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30/06/2021

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Rinnovabili: un elemento chiave nella transizione energetica

Secondo il rapporto realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, l'Italia ha già raggiunto buoni risultati ma gli obiettivi al 2030 implicano che la capacità totale di produzione venga quasi triplicata in meno di 10 anni

Sono buone indicazioni quelle che emergono dal Rapporto sulla filiera delle tecnologie delle energie rinnovabili in Italia, realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Nel contesto della transizione energetica e dell'aumento della domanda di impianti e tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili, il Rapporto ha analizzato la filiera delle imprese italiane che producono componentistica per la produzione di energia da fonte rinnovabile. Vediamo quali sono i principali risultati.
L'energia da fonti rinnovabili (FER) rappresenta un elemento chiave del processo di transizione energetica. L'Italia ha già raggiunto buoni risultati negli ultimi anni ma gli obiettivi al 2030 implicano che la capacità totale di produzione di energia rinnovabile venga quasi triplicata in meno di 10 anni, portando ad un conseguente significativo aumento della domanda di tecnologie FER nel nostro Paese. Appare, pertanto, cruciale in questa fase cercare di capire quanto il tessuto produttivo italiano possa cogliere le opportunità create dalla transizione energetica, in Italia così come a livello internazionale.


A fronte della loro importanza, tuttavia, non esiste una classificazione statistica precisa della componentistica per gli impianti FER. Lo Studio di Intesa Sanpaolo intende colmare, almeno in parte, questa lacuna, utilizzando diverse fonti di dati e metodologie per cercare di quantificare la produzione di queste tecnologie e valutare il posizionamento dell'Italia.
Il commercio delle tecnologie FER rappresenta circa l'1,4% del commercio globale al 2019 (in dollari a prezzi correnti). La Cina è il primo esportatore, con più di un quarto dell'export mondiale al 2019. Seguono, a grande distanza, Germania (11%) e Stati Uniti (7%). I Paesi dell'Asia orientale hanno indici di specializzazione elevati nelle componenti del fotovoltaico (dispositivi fotosensibili) mentre quelli europei sono più forti nell'eolico e nell'idroelettrico (moltiplicatori di velocità e generatori eolici).
L'Italia, con 3% dell'export mondiale, è il sesto Paese esportatore (dopo Cina, Germania, USA, Giappone e Hong Kong) e, nonostante dipenda molto dalle importazioni in alcuni comparti, ha un saldo commerciale sempre positivo dal 2013.


Emerge una fortissima specializzazione nei moltiplicatori di velocità dei quali è il quarto Paese esportatore. I dati Istat aggiornati al 2020 rivelano un'ottima resilienza della filiera delle componenti core delle rinnovabili, il cui export è sceso solo del -2,3% (contro il -10% dal manifatturiero).
I brevetti afferenti a tecnologie FER hanno rappresentato quasi un quinto dei brevetti green depositati a livello mondiale tra il 2010 ed il 2016. L'ambito tecnologico con più brevetti è il fotovoltaico (41%), seguito da eolico (21%), solare termico (12%) e biocarburanti (8%).
La leadership asiatica (ed in particolare cinese) risulta meno forte rispetto a quanto emerge dai dati del commercio. Fortissima è invece la specializzazione dei principali Paesi europei, inclusa l'Italia, con l'EU28 che detiene più di un terzo dei brevetti FER con copertura su oltre 4 mercati ed una quota elevatissima nell'eolico (62% dei brevetti mondiali). Al 2018 risultano circa 1.200 brevetti italiani afferenti alle FER depositati presso l'European Patent Office: solare (55% tra fotovoltaico e termico) ed eolico (16%) gli ambiti tecnologici più diffusi.

Quasi il 40% dei brevetti FER depositati da società di capitali risulta appartenente ad imprese di micro o piccole dimensioni (meno di 10 milioni di fatturato).
I settori manifatturieri con più brevetti FER sono la meccanica, l'elettrotecnica ed i prodotti in metallo. L'Italia è il secondo produttore europeo di tecnologie FER, dopo la Germania, in tutti i comparti ad eccezione dell'eolico. Molto elevate le quote di produzione europea dei moltiplicatori di velocità (24%) e dei dispositivi fotosensibili (22%).
"Abbiamo individuato 400 aziende italiane che producono componentistica per impianti FER - indica il rapporto -, per un fatturato complessivo di 23 miliardi di euro e quasi 60 mila occupati nel 2019. Dalla lettura dei bilanci si tratta di aziende con propensione all'innovazione (un'azienda su quattro ha almeno un brevetto) e capacità di crescita superiori alla media del manifatturiero e anche alla media dei settori di appartenenza (principalmente meccanica, elettronica ed elettrotecnica)", scrive il rapporto.
L'idrogeno rappresenta una nuova opportunità per il tessuto industriale italiano, in grado di generare una filiera competitiva, così come è avvenuto nell'ambito delle tecnologie rinnovabili.



Oltre ai grandi player che già hanno dichiarato la loro intenzione di investire su larga scala in questo nuovo ambito tecnologico, è stata riscontrata la presenza di molteplici realtà di piccole e medie dimensioni con forti capacità innovative e già molto avanti nella ricerca e prototipazione delle tecnologie per l'idrogeno. Sono state individuate, senza considerare i big player, circa 120 imprese della filiera dell'idrogeno per un totale di 7 miliardi di euro di fatturato e oltre 19 mila occupati al 2019. Si tratta di aziende di piccole o medie dimensioni (il 40% ha meno di 10 milioni di fatturato), che operano soprattutto nel manifatturiero (circa il 50%) ma anche nella ricerca e consulenza scientifica (29%). Sono aziende con una forte capacità di innovazione e attive nella transizione verde: hanno depositato in totale circa 2.600 brevetti, di cui quasi la metà sono brevetti green. L'attività di queste aziende potrà quindi, soprattutto se accompagnata da un adeguato supporto finanziario e dalla definizione di un chiaro quadro normativo, agire da volano della ripresa in chiave green dell'economia italiana.


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