per la maggior parte delle aziende.


Alla fine del 2021, per esempio, TSMC ha annunciato la costruzione di un nuovo impianto a Phoenix, Arizona, che costerà 12 miliardi di dollari e non entrerà in produzione fino al 2024.14 Complessivamente, TSMC intende investire 100 miliardi di dollari in tre anni per espandere la propria capacità. Queste cifre mettono in luce le altissime barriere all'entrata nel settore e, dato il breve ciclo di vita dei semiconduttori, le imponenti risorse necessarie per competere. Visti gli imponenti costi iniziali sostenuti per la creazione di strutture che iniziano a generare cash flow solo molti anni dopo, possibilmente ad un ciclo ridotto, le imprese di minori dimensioni sono semplicemente tagliate fuori dal settore.

Marcus Weyerer, Senior ETF Investment Strategist di Franklin Templeton ETFs EMEA


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