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15/09/2021

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Il green pass, la privacy usata a fisarmonica

Il GDPR ha quasi 3 anni e mezzo di vita e ancora ci interroghiamo? Con quali costi?

Il tema dei dati e della privacy è sempre più centrale.
Ma solo in apparenza.
La percezione degli utenti e delle imprese cambia radicalmente a seconda delle occasioni.
Il caso più eclatante è l'uso del green pass.
Le aziende vorrebbero che i loro dipendenti ce l'abbiano per entrare, ma il Garante della Privacy era contrario a far dichiarare ai dipendenti delle aziende, nonché salvare questi dati personali, le vaccinazione.
Ovviamente la prima stortura è stata bypassata, ma è possibile usare l'unica app e non quelle messe a disposizione da tante software house(!), ovvero quella sviluppata dal Ministero della salute VerificaC 19, nonché la verifica dell'identità del titolare della stessa, con le modalità e alle condizioni di cui all'art. 13, c. 4, del citato dPCM.
Già sarebbe complicato muoversi, poi ci sarebbe anche la circolare del Ministero dell'Interno del 10 agosto scorso.
Ma non complichiamoci la vita.
Indipendentemente dalle decisioni del Governo sull'obbligo, che cambierebbe le carte in tavola, è evidente che c'è una sorta di bipolarismo sul tema dei dati e su come questi vengano giudicati sensibili oppure no.


C'è davvero il bisogno di tutelare la privacy, per esempio, navigando sui siti internet per poi obbligare sostanzialmente a dover concedere l'accesso per fruire del servizio?
Qual è la tutela?
Chi viene tutelato? ma soprattutto da cosa?
Anche questo, tra i tanti, è un caso molto discusso e che non va sostanzialmente incontro a nessuno.
Eppure le regole ci sono, la privacy è normata, il GDPR ha tre anni e mezzo...
C'è una confusione tale su questo tema, che poi diventa estremamente tecnologico per cui ci sono alcuni che si comportano in modo spregiudicato e altri che sono talmente timorosi da non memorizzare nemmeno i dati necessari per gestire le pratiche, come ricordare l'indirizzo di fatturazione di un cliente online al secondo riacquisto!
Questo sono follie che fanno perdere tempo a tutti, in nome di una privacy che non può essere invocata, con dati doppi o tripli che finiscono per diventare facile preda di malfattori che attaccano i server.
Una situazione assurda.
Siamo arrivati al punto in cui un ristoratori possono chiedere il green pass e verificarlo ma non il documento di chi lo esibisce.


Una stortura evidente, perché a quel punto può essere di chiunque.
Facciamo tutto questo in nome della privacy.
Ma davvero?
Perché non c'è nessuna ricerca che documenta la spesa in operazioni inutili?
Altra stranezza.

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